16. Miami Heat – James Johnson
La classe operaia va in paradiso, si intitola uno dei film più famosi di Gian Maria Volontè. E la classe operaia dei Miami Heat di Erik Spoelstra nel paradiso dei playoffs sembrava proprio potesse finirci. In una franchigia in cui le star, volenti (Wade, partito per Chicago) o nolenti (Bosh, fermato dal suo cuore), latitano, è proprio la forza-lavoro costruita dall’allenatore due volte campione NBA a fare la differenza. Tra i tanti interpreti del miracolo di Miami, passata dal deprimente record di 11-30 all’insperato 41-41 attuale (che non ha garantito l’accesso ai playoffs), c’è James Johnson, dunker senza pietà e giocatore a tutto tondo. Offensivamente può tutto, difensivamente non ha problemi con i suoi pari-ruolo, e un giocatore così può strappare un contratto molto interessante (sicuramente oltre la doppia cifra). Vale però la pena investire su un neo-trentenne, considerando anche che sul filo di lana c’è anche il rinnovo di Dion Waiters?
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17. Milwaukee Bucks – Tony Snell
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Ottimo tiratore, discreto difensore sui pick and roll. La benedizione di coach Jason Kidd non è tardata ad arrivare (ha definito unbelievable ciò che fa in campo) e gli sforzi dei Bucks sembrano proprio diretti a tenere il 25enne ex Bulls proprio a Milwaukee, magari sacrificando proprio un altro rischio estivo, Michael Beasley (seconda scelta assoluta al Draft 2008 dietro Derrick Rose, è bene non dimenticarlo). Snell è restricted free agent, e offerte interessanti da altre franchigie potrebbero tranquillamente arrivare. L’estate dei Bucks, nella sua tranquillità apparente, potrebbe invece riservare qualche sorpresa in più.
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18. Minnesota Timberwolves – Shabazz Muhammad
Minnesota in realtà avrebbe voluto muovere la propria ala piccola già prima della trade deadline, ma per una serie di concause non se n’è fatto nulla. Shabazz Muhammad è dunque rimasto nella terra degli abeti ma le sue chance di partenza in estate sono molto alte, malgrado resti un restricted free agent (e abbia manifestato una certa voglia di rinnovare). Minnesota non ha sicuramente problemi di cap space ma considerando il fatto che sia Wiggins che LaVine entreranno nella fase di extension eligibility (potranno firmare il contratto da tanti zeri che scatterà al termine della rookie scale), non può permettersi di spendere cifre folli per trattenere Muhammad. L’apporto del 24enne ex-UCLA, soprattutto in seguito al grave infortunio di LaVine, non è stato pari alle aspettative. Un misero 20% dall’arco e un defensive effort non all’altezza delle aspettative rischiano di spingere Minnesota a cedere di fronte ad offerte cospicue in free agency.