Houston contro Oklahoma vuol dire, per tutti coloro che hanno seguito l’NBA con costanza quest’anno, Harden contro Westbrook, ovvero i due maggiori contendenti per l’MVP, incerto come non lo era stato ormai da anni. Houston contro Oklahoma ha ulteriori significati che si possono trovare solamente se si riesce ad andare oltre il duello tra Superstar che catalizza l’attenzione del grande pubblico. Per Houston rappresenta il primo passo per confermarsi come una delle squadre più forti della Lega, mandando un messaggio a San Antonio e Golden State in vista dei turni successivi. I Rockets sono guidati da un Mike D’Antoni mai così vicino al premio di Coach of The Year come dopo questa regular season. Per Oklahoma disputare una serie di playoff così importante è invece il simbolo della rinascita, della grande capacità di reagire alla partenza di uno dei due uomini più importanti della franchigia, aggrappandosi con tutte le proprie forze alle spalle forti di Russell Westbrook, autore di una stagione già leggendaria.
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Iniziamo la nostra Playoffs Preview analizzando la condizione delle due squadre nell’ultimo periodo:
Houston Rockets: Già certi certi del proprio posto nel mondo, gli uomini del Barba arrivano ai playoff dopo un paio di settimane passate in completa serenità, anche se con una tendenza differente da quella che si potrebbe pensare per una squadra arroccata nel fortino della propria terza posizione da lungo tempo. D’Antoni e il suo staff hanno deciso, di comune accordo con i giocatori, di non realizzare quei turni di riposo che tanto stanno facendo discutere all’interno del mondo NBA tranne, ovviamente, in caso di acciacchi vari. Anche la gestione dei minuti non è grossomodo cambiata, soprattutto quella della stella polare Harden che, per fare un esempio, ha passato ben 37 minuti sul parquet nella sconfitta subita a Detroit lo scorso 7 aprile.
L’ultimo mese e mezzo vissuto in ciabatte ha visto i Rockets collezionare 12 vittorie a fronte di 7 sconfitte, non proprio un record in linea con l’annata, ed è stato significativo perché ricolmo di partite importanti che hanno confermato lo status attuale dei Rockets. Vale a dire essere la prima delle “normali”, testimoniata dalle vittorie con OKC (ci torneremo poi), Memphis, e Clippers e dalle sconfitte con Golden State (due volte) e San Antonio. Al rendimento altalenante si aggiunge l’unico infortunio serio del roster, ovvero la frattura della mano di Sam Dekker, pedina preziosa della panchina di Houston in ottica rotazione, che lo costringerà ad un stop presunto fino al termine di aprile.
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Oklahoma City Thunder: Oklahoma ha vissuto l’intero mese di marzo sulla giostra delle emozioni, complici le sfide d’alta classifica (3 sconfitte con Rockets, Spurs e Warriors a fronte di una sola vittoria con gli Speroni), il folle inseguimento di Russell Westbrook alla tripla doppia di media e al record di Oscar Robertson e alle vicissitudini di una classifica che ha dato per un attimo l’impressione di poter migliorare salvo poi riassestarsi in una sesta posizione che rispecchia bene il valore dei ragazzi di coach Donovan. Un peccato da un certo punto di vista perché l’accoppiamento con Utah poteva essere favorevole per avere maggiori chance di passaggio del turno (3-1 in stagione contro i mormoni).
Ça va sans dire che i minutaggi non sono stati toccati nell’ultimo periodo sfruttando l’onda di entusiasmo creata dallo #0. Il roster dell’ex allenatore dei Florida Gators arriva nel momento più caldo e importante della stagione senza grandi problemi se si escludono le poche partite di assenza di Alex Abrines e, ben più importante, di André Roberson, comunque abili e arruolabili in vista di gara-1. Un roster al gran completo che sarà fondamentale per giocarsi le proprie chance.
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Sfida nella sfida
Secondo voi, quale sarà la sfida nella sfida della nostra Playoffs Preview? James Harden versus Russell Westbrook, of course. Sembra quasi superfluo dirlo ma le attenzioni si catalizzeranno sulle due point guard. Barbanera con 29.2 punti, 8.1 rimbalzi, 11.2 assist e 5.7 turnovers per partita, Agent Zero con 31.7 punti, 10.7 rimbalzi, 10.2 assist e 5.5 turnovers. Per chi volesse approfondire il confronto statistico basta guardare qui. Quello che conta, al di là dei numeri, è il grado di leadership assunto quest’anno nelle due franchigie e che sono chiamati a confermare in questa prima serie.
James Harden ha dimostrato di poter gestire i ritmi e l’attacco di una squadra per quasi la totalità del tempo che trascorre sul parquet (dissipando i legittimi dubbi di inizio anno) anche se producendo un numero elevato di palle perse, aspetto rimproverato ad entrambe le star. Inoltre ha sempre pensato a coinvolgere i compagni (leader della classifica degli assist, anche se avere una schiera di tiratori puri aiuta) senza cullarsi troppo nelle poco memorabili isoball che, quando giocate quest’anno, hanno anche prodotto dei buoni risultati. L’applicazione difensiva risulta sempre difettosa ma non ai livelli indisponenti della scorsa stagione, il che lo rende un fattore non totalmente negativo in difesa. Guardando le statistiche risulta addirittura un difensore sopra la media (!) per quanto riguarda la difesa sul perimetro (34.1% contro il 35.2% della lega) e, in generale, concede il 44.9% contro di lui, solo 1.4% superiore alla media della lega. La presenza mentale nella metà campo difensiva è testimoniata anche dalla frequenza con cui il nativo di Los Angeles vada a contestare il rimbalzo, segno di come sia totalmente calato all’interno del sistema dantoniano.
Se James Harden ha stupito tutti quelli che non credevano nelle potenzialità dei Rockets, Russel Westbrook ha fatto ciò che dall’addio di Durant tutti si aspettavano, ovvero trascinare la squadra. Quello che nessuno prospettava era una stagione leggendaria. Tripla doppia di media già messa in cascina, unico nella storia con Oscar Robertson, record assoluto di triple doppie in una stagione, attualmente a quota 42, a più uno su Big O. Nessuno poteva anche solo immaginare una stagione del genere, figurarsi realizzarla. E allora non importa che prenda 24 tiri a partita (di gran lunga il primo nella Lega) con il 42.4% dal campo (ovvia conseguenza dello sproposito di tiri), spesso mal costruiti o addirittura non costruiti, non importa che abbia un Usage% fuori da ogni umana comprensione (40.8%) e non importano nemmeno che sia un difensore sotto la media, anche se sappiamo che potenzialmente potrebbe essere un buon difensore. Nonostante ci siano statistiche che lo incoronino e statistiche che lo detronizzino basta un singolo dato per comprendere quanto sia assurda la strampalata teoria per cui la ricerca delle triple doppie di Russ danneggi OKC: quando Westbrook va in tripla doppia OKC ha un record di 33-9; quando ha numeri inferiori il record dei Thunder è 13-25. Forse, come scrive Dario Vismara, per comprendere il posto di Westbrook nella storia , avremo bisogno di un paio di decenni.
Precedenti stagionali
I confronti stagionali tra la franchigia dell’Oklahoma e quella texana vedono in netto vantaggio gli uomini in canotta Rockets, con un parziale di 3-1. L’unica vittoria degli uomini di Donovan è arrivata al primo “round” il 16 novembre, dove si imposero per due soli punti in rimonta (105-103) sul parquet amico, mentre i successivi tre incontri hanno visto trionfare la testa di serie #3, nei primi due casi in seguito a delle partite combattute (102-99 e 118-116 i parziali) e nell’ultimo confronto del 26 marzo con un distacco più netto (137-125).
Chiavi della serie
Anche se i destini delle due squadre sono certamente legati a doppio filo alle prestazioni dei due leader sarebbe riduttivo liquidare quella che si preannuncia come la serie più equilibrata e spettacolare del primo turno ad un semplice scontro tra i due pesi massimi dell’NBA. Escludendo quindi i fattori incontrollabili Harden e Westbrook andiamo ad analizzare quali saranno i punti focali della serie:
Lou Williams, Eric Gordon e Nenê con il rendimento stagionale possono dimostrarsi davvero l’X Factor della serie, ovvero essere il fattore che indirizza le partite, e di conseguenza il risultato complessivo finale, verso la base di Houston. Come hanno ampiamente dimostrato nell’ultimo confronto stagionale, terminato con 12 punti di distacco ma dominato in lungo e in largo dall’attacco atomico di Houston prima che si spegnesse la luce e Westbrook si inventasse quasi in solitaria una rimonta, i tre sono ben più di semplici rincalzi per far rifiatare i titolari. Proprio nell’ultima partita il trio ha contribuito a scavare un canyon di distanza tra le due franchigie rispettivamente con 17 (Nenê), 24 (Gordon, in quintetto per l’assenza di Anderson) e 31 (Williams, con 7/8 da 3pt e un OffRtg stellare di 151) punti e un confronto impietoso con la panchina di Oklahoma.
Nenê che a 34 anni suonati decide di poter anche fare Eurostep “hardeniani” in transizioni
La rotazione dei Rockets potrebbe limitarsi all’uso di questi 3 elementi del pino a causa dell’assenza forzata di Dekker, unico altro giocatore di cui D’Antoni sembra potersi e volersi fidare. Eric Gordon, serissimo candidato a Sesto Uomo dell’Anno, e Lou Williams possono essere considerati dei veri e propri titolari. Liberissimi di inventare pallacanestro in un sistema che esalta la fantasia cestitstica dei suoi uomini il raggio illimitato di Gordon e la follia di Lou Williams sono potenzialmente incontenibili per i Thunder che, in tal senso, dovranno prendersi cura molto attentamente degli esterni e fare scelte anche estreme.
Saranno interessanti le decisioni di Donovan, di cui si sono viste alcune tracce nell’ultimo confronto, un vero e proprio antipasto della serie che verrà. In alcuni momenti della partita di fine marzo, infatti, si sono viste delle marcature altissime proprio per cercare di limitare la possibilità di un tiro pulito anche a costo di liberare spazi golosi al centro dell’area, invogliando i Rockets alle penetrazioni su cui poi chiudersi e affidandosi alla protezione del ferro di Steven Adams. La difesa dei Thunder sembra una coperta troppo corta per coprire tutte le possibilità offensive degli uomini di D’Antoni anche se, a onor del vero, le percentuali di Houston da dietro l’arco avute in questa partita difficilmente sono replicabili in tutta la serie (20/39 da 3pt.).
Appunti per Oladipo: a Gordon mai concedere 20 centimetri di spazio in più del necessario, anche un metro fuori dall’arco.
Se Houston ha queste armi in mano quali sono le carte che può giocarsi Oklahoma? Le prime due sono una delle coppie più affiatate dell’NBA, almeno fuori dal campo di gioco. Parliamo dei “Mustache Brothers”, la rivelazione degli scorsi playoff che aveva dato il suo bel contributo alla quasi impresa di OKC contro i Warriors nella scorsa stagione. Quest’anno sono stati impiegati contemporaneamente davvero poco da Donovan (solo 388 minuti) anche a causa della frattura all’avambraccio subita dal turco a gennaio. Quello che possono dare su entrambi i lati del campo è una possibilità che nessuna coppia di lunghi sperimentata da D’Antoni può dare. Decidere di andare forte a rimbalzo offensivo con i due lunghi potrebbe essere una chiave di volta per ottenere più possessi nascondendo la scarsa competitività da lontano (ci torneremo) e per ridurre il numero e la velocità delle transizioni di Houston, innescate spesso da un rimbalzo difensivo di Harden. Se Adams ha dimostrato di aver affinato le capacità di tocco dopo aver fatto da bloccante Kanter possiede qualità ottime e buona capacità di inventiva quando riceve palla in post. Dominare i tabelloni e consentire al turco di mettere a referto i punti che Madre Natura gli ha messo nelle mani sembrano una conditio sine qua non i Thunder non possono sperare di vincere la serie. La coperta corta torna anche in questo caso: sono difficilmente nascondibili in difesa dai portatori di palla texani.
Quanto può essere utile offensivamente Enes Kanter.
Quanto può essere irritante difensivamente Enes Kanter (in collaborazione con Westbrook).
« Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto. » Non potendo sopravvivere con la semplice pistola anche i Thunder devono cercare di dotarsi di fucili. Tradotto: a Oklahoma devono cercare di aumentare il volume di fuoco dalla lunga distanza. Per farlo bisogna che i pochi tiratori a disposizione tirino fuori dal cilindro (e vengano messi in condizione di farlo) una serie con i fiocchi. E se la rotazione che Donovan deciderà di attuare è ancora indecifrabile il più indicato ad avere un buon spazio sul parquet è Alex Abrines. L’ex Barcellona ha conquistato minuti e fiducia durante la stagione e può essere una risorsa importante. Parliamoci chiaro, non può assolutamente essere l’uomo che ribalta la serie in solitaria ma il suo mattoncino fatto di ordine, abnegazione e qualche punto può essere importante.
In uscita da una panchina non eccelsa la pulita meccanica di tiro dello spagnolo merita un briciolo di considerazione in una Lega sempre più basata sul tiro da 3.
Discorso a parte merita Victor Oladipo: è chiaramente colui che può fare da secondo violino a Russel Westbrook, sgravandolo anche da qualche pressione della difesa. Non è sicuramente facile calarsi nelle ombre create dai riflettori sul compagno più quotato ma la seconda scelta al draft 2013 per ora non ha ripagato appieno il sacrificio di Ibaka fatto dalla dirigenza. Le qualità per dare un contributo importante su entrambi i lati del campo le possiede, chissà che la prima esperienza in post season non gli porti un po’ di quella cattiveria agonistica di cui sembra difettare. A Westbrook spetta il compito di coinvolgerlo durante i periodi di convivenza sul parquet. Sarà un caso che l’unica vittoria sui Rockets sia arrivata in concomitanza con una sua prestazione da 29 punti, 10 rimbalzi e 5 assist?
Bonus track: un augurio a Patrick Beverly e André Roberson, responsabili rispettivamente delle marcature di Russell Westbrook e James Harden. Con la nomina dell’MVP spostata a fine giugno ne avranno bisogno per contenere i due migliori giocatori del mondo.