Era lecito attendersi che LeBron e soci, freschi vincitori del primo storico titolo della franchigia dell’Ohio, dominassero la Eastern Conference e così è stato, almeno fino alla loro personalissima March Madness: sono state soltanto 7, a fronte di 10 sconfitte, le vittorie riportate dai Cavs in questo lasso di tempo, record (condiviso con i non esattamente irresistibili Brooklin Nets) che ha contribuito alla riduzione di un gap con le dirette inseguitrici che ad un mese e mezzo dal termine della Regular Season sembrava incolmabile.
Thomas e compagni non sono rimasti a guardare e, complici le quattro sconfitte consecutive con cui Cleveland ha chiuso la stagione, sono riusciti a strappare di mano ai Cavs la prima posizione ad Est, con il conseguente fattore campo in un’ipotetica Finale di Conference. Per trovare una spiegazione alla crisi di risultati patita dai Cavaliers basta dare un’occhiata alle importanti defezioni con cui Tyronn Lue ha volutamente fatto i conti. L’obiettivo del coach era chiaro: risparmiare i Big Three in vista di serate ben più importanti, con la consapevolezza che la loro assenza sul parquet si sarebbe fatta sentire. Così è stato e i Cavs si ritrovano dunque in mano il seed #2. Sarà il tempo a dire se le scelte di coach Lue daranno i loro frutti, quel che è certo è che fin dall’inizio l’obiettivo era quello della vittoria finale. Il primato della Eastern Conference, così come tutti i record, conta fino a un certo punto: i Golden State Warriors lo sanno fin troppo bene.
Situazione diametralmente opposta in casa Pacers: le cinque vittorie consecutive che hanno fatto calare il sipario sulla Regular Season di Paul George e compagni hanno consentito ai Pacers di avere la meglio su Bulls e Heat in una volata Playoff che in più di un’occasione era parsa irrimediabilmente compromessa. Gli alti e bassi che hanno caratterizzato la stagione dei Pacers costituiscono l’inevitabile conseguenza del passaggio di consegne da Frank Vogel, accasatosi in estate in quel di Orlando, a Nate McMillan. In questo senso, le dichiarazioni, non sempre felicissime, di un disincantato Paul George non hanno certo aiutato un ambiente alla disperata ricerca di garanzie tecniche e morali in grado di riportare i Pacers nel novero delle contender.
Ad ogni modo, le ricorrenti voci che vedevano George con le valigie in mano in occasione della trade deadline sono ormai acqua passata e, con un Lance Stephenson in più, i Pacers sembrano aver ritrovato la consapevolezza nei propri mezzi necessaria per tentare di ostacolare l’avanzata di King James, proprio come ai vecchi tempi.
La dea bendata, per una volta, sembra stare dalla parte di George
Sfida nella sfida
Con Cavs e Pacers a giocarsi il passaggio del Primo Turno dei Playoff, è impossibile non pensare all’ennesimo round dello scontro LeBron James-Paul George. Il primo, che ha concluso anticipatamente la sua Regular Season con l’harakiri andato in scena lo scorso 9 aprile a tutto vantaggio degli Atlanta Hawks, è reduce dall’ennesima regale stagione: 26,4 punti (quella appena conclusa è la tredicesima stagione consecutiva conclusa con oltre 25 punti di media), 8,7 assist e 8,6 assist ad allacciata di scarpe, che fanno di lui l’unico giocatore della storia a far registrare un minimo di 25 punti, 7 assist e 7 rimbalzi per più di sei stagioni.
A tenergli testa finora era stato Oscar Robertson… beh, finora non dev’essere stato un gran 2017 quello vissuto da The Big O. Per la lotta all’MVP della stagione sembrano esserci ben poche possibilità: si sa, tranne in rare occasioni il LeBron della Regular Season non è neppure paragonabile a quello ammirabile ai Playoff, ma anche quest’anno King James non si è certo tirato indietro, dimostrando di poter spostare indifferentemente gli equilibri di una singola partita o dell’intera lega. Al di là delle polemiche, in 74 partite giocate sono ben 37,8 i minuti trascorsi ogni sera sul parquet, che lo rendono il giocatore mediamente più utilizzato nel panorama NBA. Se invece si tengono in considerazione i minuti effettivamente trascorsi in campo, James rientra comunque nella top 10 della lega (decimo con i suoi 2794 minuti totali).
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Pregi e difetti di LeBron sono ormai di dominio pubblico, ma uno dei massimi esperti dello strapotere tecnico e fisico del nativo di Akron è senza dubbio Paul George. Nel corso delle sue stagioni in maglia Pacers, George ha potuto ammirare da vicino le doti cestistiche di James in più di un’occasione: in particolare, quando i talenti di King James erano ancora a South Beach, le poche speranze di passaggio del turno dei Pacers erano affidate alle sapienti mani di George, che ha sempre dimostrato di poter tenere testa alla stella dei Miami Heat.
Ripresosi completamente da un brutto infortunio che avrebbe potuto avere notevoli ripercussioni sulla sua carriera, George è ormai il leader tecnico ed emotivo della squadra di Larry Bird. Nei sette anni trascorsi nello Stato del basket, il numero 13 dei Pacers è diventato l’uomo franchigia in grado di alzare sempre di più l’asticella delle proprie prestazioni e per il quale ogni allenatore farebbe follie pur di averlo in squadra. Sebbene i punti di media siano “soltanto” 23,7 (che comunque costituiscono il suo massimo in carriera), George ha concluso il mese di aprile con la bellezza di 32,8 punti ad allacciata di scarpa, più di ogni altro nell’arco temporale preso in considerazione. Oltre al consueto apporto nella metà campo offensiva, George non perde occasione per dimostrare che è in difesa che si vincono le partite: non scopriamo certo oggi che fa parte dell’élite degli all-around player, merce sempre più rara in un universo cestistico dominato da superstar offensive. Staremo a vedere che dei due avrà la meglio: sebbene sia probabile che il supporting cast faccia la differenza, l’ennesimo scontro James-George rappresenta senza dubbio uno dei testa a testa più interessanti di questo Primo Turno.
Bonus track: il figliol prodigo Lance Stephenson è tornato nostalgicamente a casa e non ci ha messo molto a seminare zizzania qua e là. Chissà se il vecchio Lance tenterà nuovamente di far soffiare il vento della sconfitta su LeBron e soci?
Precedenti Stagionali
Le quattro partite disputate tra le due squadre nel corso della stagione sembrano essere in controtendenza con quanto detto fin qui. Infatti, la vittoria dei Pacers dello scorso 16 novembre costituisce una nota stonata all’interno della sinfonia perfetta eseguita dai Cavs schiacciasassi di inizio stagione, mentre le tre vittorie fatte registrare nel giro di due mesi sono una delle poche soddisfazioni concesse ultimamente da James e soci ai propri tifosi