30 aprile 2017, una data che gli amanti della pallacanestro non dimenticheranno con facilità: non tanto per il superamento del turno degli Utah Jazz ai danni dei Los Angeles Clippers in gara 7, quanto perché la gara 7 in questione è stata l’ultima partita giocata nella NBA da Paul Pierce.
L’ultima allacciata di scarpe prima di uscire di scena dal palcoscenico principale che spesso e volentieri l’ha visto recitare il ruolo del protagonista nei suoi 19 anni di carriera nella Lega. Il prodotto di Kansas, oltre a quella dei Clipps, ha indossato altre due maglie – Brooklyn Nets e Washington Wizards – nel suo trascorso NBA ma ne ha sempre avuta una cucita addosso, come una seconda pelle, ovvero la casacca dei Boston Celtics.
Pierce è stato il simbolo dei biancoverdi nell’era moderna, è stato la faccia della Beantown in uno dei periodi più difficili nella gloriosa storia della franchigia più vincente della Lega ed è stato il leader della squadra campione nel 2008. In quelle Finals contro i Los Angeles Lakers, il ragazzo da Inglewood trascinò i suoi compagni al titolo conquistando anche il premio di MVP della serie.
Senza dubbio il punto più alto vissuto da Pierce ai Celtics nei suoi quindici anni in quel di Boston, una città che l’ha adottato. Il rapporto splendido coi tifosi biancoverdi è solo la punta dell’iceberg, dietro all’attaccamento alla maglia c’è tutto The Captain & The Truth che non ha mai nascosto il suo ultimo desiderio una volta annunciato il suo ritiro il settembre scorso: firmare un ultimo contratto da un giorno coi Celtics per ritirarsi da vero Celtic qual è.
L’ipotesi potrebbe venir presa in considerazione nei prossimi mesi, nel frattempo c’è una certezza: i Celtics ritireranno la maglia numero 34 e lo fanno sapere per bocca del co-proprietario Wycliffe Grousbeck, che ha rilasciato le seguenti dichiarazioni al programma Toucher and Rich su The Sports Hub 98.5.
Paul sarà l’ultimo giocatore che vestito la nostra maglia numero 34 perché la ritireremo col suo addio al basket. Quello che ha significato per la nostra franchigia e per i nostri tifosi non si può spiegare a parole: è stato un’icona, non solo un semplice giocatore. Chissà che in futuro le nostre strade non possano incontrarsi di nuovo: abbiamo avuto qualche conversazione con membri del suo entourage ma niente di che per ora, non abbiamo ancora parlato con lui in maniera diretta perché stava giocando ma nell’offseason ci sarà tempo anche per quello. Sappiamo quanto si senta un Celtic a tutti gli effetti Paul, per gente come lui la nostra porta è sempre aperta. Al momento siamo un po’ presi dai Playoffs ma a stagione conclusa parleremo della questione anche con Danny e Brad (Ainge e Stevens, ndr).