Gli Utah Jazz non hanno nemmeno il tempo di godersi il passaggio del turno contro i Los Angeles Clippers, che incombe già la semifinale di Conference contro i Golden State Warriors. Si parte domani con gara 1 alla Oracle Arena di Oakland, coi vicecampioni in carica reduci da una settimana di riposo dopo il cappotto rifilato ai Portland Trail Blazers.
Hanno invece dovuto faticare le proverbiali sette camicie i Jazz, capaci di andare a vincere una gara 7 in trasferta dopo aver sciupato il match-point in casa. Utah – fatta eccezione per Joe Johnson, Boris Diaw e George Hill – è una squadra giovane e con poca esperienza a livello di Playoffs, ma allo stesso tempo vive dell’entusiasmo dei suoi tanti talenti pronti a consacrarsi e gioca con la testa sgombra visto che non ha nulla da perdere al cospetto dei ben più quotati Warriors.
Due compagini che entrambe adottano una pallacanestro di sistema, seppur molto diversa l’una dall’altra, ma che sono la dimostrazione pratica di come si possano ottenere ottimi risultati pur con idee diametralmente opposte. Per farla facile, si può dire che a Golden State piace andare veloce mentre Utah preferisce andare piano, ma la questione non è così semplicistica a livello cestistico.
I Warriors amano correre e giocare a un alto numero di possessi, le statistiche della regular season lo confermano: quarti per pace factor (102.2 possessi di media a partita), primi per punti in transizione (24.7 di media) e primi per possessi giocati in transizione (20.5). Una vera e propria macchina da guerra, sia in attacco (primi con 113.2 punti di media su 100 possessi) sia in difesa (secondi con 101.1 punti concessi di media su 100 possessi).
Tendenze di altro genere in casa Jazz: ultimi per pace factor (93.6 possessi di media a gara), penultimi per punti in transizione (11.2 di media) e penultimi per possessi in transizione (9.2). Una filosofia del tutto diversa ma comunque redditizia, soprattutto nella metà campo difensiva visto che la banda di coach Quin Snyder è la terza miglior difesa della NBA (102.7 punti concessi di media su 100 possessi).
A leggere i dati nudi e crudi, balza all’occhio subito come la partita si giochi in particolare sul discorso del ritmo: una squadra, i Warriors, è abituata a giocare quasi 10 possessi in più di media rispetto agli avversari, e 10 possessi di differenza sono tanti. Dipenderà molto dalla capacità dei Jazz di riuscire a portare la contesa su binari meno frenetici e di essere efficaci con l’attacco a metà campo, non foriero di punti in quantità industriale (107.4 di media su 100 possessi, dodicesimo in assoluto della Lega) ma capace di eseguire con qualità i giochi del playbook.