L’approdo (problematico) in Massachussets
I frutti del rapporto confidenziale tra “i due Zeke” si sono visti nella serata del 19 febbraio 2015, durante quella che è (e probabilmente sarà) considerata la più folle trade deadline nella storia della Nba. Quel giorno Isaiah venne risucchiato nel vortice di scambi intavolati dai GM delle franchigie Nba.
Negli ultimi due anni Isaiah aveva cambiato ben due casacche, venendo ceduto dai Sacramento Kings ai Phoenix Suns. All’epoca, i Suns erano in piena corsa per l’ottava piazzamento nella Western Conference; la dirigenza, però, non era soddisfatta del roster, che contava troppi elementi di spessore nel back-court, difficili da far convivere (Goran Dragic, Eric Bledsoe, Isaiah Thomas e Gerald Green). La vittima sacrificale fu individuata in Isaiah Thomas, cui fu chiesto di far le valigie e di lasciare l’Arizona in cambio di Marcus Thornton (!!!) ed una prima scelta protetta nel Draft 2016.
Isaiah, da par suo, non era affatto entusiasta di sposare la causa dei Boston Celtics. La franchigia di Danny Ainge aveva appena ceduto gli indolenti Rajon Rondo e Jeff Green e dava la sensazione di voler ripartire da zero per lavorare su una lenta ricostruzione. Lui voleva fortemente i Playoff. Voleva lottare per vincere.
Si rivelò decisivo l’intervento del suo mentore Isiah Thomas, che, con una lunga telefonata, convinse il suo protetto a volare in Massachussetts, dove sarebbe potuto diventare la pietra angolare del progetto dei Celtics.
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