Playoff NBA

Un LeBron da record spazza via i Celtics, i Cavs volano alle Finals

BOSTON CELTICS

Avery Bradley: 7,5. È lui l’anima di questi Celtics orfani di Thomas: i punti di vantaggio accumulati da LeBron e soci aumentano col passare dei minuti, ma lui fa di tutto nel tentativo di guidare i suoi verso un improbabile rimonta o quantomeno per rendere il passivo meno pesante. Peccato che la maggior parte dei compagni sia già in vacanza…

Jae Crowder: 6. Il tabellino non è poi così gentile nei suoi confronti, ma è da apprezzare la tenacia con cui cerca di opporsi allo strapotere degli avversari. Irving e James sono dei clienti scomodi per chiunque, ma il buon Crowder ci mette la faccia e fa quel che può anche nella metà campo avversaria.

Al Horford: 4,5. Lontano parente del centro ammirato ad Atlanta, il numero 42 dei Celtics commette l’imperdonabile errore di tirare i remi in barca alle prime avvisaglie di pericolo. Non è questo l’atteggiamento che è lecito attendersi da un veterano del suo calibro, tanto più se si dà una sbirciatina al ricco contratto firmato in estate: c’erano 26 milioni di motivi per chiudere la stagione in maniera migliore.

CLEVELAND CAVALIERS

LeBron James: 9. Il record di punti strappato a suon di triple a His Airness è la ciliegina sulla torta di una partita quasi perfetta. Dopo un primo quarto di riposo, il Re torna sul suo trono e pone fine all’eccezionale stagione dei Celtics come solo lui sa fare. Al di là delle statistiche strepitose di stanotte (35 punti con il 72,2% dal campo, 8 rimbalzi, 8 assist, 3 palle rubate e una stoppata), la sua settima partecipazione consecutiva alle Finals è il dato che meglio rende l’idea di quanto il nativo di Akron riesca a spostare gli equilibri della Lega.

Kyrie Irving: 8. Il fido scudiero di LeBron non delude le aspettative, contribuendo ad incrementare quel distacco che i Celtics non riescono a recuperare. Non è certo una novità, ma se James può concedersi il lusso di qualche pausa il merito è soprattutto suo.

Deron Williams: 7Menzione d’onore per uno dei veterani della truppa di coach Lue, che quando viene chiamato in causa sembra rivivere, con le dovute proporzioni, i fasti dello scorso decennio. 14 punti, un paio di giocate d’altri tempi e la consapevolezza di poter ancora dire la sua per il playmaker invocato a gran voce da LeBron.

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Federico Ameli

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