Playoff NBA

Un LeBron da record spazza via i Celtics, i Cavs volano alle Finals

Se anche una leggenda come Michael Jordan deve cedere il passo di fronte allo strapotere fisico e tecnico di un ragazzone di Akron qualcosa vorrà pur dire. Lungi da noi azzardare paragoni dal retrogusto sacrilego, ma resta il fatto che l’Est, al di là di ogni polemica sul presunto divario tecnico tra le due Conference, da sette anni a questa parte ha un solo padrone: LeBron Raymone James. Niente da fare per gli ottimi Celtics di coach Stevens, a cui vanno gli onori delle armi, orfani del loro leader tecnico ed emotivo e chiamati ad un’impresa sportiva resa impossibile dalla netta superiorità degli avversari.

Pronti, via e Kelly Olynk rifila una stoppata a Love che fa ben sperare i tifosi di casa: l’umiliazione subita nelle primissime battute del match non sembra però influire sulla qualità del gioco dell’ex Timberwolves, dato che nel giro di un minuto mette a segno i primi otto punti per la sua squadra. Marcus Smart cerca di invertire la tendenza dalla lunga distanza, ma la sua tripla viene presto vanificata dai layup di James e Irving, con quest’ultimo che non riesce però a mettere a segno il libero supplementare. Niente paura: ci pensa JR Smith a schiacciare in contropiede, dopo un apprezzabile movimento in post di Al Horford, i due punti che fissano il risultato sul 14-5 per gli ospiti e che convincono coach Stevens a richiamare i suoi in panchina. Al rientro in campo Olynk perde malamente il controllo del pallone, ma per sua fortuna LeBron e compagni non ne approfittano e Bradley può accorciare le distanze dalla linea dei tre punti, la stessa dalla quale qualche secondo più tardi anche Jerebko troverà la via del canestro. Dall’altra parte, Irving non perde l’occasione per mostrare al pubblico di Boston le sue incredibili capacità di ballhandling concludendo in solitaria prima e spedendo Tristan Thompson in lunetta poi.

Il fadeaway di Kevin Love porta gli ospiti a flirtare con la doppia cifra di vantaggio, ulteriormente incrementato da un Thompson lasciato colpevolmente troppo solo dalla difesa dei padroni di casa. Lo stesso dicasi per Jerebko, che però non riesce a sfruttare il tanto spazio concesso dai Cavs per poi concedere un gioco da tre punti ad un LeBron che fino a questo momento aveva lasciato gestire la pratica Celtics ai suoi fidati scudieri. Non lo scopriamo certo oggi, ma quando il Re decide di entrare in partita non c’è difesa che tenga: dopo essersi impossessato di un pallone vagante, è un gioco da ragazzi per lui sfruttare il mismatch creatosi in post con Terry Rozier e concludere al ferro con una poderosa schiacciata. Quando mancano una manciata di minuti alla fine del primo quarto i Cavs decidono di sfruttare il momento di difficoltà dei padroni di casa tentando la fuga: come al solito, il neoentrato Korver non si fa pregare quando si tratta di tirare e manda a bersaglio due triple in rapida successione, ma è l’and-one di Uncle Drew a sancire ufficialmente la fuga degli ospiti, che si portano sul 37-16. Il divario tra le due compagini sembra inevitabilmente destinato ad aumentare col passare dei minuti, ma il Pride impedisce ai padroni di casa di gettare la spugna di fronte con così largo anticipo: un gioco da tre punti ben orchestrato da Rozier e una tripla di Bradley riaccendono l’entusiasmo del pubblico e costringono Tyronn Lue a chiamare il primo timeout della sua serata. Al rientro sul parquet LeBron si fa vedere dalla lunga distanza, mentre dall’altra parte Crowder tenta di tenere a galla i suoi come può. Con il tentativo di buzzer beater da parte di Rozier cala il sipario su questo primo quarto, che si chiude sul risultato di 43-27.

Il gioco da tre punti con cui Crowder apre le danze della seconda frazione dimostra che i Celtics non hanno alcuna intenzione di concedere una fuga troppo facile agli avversari. Dall’altra parte, Deron Williams tenta di rivivere i fasti del passato e mette in cascina tre preziosissimi punti, a cui qualche secondo più tardi si aggiunge, dopo l’errore di Olynk, quello fatto registrare da LeBron, frutto di un 1/2 dalla lunetta. I Celtics faticano ora a trovare la via del canestro e nella propria metà campo commettono il terzo fallo in altrettanti possessi avversari, nuovamente ai danni di James. Anche Jae Crowder si inserisce nella girandola dei liberi, mentre il neoentrato Green dimostra di non aver apprezzato una chiamata arbitrale in favore di LeBron, al suo terzo viaggio in lunetta consecutivo, e viene punito con un tecnico. James forza una tripla che non va a segno, a differenza del tiro di Crowder, uno dei pochi in grado di creare qualche grattacapo alla difesa avversaria. L’ottimo movimento di Horford dal post trova Love impreparato e consente al dominicano di accorciare le distanze, ma i suoi sforzi vengono vanificati dalla tripla di Williams e dai due liberi di Love, che fissano il risultato sul 59-36 a 7 minuti dall’intervallo lungo. Horford si rivela ancora una volta molto prezioso in post e con la collaborazione di Bradley e Brown riporta i suoi a 18 punti di distanza. Deron Williams non ci sta e dall’arco tenta di ricacciare indietro i Celtics, ma un pregevole gioco da tre punti firmato Jaylen Brown ai danni di LeBron tiene vive le speranze di rimonta dei padroni di casa.

La tripla tentata da Irving non trova la via del canestro, dando il là ad una serie di errori anche piuttosto grossolani da una parte e dall’altra, interrotta da un layup di LeBron. Bradley risponde con una tripla, ma i suoi sforzi vengono presto vanificati dall’ennesimo canestro con fallo, questa volta ai danni di Deron Williams concesso dalla difesa dei Celtics. Tristan Thompson, ancora una volta dalla lunetta, riposta i suoi a venti punti di vantaggio quando mancano due minuti e mezzo all’intervallo lungo; iniziano ad essere troppi i palloni persi banalmente dai Celtics, che concedono troppe occasioni ad avversari che non hanno certo bisogni di regali del genere. Deron Williams sembra ufficialmente tornato ai fasti di un tempo, ma le sue scorribande offensive non impediscono ad Avery Bradley, autore degli ultimi 11 punti della sua squadra, di accorciare le distanze.

La stoppata di Horford ai danni di Irving a un secondo dalla sirena manda in visibilio il TD Garden, ma gli arbitri fischiano un’interferenza a canestro ai danni del centro dominicano: il canestro è valido e il secondo quarto si conclude sul risultato di 75-57 per gli ospiti.

Il terzo quarto si apre con una tripla con pochissimo spazio a disposizione mandata a bersaglio da Irving, che viene ben presto imitato, seppur con un long-two, da Bradley, che con due canestri consecutivi dimostra di non aver perso il ritmo a dispetto della lunga pausa. Torna a farsi vedere Horford nei pressi del ferro avversario; dall’altra parte, James non sfrutta i metri di spazio gentilmente concessi dalla difesa dei Celtics per mettere a segno la sua tripla, ma per sua fortuna ci pensa Irving a mettere in cascina tre preziosi punti per gli ospiti. Nel frattempo Olynk mette a segno il primo canestro della sua serata, ma LeBron non ci sta e decide di sfruttarne le lacune difensive per due canestri in rapida successione. Una buona giocata difensiva da parte di Love impedisce a Olynk di ripetersi; sono tanti gli errori da una parte e dall’altra in una fase del match dominata dalla confusione. Con una schiacciata da fantascienza, LeBron ricorda al pubblico del TD Garden di essere a soli due punti dal record di punti nei Playoff detenuto, ancora per qualche minuto, da Michael Jordan.

Le triple di Irving e Love sembrano affondare definitivamente le speranze dei padroni di casa, sotto di 30 punti quando mancano tre minuti al termine della terza frazione. Il solo Olynk, seppur con alterne fortune, tenta di tenere a galla i suoi, ma non può nulla contro lo strapotere dei Cavs. Da numero 23 a numero 23, la tripla di James sancisce definitivamente il passaggio di consegne: LeBron James è il giocatore ad aver segnato più punti nella storia dei Playoff Nba.

Il record non sembra aver placato la sete di sangue del fenomeno dei Cavs, che con altre due triple dimostra di voler mettere definitivamente la parola “fine” su queste Eastern Conference Finals. Il terzo quarto si chiude sul punteggio di 109-74 per i Cavs, lasciando presagire dodici minuti di puro garbage time in quel di Boston.

Jefferson, Frye e Shumpert da una parte, Zeller, Mickey e Young dall’altra: come prevedibile, i 35 punti di vantaggio con cui gli ospiti hanno chiuso il terzo periodo consentono ad entrambi gli allenatori di dare spazio alle riserve in una gara che ormai non ha più nulla da dire. Con il punteggio finale di 135-102 per gli ospiti cala il sipario sull’ottima stagione dei Celtics di Brad Stevens: ora la palla passa a Danny Ainge, che dovrà far fruttare al meglio la preziosissima prima scelta del prossimo Draft. Per i Cavs invece l’appuntamento con i Golden State Warriors è fissato a giovedì 1 giugno. C’è un repeat da conquistare, in una serie che promette spettacolo allo stato puro.

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Pubblicato da
Federico Ameli

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