La partita
Finalmente la lunga attesa è giunta al termine. Oracle Arena, tutto pronto per gara-1 di queste NBA Finals 2017 fra Golden State Warriors e Cleveland Cavaliers. Ancora loro, Curry e LeBron, LeBron e Curry, per la terza volta consecutiva.
Marcia imperiale dal kolossal Star Wars per introdurre gli ospiti dall’Ohio e inno americano cantato da Pat Monahon sono gli ingredienti musicali che contribuiscono ad enfatizzare questa notte di basket. Arrotolata la bandiera americana campeggiante al centro del campo per separare le due squadre, il pallone si alza in aria ed ha quindi inizio la partita.
Subito l’intensità è altissima ed entrambe le squadre non lesinano nemmeno sulla fisicità. Le contendenti si mostrano appena arrugginite al tiro dal riposo nei primi minuti di gioco, ma ben presto il ritmo forsennato innalza il livello di esecuzione e i Cavs per primi s’impongono con un possesso pieno di vantaggio sul 12-8. Golden State reagisce bene al 3/5 da tre punti avversario grazie ai magistrali close-out di Thompson e le sciabolate in area di Kevin Durant, spesso pigramente ostacolato da LeBron James. La fine di primo periodo è senza “pause di riflessione”. James sostiene letteralmente Cleveland grazie al proprio strapotere fisico e ben 9 punti consecutivi. Il primo distacco a più di un possesso di vantaggio arriva però per la squadra della Baia in chiusura, al seguito di 2 triple di Curry. 30-35 per i padroni di casa recita il tabellone luminoso.
Durante la ripartenza in seconda frazione per i Warriors brilla Iguodala, il quale come un toro quando vede Cavs vede porporato e sui due lati del campo si dimostra una chimera per i campioni in carica. Sulle dimenticanze difensive di Cleveland (soprattutto nei confronti di Durant) e palle perse avversarie (12 alla prima metà per i Cavs contro la sola dei Warriors) Golden State costruisce le prime prove tecniche di allungo grazie anche all’inarrestabile gioco in transizione: 36-43. A divaricare significativamente la forbice per primo è il discusso innesto dei vice-campioni, Kevin Durant. Incontenibile, l’ex OKC chiude la prima metà di gara con ben 24 punti a referto e la sua firma porta anche il primo vantaggio in doppia cifra del match: 39-49 GSW. Un gioco da 4 punti concretizzato in acrobazia da Irving restituisce linfa vitale ai Cavs, ma ancora Durant fa il modo che la potenziale risalita avversaria sia smorzata sul nascere e si concluda il secondo quarto sul punteggio di 52-60.
La chiave del successo dei Golden State Warriors, oltre all’eccellente lavoro svolto al rimblazo, laddove sulla carta gli avversari dovrebbero essere più favoriti, risiede nell’indiavolato inizio del terzo quarto. In una Oracle Arena che contestualmente potremmo ritrovare nella Commedia Dantesca, prima cantica, i padroni di casa allentano un bruciante e lapidario parziale da 9-0 che costringe coach Lue al time-out. L’uscita dallo stesso dei Cavaliers però non è quella sperata e i Warriors affondano il colpo facendo circolare la palla come in un flipper e incrementando così il precedente parziale a 13-0. In campo gioca un Curry troppo piccante da digerire per la difesa di Cleveland e con lui (6/10 da 3 punti sino a qui, con 5 triple segnate in questi 12 minuti) tutti i Warriors iniziano a giocare in un’altra dimensione.
Sul -18 i Cavs tentano un colpo di reni abbarbicati alla partita e alla resilienza di LeBron James, ma la pressoché nulla produzione offensiva del supporting cast a quest’altezza e l’atmosfera bollente della Baia contribuiscono affinché tutti i giocatori gialloblù risentano positivamente dell’energia trasmessa dalle offensive siderali di Curry. In un lampo Golden State si riporta sul +21, dopo un poco significativo ritorno di fiamma per James e compagni, vistosamente alle corde sul 72-93 con ancora un periodo da giocare.
Con l’avvio di ultima frazione ed il confortevole vantaggio GSW, l’astio agonistico dei vice-campioni si stempera e per quasi tutto il corso del periodo i Cavs naufragano stabilmente sul -20 di svantaggio. Gli ultimi 12′ servono per le statistiche, con qualche assolo dei padroni di casa per raggiungere, grazie a due triple consecutive di Durant che valgono i suoi definitivi 38 punti, il +25 quando coach Lue ha già panchinato i propri titolari e di fatto gettato ufficialmente la spugna, lascinado spazio a spiccioli di garbage time.
Con una prova di grande personalità, controllo (solo 4 palle perse di squadra contro le 20 dei Cavs!) ed efficacia (31 assist), dominano gara-1 delle NBA Finals i Golden State Warriors, battendo alla Oracle Arena i Cleveland Cavaliers col punteggio di 90-113.