14. TJ Leaf
Di Stefano Romani
TJ Leaf ( 2.08 m. x 102 kg. ) nasce il 30 aprile 1997 a Tel Aviv ( Israele ) nel periodo in cui suo padre Brad indossava la canotta del Maccabi, per poi trasferirsi pochi anni dopo a Lakeside, California: il padre iniziò ben prestò a riversare l’esperienza maturata tra Israele e Vecchio Continente nel gioco del figlio, sviluppatosi precocemente in altezza e arricchitosi, grazie all’insegnamento paterno, di uno skill set da guardia tiratrice tanto caro ai lunghi europei; Leaf fu guidato dal padre anche al liceo, dove frequentò la Foothills Christian High School, consolidandosi come uno dei talenti più cristallini della California, chiudendo la stagione da Senior con una media di 28.4 punti, 12.4 rimbalzi e 5.1 assist, registrando un massimo di 44 punti nella sconfitta patita contro Chino Hills, guidata a sua volta da Lonzo Ball, futuro compagno ad UCLA.
L’avventura al college del ragazzo d’origine israeliana avrebbe dovuto svilupparsi nei Wildcats di Arizona ma, probabilmente a causa del taglio subito nel roster della nazionale USA U-19 per scelta di Coach Miller ( che sarebbe dovuto essere il suo allenatore ad Arizona ), alla fine Leaf optò per i Bruins di Ucla: grazie al suo talento offensivo, armato dal già citato e ben noto Ball, i Bruins nella passata stagione hanno avuto modo di rinverdire i fasti del passato, rendendosi protagonisti di un’ ottima annata, conclusasi per mano dei Kentucky Wildcats nel turno di Sweet-16 del torneo NCAA; TJ Leaf ha chiuso la sua prima ed unica stagione collegiale con una media di 16.3 punti ed 8.2 rimbalzi, venendo inserito nel miglior quintetto della Pac-12, Conference d’appartenenza.
TJ Leaf e Lonzo Ball ai tempi della High School. credits: www.partletonsport.com
I punti di forza di questo giocatore risiedono soprattutto nel già citato “range” di tiro che ne fanno uno di quei lunghi, una volta definiti romanticamente “atipici”, in grado di aprire l’area: Leaf verosimilmente diverrà uno stretch four tra i Pro, essendo dotato inoltre di una buona capacità di superare gli avversari dal perimetro con il palleggio e grazie ad un ottimo bagaglio di finte; il ragazzo israeliano, oltre al tiro dalla lunga, possiede anche un ottima meccanica dalla media distanza che ne fa un pericolo da praticamente qualsiasi zona del campo, considerando anche l’ingente quantità di movimenti di cui dispone sotto canestro.
Gli scout NBA non potranno non apprezzare, inoltre, il “Feel for the Game” dell’ala di UCLA: Q.I. cestistico sopraffino, propensione al sacrificio sul parquet e moto costante ne fanno un’arma su due lati del campo; grazie alla sua intelligenza ed alle sue dimensioni, Leaf si è costantemente dimostrato un eccellente rimbalzista ( sia in difesa che in attacco ) oltre che un più che discreto passatore, qualità che fanno da corollario ad una maturità, in termini di attitudine mentale, esemplare in un ragazzo di appena vent’anni.
L’incognita principale che pesa sull’ormai ex Bruins è la mancanza di forza fisica: sia la parte bassa che, soprattutto, la parte alta del corpo accusano un deficit in quanto muscolatura e potenza, limite già mostrato ampiamente in un contesto, quello collegiale, considerevolmente distante da quello NBA, dove cestisti di una certa potenza sono all’ordine del giorno e ben presenti in ogni squadra; l’età gioca a suo favore ed il tempo per irrobustirsi non mancherà ma, ricoprendo il ruolo di ala grande, la difficoltà di poter giocare e difendere decentemente sotto canestro rischierà di inficiare sul minutaggio del ragazzo che, ad oggi, appare essere molto lontano dal poter competere con i lunghi Pro.
Se nella metà campo difensiva subirà ripetutamente le “angherie” degli avversari che lo porteranno sotto canestro con abbastanza facilità, è vero anche che Leaf non riuscirà a fare altrettanto nell’emisfero offensivo, rimanendo perlopiù un’arma da fuori il perimetro per chi deciderà di spendere la propria chiamata al Draft su di lui.
Le qualità del ragazzo sono sotto gli occhi di tutti e molto difficilmente vedremo il suo nome essere chiamato oltre la ventesima scelta: molti esperti tendono a vederlo intorno alla quindicesima chiamata, in mano ai Portland Trail Blazers che, in effetti, potrebbero far tesoro sin da subito di un giocatore del genere; chi vi scrive, con un po’ di fantasia, vede Leaf come passibile di scelta alla dodicesima posizione del Draft dove i Denver Nuggets, in uno scenario che non contempli più la presenza del Gallo e vogliosi di affiancare a Jokic un altro giovane talento offensivo, potrebbero considerarlo una valida opzione in prospettiva, o alla quattordicesima, per una Miami che vuole ritornare ai playoff dopo averli solo sfiorati in questa stagione.