13. Bam Adebayo
Di Cataldo Martinelli
Edrice “Bam” Adebayo (2.08 m. x 113 kg) nasce il 18 luglio 1997 a Newark (New Jersey).
Il soprannome “Bam-Bam” (diventato poi semplicemente “Bam”) gli fu attribuito da una zia dopo che, ad un anno di età, sollevò un tavolino da caffé. Per chi non lo sapesse, quel nomignolo deriva dal personaggio dei “Flintstones” Bam-Bam Rubble (figlio di Betty e Barney Rubble), bambino dotato di una forza sovrumana, nonostante la tenera età.
Quel nickname avrebbe in seguito assunto dei “connotati cestistici”, in virtù del suo strabordante atletismo e dei suoi frequenti viaggi sopra il ferro.
Quand’era ancora in tenera età, Adebayo abbandonò il New Jersey per trasferirsi assieme alla famiglia in North Carolina, dove si iscrisse alla Northside High School (presso Pinetown). Dopo due primi anni “normali” a livello statistico, nel suo anno da junior esplose letteralmente. Le sue cifre di quell’anno parlano di 32.2 punti e 18.0 rimbalzi a partita. Sembrava già un adulto tra i bambini.
La sua ultima annata di high-school fu trascorsa presso la High Point Christian Academy (con sede ad High Point, North Carolina). Anche lì continuò a far bene, concludendo il suo anno da senior con le medie di 18.9 punti e 13.0 rimbalzi a partita.
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Giunto il momento di dover scegliere presso quale college accasarsi, Adebayo non esitò a cedere alle avances di coach Calipari e della Big Blue Nation.
Con la maglia di Kentucky si è reso protagonista di un’annata tutto sommato positiva, forse leggermente al di sotto delle aspettative. Nel match contro i North Carolina Tar Heels valido per il passaggio alle Final Four, Adebayo fece registrare 13 punti e 7 rimbalzi, dimostrandosi un osso duro nel pitturato per i futuri campioni NCAA.
Qualche giorno dopo la cocente sconfitta, “Bam” rese notto attraverso i social di volersi dichiarare eleggibile per l’imminente Draft NBA.
Uno dei maggiori punti di forza di Adebayo è la struttura fisica di cui Madre Natura l’ha dotato. A supportare un fisico che ricorda quello di Dwight Howard ci sono ben 2.16 m. di apertura alare (una misura a dir poco impressionante se la si rapporta all’altezza di 2.08 m.). Chiaramente, queste caratteristiche fisiche sono sempre tornate parecchio utili ad Adebayo nella metà campo difensiva: può essere considerato, infatti, uno dei pochi veri rim protector del prossimo Draft NBA. Attaccarlo in uno contro uno nei pressi del ferro equivaleva, a livello NCAA, ad un vero e proprio suicidio. La sua wingspan ed il suo notevole tempismo lo rendono uno stoppatore temibile per chiunque.
Nella metà campo difensiva, inoltre, può contare su una rapidità di piedi inconsueta per un giocatore di quella taglia. Questo ha permesso a coach Calipari di far cambiare sistematicamente i suoi giocatori sui blocchi, in occasione di pick and roll giocati da avversari temibili.
Anche la sua rapidità sugli scivolamenti laterali è di ottimo livello; in più di un’occasione, infatti, è riuscito a contenere la penetrazione di un esterno avversario. Di sicuro questa sua caratteristica avrà fatto strabuzzare gli occhi a più di uno scout NBA, data la direzione che sta prendendo la pallacanestro moderna.
Offensivamente, invece, è ancora parecchio acerbo. Le sue tre qualità principali, a mio parere, sono quella di saper bloccare efficacemente, quella di saper rollare con intelligenza verso l’area (fornendo quasi sempre delle buone linee di passaggio ai suoi compagni) e quella di saper recuperare una quantità elevata di rimbalzi offensivi.
Vediamo adesso quali sono i punti deboli del nostro “Bam”.
Nonostante la stazza fisica, a volte tende a distrarsi nelle situazioni di rimbalzo difensivo, dimenticandosi di tagliar fuori l’avversario (forse a causa di una eccessiva fiducia nei suoi mezzi atletici); talvolta si è fatto notare anche per delle mancate rotazioni difensive, facendosi trovare fuori posizione. Questi due aspetti dovranno essere necessariamente limati in ottica NBA, posti i suoi evidenti limiti in attacco.
Nella metà campo offensiva, invece, si è già accennato dell’assenza di un arsenale di movimenti spalle a canestro. Spesso tende a ripetere meccanicamente il semi-gancio destro (meno spesso prova con il sinistro, con esiti di certo non strabilianti), risultando prevedibile agli occhi del suo avversario.
Quando gli è capitato di essere marcato da avversari più piccoli, per via di un cambio difensivo, ha dimostrato di non saper proteggere ancora al meglio la palla, rischiando in più occasioni di farsela portar via.
Altro aspetto in cui dovrà migliorare sarà anche la sua capacità di passare la palla in situazioni di raddoppio, per potersi difendere dalla rapidità di mani e dalla scaltrezza dei suoi futuri colleghi NBA.
Date le premesse, sembra quasi scontato dover affermare che Adebayo non possa disporre di mani “da pianista”. Nonostante non abbia una cattiva meccanica di tiro (indice del fatto che in futuro potrebbe anche migliorare), non si è sbilanciato quasi mai nel tirare da fuori.
Dalla linea del tiro libero, invece, si è assestato sul 65.5% nel corso della sua stagione a Kentucky. Si è visto di peggio, ma sarà necessario migliorare anche questo aspetto tecnico per avere diritto di cittadinanza al piano di sopra.
Al momento le previsioni sulla futura chiamata di Adebayo si attestano intorno alle quindicesima chiamata, anche se secondo noi potrebbe essere chiamato alla #13 dai Denver Nuggets.
Data la giovane età e la struttura fisica già così importante, credo valga la pena puntare la propria fiches sul ragazzo di Newark, a metà primo giro.
Nella più verosimile delle ipotesi, dovrebbe poter ripercorrere le orme di un Biyombo o di un Capela (anche loro poco raffinati tecnicamente, ma dirompenti a livello di fisicità e intensità) in NBA: diventare un centro mobile, rapido nell’attaccare il ferro avversario ed efficace nel proteggere il proprio.