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Gordon Hayward, il sogno dei Celtics

È stato un 4 luglio movimento, quello di Gordon Hayward, tra l’annuncio della firma coi Celtics―poi smentita―poi adesso potrebbe cambiare tutto―poi invece resta così com’è―torno da papà Stevens e divento un nuovo giocatore dei Boston Celtics per 128 milioni di motivi (con player option sul quarto anno).

Se ne facciamo una questione di pura logica la destinazione Boston era la migliore, per distacco. In un colpo solo Hayward ha lasciato una conference che minuto dopo minuto diventa sempre di più una tonnara cosmica, passando in una Eastern invece più accessibile, per giocare in una squadra che già SENZA DI LUI ha vinto 53 partite in regular season ed è arrivata fino alla finale di conference, per di più ritrovando il suo vecchio mentore Brad Stevens (che ha giocato un ruolo fondamentale a dir poco sulla decisione finale) come allenatore. Non dev’essere stata una scelta facile per Gordon (e ce ne siamo accorti tutti LOL), quella di lasciare lo Utah: una franchigia che lo ha fatto diventare uno dei migliori venti-venticinque giocatori della lega, rendendolo la pietra miliare del progetto. Il suo rapporto con l’organizzazione e con Quin Snyder è sempre stato ottimo e non è bastato neanche rinnovare Joe Ingles ― uno dei migliori amici di Hayward all’interno dello spogliatoio ― e prendere Ricky Rubio via trade ― del quale Gordon si era detto entusiasta ― per convincerlo a rimanere a Salt Lake City.

Per i Jazz è una bella mazzata. È vero che hanno un core giovane, è vero che possono fare di Rudy Gobert la loro pietra angolare e ripartire da lì; è vero che hanno portato a casa uno dei rookie più interessanti della sua classe, Donovan―occhi a cuoricino―Mitchell, è vero che se ci fosse una giustizia divina Dante Exum quest’anno esploderebbe; è anche vero che il talento cristallino e celebrale di Snyder continuerà ad allenare questa squadra. Ma per uno small market come Utah perdere un giocatore come Hayward è un colpo che rischia di causare danni irreparabili. Situazione totalmente diversa invece quella dei Boston Celtics.

Il General Manager dei Celtics, Danny Ainge, ha in mente un piano preciso e lo sta portando avanti con precisione chirurgica. L’obiettivo primario di quest’estate era assicurarsi Hayward e dopo la (in)decisione di ieri il colpo è stato piazzato. La dirigenza dei Celtics aveva detto che servivano/sarebbero arrivati due all-star e decisione di fare trade down con Philadelphia nella notte del Draft, sacrificando la prima scelta assoluta sull’altare di ulteriori asset appetibili, sembra aprire il campo a questo genere di processo. Il primo sarebbe dovuto arrivare in free agency e così è stato. I Celtics sono andati all-in su Hayward, vedendosi gli altri free agent a cui erano interessati (Griffin, Gallinari) accordarsi con altre squadre, e alla fine hanno avuto ragione. Boston può generare spazio sufficiente per il contratto dell’ex giocatore di Butler rinunciando ai propri free agent ― cosa che hanno fatto subito, rinunciando alla qualifying offer di Kelly Olynyk ― e ad uno tra Crowder, Bradley e Smart. Questa non sarà una scelta facile, tutti e tre sono stati giocatori molto importanti in questi tre anni, ma qualcuno andrà mosso.

Stevens è andato a prendere Hayward all’aeroporto, prima del meeting che è risultato decisivo per la sua firma. (Credits to The Boston Globe)

Il secondo Big sarebbe dovuto arrivare via trade con Butler e George nomi caldi da mesi. Se è vero che, come si dice, Ainge non abbia mai fatto proposte molto vantaggiose per i due, non poteva però neanche immaginarsi che nel giro di sei giorni sarebbero stati scambiati entrambi per qualche sacchetto di noccioline. Sia la trade-Butler che quella per George sono state (diciamocelo chiaramente) molto poco remunerative per Chicago e Indiana: va bene i giovani, va bene ricostruire, va bene aver paura (nel caso di George) dell’incombente free agency, ma parliamo sempre di due dei primi quindici giocatori della NBA, al massimo. Come poteva aspettarselo Ainge? Avrebbe dovuto fare di più? Voi avreste sacrificato il vostro futuro (ergo le vostre scelte future, che ricordiamolo sono Nets 2018, Lakers 2018/Kings 2019, Memphis 2018, Clippers 2019, tutte potenziali top pick) per prendere un giocatore che, da solo, non vi avrebbe portato al livello di Cleveland, ancora meno su quello degli Warriors? Intendiamoci neanche Hayward accorcia significativamente il gap con i due giganti della lega, ma prenderlo comporta piccoli sacrifici, le trade per Butler e George potevano compromettere la visione sul lungo periodo.

Anche se alla fine il secondo all-star non dovesse arrivare, i Celtics possono dirsi più che soddisfatti della loro estate. Con la numero tre ottenuta da Philadelphia hanno preso Jayson Tatum, una forward versatile e dalle grandi capacità realizzative che si aggiunge all’altra numero 3 dell’anno passato Jaylen Brown. I loro contratti in rookie scale permetteranno a Boston di avere un roster profondo (arriveranno anche Zizic e Yabusele, scelti anche loro nello scorso draft) e di poter lavorare sul medio-lungo periodo. Il sogno bagnato sarebbe vedere uno di loro diventare un all-star, ma anche se finissero col formarsi come role player Boston avrebbe di che gioire. Il vero colpo però è ovviamente la firma di Hayward.

L’ex stella dei Jazz ha 27 anni e quindi sta entrando solo adesso nel prime della sua carriera. È un giocatore altruista, capace di migliore i compagni e al tempo stesso di caricarsi di responsabilità e prendere tiri importanti. Nella passata stagione ha segnato quasi 22 punti con appena 15 tiri di media con un Usage% relativamente basso (attorno al 27%) in una squadra col PACE più basso della lega e che faceva dell’attacco a metà campo il suo pane quotidiano. Hayward non eccelle, non ruba l’occhio come giocatori più fisici e spettacolari di lui, non finisce su Sport Center. Ma è bravissimo nel fare tutto. Nella scorsa stagione è stato un solidissimo giocatore in quasi tutte le situazioni, tipo in uscita dai blocchi, in situazioni di spot-up (tira poco meno del 40% da tre), nei tagli, in transizione e soprattutto nel pick-and-roll dove è oltre l’80 percentile. Insomma, Stevens può usarlo in tantissimi modi diversi e l’idea per i Celtics di avere un giocatore come Hayward off the ball sui pick-and-roll giocati da Thomas e Horford deve far sognare. Boston aveva bisogno di un secondo violino da affiancare ad Isaiah Thomas e adesso ce l’ha. Per grandissima gioia di Isaiah Thomas stesso.

L’aspetto del gioco dove rischia di incidere di più però è quello difensivo. Hayward è un buonissimo difensore, fortissimo sul perimetro e capace di reggere il colpo anche contro avversari più forti e/o alti di lui. Non è un rimbalzista d’élite ma anche in questo caso è sicuramente un upgrade. L’unica incognita sarà vedere come funzionerà senza un albatros dietro di lui a proteggere il ferro come Gobert, cosa che Boston al momento non ha minimamente, ma in una difesa aggressiva incentrata sull’intrappolare i giocatori avversari costringendoli a continue palle perse come quella di Stevens si troverà bene. Palle perse che portano a transizioni, ovvero a giocare ad un ritmo più alto, ovvero permettere a Hayward di essere ancora più letale in campo aperto. Uno dei problemi principali per Boston nei passati playoff (come preventivabile per resto) era quello di dover mascherare i limiti di Thomas nella metà campo difensiva. La protezione del ferro sembra mancare, per adesso, ma il piano dei Celtics sembra più orientato nel andare a prendersi giocatori versatili in grado di cambiare sui blocchi e di poter tenere contro avversari più grandi. Un po’ come dei Warriors in miniatura (e aggiungiamo senza Draymond né Kevin Durant!).

Con la firma di Gordon Hayward la squadra di Ainge ha rafforzato il suo status di seconda forza ad Est. Ma basta questo per poter considerare una contender? La risposta continua ad essere negativa. La montagna LeBron continua a sembrare davvero difficile da scalare, e anche nel caso i Celtics ci riuscissero, sarebbero solo a metà dell’opera visto che ci sarebbero ancora le Finals dove chiunque dovesse uscire da quella vasca di squali che è la Western Conference sarebbe un avversario durissimo e, probabilmente più forte, di loro. Detto questo, aggiungere un giocatore come Hayward, un all-star fatto e finito, ad un core già funzionale e dove promette di risplendere e migliore i compagni è un colpo da maestro. Il General Manager dei verdi dovrà ora decidere chi dovrà fargli posto (tra i tre che dicevamo sopra), decisione che andrà presa in considerazione anche della prossima estate dove Bradley e Smart saranno free agent, insieme a Thomas.

Chi partirà? (Credits to Celtics Life)

Isaiah è il leader della squadra, il padre spirituale, il capitano, e ad oggi non c’è un indizio che porta ad un suo addio l’estate prossima. Ha sacrificato anima e corpo (letteralmente) per questa maglia ― è nettamente il miglior giocatore, cosa che non guasta mai ― è un perfetto uomo squadra e la rinuncia a voler discutere del suo rinnovo per permettere di concentrarsi sui free agent lo dimostra, e a Boston è una sorta di Dio Pagano per i tifosi. Inoltre, la rinuncia alla prima scelta assoluta di quest’anno (trasformatasi poi in Fultz, una point-guard) appare come un chiaro segnale che anche Ainge non ha dubbi su chi sia il play di questa squadra. Discorsi diversi andranno fatti con Smart e Bradley (e Crowder, che non è in scadenza ma rischia la cessione visto il contratto vantaggioso che attirerà estimatori e l’abbondanza nel suo ruolo).

Avery Bradley è un giocatore inestimabile, uno dei migliori difensori della lega (ingiustamente non premiato nei quintetti difensivi di quest’anno) che si sta trasformando anche in un buon rimbalzista e attaccante, con un eccellente 43% da tre ed una sempre migliore capacità di costruirsi un tiro dal palleggio. Può ambire ad un contratto importante ― roba da 20+ milioni l’anno per capirsi ― e Boston potrebbe non essere disposta ad un sacrificio così grande, se non altro perché bloccherebbe completamente la situazione salariale. Smart invece sarà restricted ― con i Celtics che potrebbero tenerselo pareggiando le offerte delle altre squadre ― ed è un giocatore atipico ma incredibilmente forte, di quei giocatori che fanno cose poco appariscenti ma che alla fine ti fanno vincere partite e titoli. Sarà sicuramente una decisione difficile da prendere, ma con tutte le pick ancora a disposizione Ainge è ancora in controllo del gioco.

Intatto Gordon Hayward è cosa fatta, con il progetto dei Celtics che continua a crescere e il processo di ricostruzione iniziato quasi quattro anni fa dall’accoppiata Ainge-Stevens raggiunge un punto ancora più alto, l’ennesimo. Forse Boston non sarà pronta da subito per competere al massimo livello, ma pochissime squadre possono vantarsi di avere un futuro migliore o meglio programmato. Forse addirittura nessuna.

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Pubblicato da
Niccolò Scarpelli

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