Steve Kerr ha un piede nel passato dei San Antonio Spurs e uno nel presente e nel futuro dei Golden State Warriors. L’attuale allenatore di GS è stato parte del gruppo di coach Popovich – con cui ha vinto il Titolo NBA nel 1999 e nel 2003 – e ha già conquistato altri due Anelli dal passaggio in panchina (2015-2017). Quegli Spurs erano costruiti intorno a Tim Duncan, uno dei giocatori più vincenti di sempre; questi Warriors hanno l’MVP delle scorse Finals Kevin Durant come pietra angolare. Secondo Kerr, tra le due superstar ci sono diversi punti di contatto.
VINCENTI
Intervistato da The Mercury News, Kerr ha parlato in particolare del recente gesto “team-oriented” di Durant, che ha lasciato quasi 20 milioni di dollari sul tavolo (ha siglato un accordo da 53 milioni in due anni) per permettere ai Warriors di rifirmare comprimari chiave come Andre Iguodala e Shaun Livingston:
Ero certo che Kevin ci avrebbe dato margine per rimettere sotto contratto gli altri free agent della nostra squadra. Ma è andato addirittura oltre. Il suo è stato un gesto non banale. Mi ha ricordato Tim Duncan. Tim è sempre stato disposto a ridursi lo stipendio per permettere agli Spurs di aggiungere giocatori importanti al roster. Il contratto collettivo funziona in un modo molto chiaro e difficilmente aggirabile. Sono le superstar stesse ad avere il potere, se lo desiderano, di far saltare il banco in occasioni come questa.
I Warriors, grazie al “sacrificio” di Durant, sono riusciti a mettere sotto contratto anche Omri Casspi e Nick Young (oltre all’altra star Steph Curry che ha invece firmato uno dei cosiddetti “supermax contracts”). A Kerr è stato chiesto se non si rischi di distruggere la competizione per i prossimi anni:
Non sta a me dire se sia giusto o meno per le altre squadre quanto ha fatto Durant e quanto stanno facendo i Warriors. Duncan non ha avuto problemi a togliere qualcosa alla sua soddisfazione economica per dare di più alla squadra e per vincere. KD è entrato nello stesso ordine di idee. Sa che in ogni caso avrà guadagnato tantissimo a fine carriera. La cosa che gli interessa di più, in assoluto, è competere al massimo livello.
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