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Stephon Marbury su Larry Brown e le Olimpiadi del 2004, “I 38 giorni peggiori della mia vita”.

Stephon Marbury racconta a circa 13 anni di distanza le sue sensazioni e gli avvenimenti legati alla figura di coach Larry Brown e le Olimpiadi di Atene 2004.

Starbury, nato a Brooklyn 40 anni fa, stella promessa dei Knicks sin dai tempi del college Georgia Institute of Technology ha passato 4 stagioni NBA a New York dal 2004 al 2008. Il due volte all-star fu scelto al Draft ’96 dai Milwaukee Bucks come quarta scelta assoluta e poi girato subito a Minnesota in cambio di tale Walter Ray Allen.

Proprio nel 2004 il team americano partecipava alle Olimpiadi greche con giocatori del calibro di Iverson, LeBron James, Carmelo Anthony, Tim Duncan, Stoudemire, Odom Wade, Boozer, Shawn Marion, Richard Jefferson e lo stesso Marbury.

Il Dream Team statunitense però venne ricordato come Nightmare Team ( squadra da incubo) a seguito della sconfitta contro gli azzurri nel preolimpico, per poi classificarsi terzo alle spalle di Argentina ed Italia con 5 vittorie e 3 sconfitte.

Marbury svela a Wallace Matthews di Complex che al primo giorno di allenamento durante le Olimpiadi Larry Brown chiese ai suoi giocatori di dichiarare i propri obiettivi per quel torneo.

Quando arrivò il mio turno, tutto ciò che bisognava dire era stato detto. Quindi dissi: “non ci dimentichiamo che dobbiamo divertirci”. E Larry disse: “huh, ascoltate il ragazzo, parla di divertirsi!”

Marbury si sentì subito ferito ed imbarazzato per la reazione dell’allenatore arrivando a definire quella esperienza olimpica:

I 38 giorni peggiori della mia vita.

L’anno dopo Isiah Thomas, dirigente dei Knicks, ingaggiò proprio Larry Brown per il ruolo di capo allenatore.

Scongiurai Isiah di non portarlo ai Knicks, era insostenibile. Nessuno voleva giocare per lui. L’aria che si respirava era terribile. Ma questo era l’ambiente che voleva. Un supplizio.

Quel supplizio durò soltanto un anno, infatti fu proprio Isiah Thomas a prendere il posto di Brown per la stagione successiva. Ma i rapporti fra Thomas e Marbury non furono idilliaci. Seguì l’arrivo di Mike D’Antoni e la decisione di affidare la regia del gioco non più a Stephon ma a Chris Duhon. Marbury che desiderava da bambino di essere null’altro che un Knick da quel momento cambiò idea. Quello decretò l’inizio della fine per Starbury. Giocò la stagione 2008-09 con i Celtics per poi rimanere fuori dalla NBA per un anno.

Si sposta in Cina, ne acquisisce la cittadinanza ma la sua stella non splende neanche lì almeno fino al 2011. Il tempo gli concede una piccola rivincita ed ora ial di là del Pacifico è considerato leggenda.

La Cina è incredibile. Da quando mi sono trasferito la mia vita è stata fantastica. Il miglior periodo della mia vita senza dubbi. Credo che fosse tutto scritto che sarebbe andata così. Andare in un paese straniero, vincere titoli, avere una statua in mio onore, prendere una green card (visto permanente), la chiave della città, un museo…sono cose che non avrei mai creduto potessero accadere.

Poi torna sull’argomento Knicks:

Voglio ancora che i Knicks facciano bene, lo voglio davvero, giuro. E’ la mia squadra. Dopo tutto quello che è successo le persone mi chiedono “ti piacciono ancora i Knicks?”. Be’ è proprio così. La tua squadra è la tua squadra, è immutabile.

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Pubblicato da
Claudio De Simone

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