E’ l’agente di Derrick Rose, l’ex guardia B.J. Armstrong, a fare luce sui disaccordi che hanno portato Rose lontano da New York. I Knicks avrebbero preferito l’MVP del 2011 come mentore per i più giovani in un periodo di apparente ricostruzione. Un ruolo che, a detta del suo agente, Rose non aveva alcuna intenzione di ricoprire.
Ci siamo persi qualcosa? C’è qualcosa che accade a New York che non abbiamo notato? Potremmo essere tutti d’accordo sul fatto che i Knicks sono su un binario temporale differente da quello di Derrick – un team giovane con grandi talenti che sta cercando di costruire qualcosa per il futuro. Non seguono lo stesso percorso (temporale) di giocatori che sono un po’ più grandi d’età e con esperienza.
Così B.J. Armstrong ai microfoni di The New York Post’s Marc Berman.
Non serve un astrofisico per capire che il picco del gioco di Derrick è ora. I Knicks non sono capaci i competere a quei livelli ora. Magari fra tre o quattro anni.
Rose non ha voglia di fare da mentore ai più giovani perché il suo gioco e le sue statistiche ci dicono che è davvero in un periodo alto della sua carriera in NBA, seppur macchiato da qualche delusione per la stagione appena trascorsa. Record di media punti da 5 anni a questa parte, 18 a gara.
Sei un mentore quando non puoi più giocare. Questa lega ti paga per le prestazioni. Non vieni pagato per essere un mentore.
E poi conclude analizzando, forse con una punta di ironia, la strada che ha intrapreso la franchigia di New York.
Quel ragazzo (Ntilikina) è stato scelto al Draft. Deve giocare. Una delle cose più desiderata in NBA è l’esperienza. Il ragazzo ha bisogno di giocare. Il nuovo CBA (accordo collettivo ) è fatto per far costruire attraverso il Draft. Lasciatelo giocare e fare errori e vedete cosa avrete fra quattro o cinque anni. Magari il ragazzo diventa uno Steph Curry.