Gli scontri di questi giorni a Charlottesville e, in parallelo, la protesta silenziosa di Colin Kaepernick, ormai ex quarterback dei San Francisco 49ers, pongono la società americana di fronte a diversi punti interrogativi, questioni delicate che minano il suo stesso equilibrio.
Dal mondo dello sport a stelle e strisce arriva una ferma condanna per le violenze che hanno funestato la Virginia nel fine settimana. Malcom Brogdon, che ha frequentato l’università con sede proprio a Charlottesville, non si trattiene.
In un’intervista su USA TODAY, il Rookie of tre Year in carica ha auspicato la rimozione di tutte quelle Confederate statues che, come nel caso di Charlottesville, possono essere la miccia per ulteriori conflitti:
Cose [come questa] che non portano giustizia al nostro paese non dovrebbero essere glorificate. Per esempio queste statue. Sì, stanno in piedi, ma tutto ciò che fanno è dividere le persone. In questo momento storico penso che l’America avrebbe bisogno di essere unita e queste statue non stanno dando certo una mano. Continueranno a creare barriere nelle nostre comunità. Non c’è posto per loro attualmente.
Brogdon ha chiuso lanciando un accorato appello:
Pensare che per il semplice fatto di essere atleti non dovremmo commentare fatti di politica è un’idea assurda. È estremamente offensivo. Ci mette come in una bolla. Implica che non abbiamo un’opinione o il background educativo per farlo. Appoggio tutti gli atleti affinché, se se la sentono, parlino. È un nostro dovere, non c’è possibilità di scelta. Se hai un mezzo adatto per farlo, dovresti aprirti e farti sentire. Moralmente, è la cosa più giusta da fare.
Da David Fizdale, allenatore dei Memphis Grizzlies, è arrivata invece la stoccata all’indirizzo del presidente, Donald Trump:
Non mi aspetto che ci faccia da guida. Non l’ho mai pensato.