Cleveland Cavaliers

Trade Irving: cosa guadagna e cosa perde Cleveland?

Dopo la debacle dello scorso anno nelle Finals, preso atto della propria superiorità nella Eastern Conference e dell’inferiorità rispetto ai rivali ormai classici (i Warriors ndr.), per i Cavaliers era arrivato il tempo di guardare avanti; il duplice obiettivo era quello di continuare ad assicurarsi il primato ad Est e cercare una chiave per tornare a superare Golden State, il tutto nell’ottica dell’incedere, dell’età e dell’approssimarsi della scadenza di contratto di Lebron James.

Se c’era una certezza, si trattava di quella del ricevitore del testimone una volta (si spera lontana) che il Re avesse abdicato: il suo posto quale uomo franchigia sarebbe stato preso dal paggetto di lusso Kyrie Irving. Tutti d’accordo su questo punto, tranne Kyrie stesso, il quale va a chiedere la trade alla dirigenza perchè di stare all’ombra di James non ha più voglia, e data l’incedibilità de facto del miglior giocatore della Lega, ha chiaro come a far le valigie debba essere lui.

Cleveland quindi si ritrova a dover affrontare le due questioni di pianificazione e rincorsa all’anello restringendo il campo temporale di applicabilità delle soluzioni, visto che con una perdita come quella dell’ex numero 2, gli anni della permanenza di James sembrano sempre più vicini a ridursi solamente a quest’ultimo; senza menzionare il fatto che i Cavaliers si fossero appena ritrovati senza general manager, con le dimissioni di David Griffin dopo i contrasti col proprietario Dan Gilbert, e con il monte salari più alto della storia in cui un paio di pedine sacrificabili (JR Smith e Tristan Thompson) risultano, causa ingaggi spropositati rispetto al proprio valore, praticamente inamovibili.

Il mercato dopo poco ha portato in dote gli arrivi di un Calderon a fine carriera, di un Osman ancora totalmente da valutare nella Lega, di un Jeff Green la cui bipolarità di rendimento fra buono e cattivo fa impallidire quello fra le personalità di dottor Jekyll e mister Hyde e della versione attuale di Derrick Rose, tanto distante da quella super esplosiva dei tempi dell’MVP di Chicago, ma attualmente un ball hog con poco tiro da fuori, male accoppiato sia insieme a Lebron sia in tandem con un Kyrie comunque ancora in rosa.

Dopo speculazioni in cui Irving viene avvicinato a giorni alterni a metà delle franchigie, le cui offerte continuavano ad essere al ribasso vista la rottura sempre più insanabile con James, il resto del locker room e l’organizzazione di Cleveland tutta arriva finalmente l’offerta che convince i Cavaliers: ironicamente, viene accettata la proposta dei Boston Celtics, ovvero la loro avversaria nelle scorse finali di Conference, già rinforzata dall’ingaggio della stella dei Jazz Gordon Hayward. Il pacchetto a cui è stato detto “sì” comprende Isaiah Thomas, Jae Crowder, Ante Zizic e una scelta al draft 2018, non protetta, proveniente dai Brooklyn Nets.

Dal punto di vista dei verdi, potete vedere qui quali siano le prospettive dopo la trade; invece, in casa Cavs quali scenari apre questa serie di acquisizioni?

 

I pro:

PRO : il nuovo duo dei Cavaliers si mette sulla stessa lunghezza d’onda – Credits to Bleacher Report

 

Il ruolo di point guard come seconda bocca da fuoco della squadra passerà da Irving a Thomas. Dal punto di vista puramente numerico, Isaiah è leggermente migliore in isolamento che Kyrie (1.124 punti per possesso, 95 percentile per il primo contro 1.123 punti per possesso, 95 percentile per il secondo) e di molto migliore nel giocare in pick’n’roll (1.042 punti per possesso, 94 percentile per il primo contro 0.959 punti per possesso, 83 percentile per il secondo). Quindi, individualmente l’adattamento al ruolo potrebbe portare simile rendimento offensivo se addirittura non migliore; mentre potrebbe rendere, nei giochi a due, molto più pericolosi sia Kevin Love che Tristan Thompson.

Inoltre, uno dei giocatori più sottovalutati della Lega, Jae Crowder, va a colmare una gran debolezza del team in ottica Golden State: il buco nella posizione di 3/4 nei quintetti piccoli, un must per fronteggiare i Warriors. Grazie alla sua versatilità, difensivamente è in grado di tenere i migliori attaccanti avversari consentendo a Lebron di risparmiare energie preziose (calo visto, oltre che contro KD, anche nei quarti quarti delle gare con Indiana che schierava un’altra ala di quelle caratteristiche come Paul George). Tra l’altro, annoverarlo fra le proprie fila, toglie agli avversari uno dei migliori nel contenimento proprio del Re; la stessa Boston, in un ipotetico scontro, dovrà destinare sulle piste di James un Hayward o un Morris in staffetta con Smart e Brown, non ottenendo di certo lo stesso apporto assicurato dal riccioluto ex Mavericks. Il tutto abbassando il salary cap complessivo, con un contratto dallo stipendio bassissimo rispetto al valore: da questo punto di vista, il migliore nell’intera NBA.

Infine, non sono da sottovalutare gli asset più giovani ricevuti: Zizic è un gran talento della dorata annata ’97 croata che, curato nella giusta maniera, può diventare un lungo spendibile da subito in rotazione; la scelta ricevuta dai Nets presumibilmente sarà molto alta, in un roster pieno di talento, soprattutto nelle prime 5 posizioni in cui realisticamente cadrà, come quello del 2018.

Mossa, quest’ultima, da leggere in prospettiva ben più ampia della sola stagione corrente: se James andrà via alla fine del contratto, comunque dei passi per la rebuilding sono stati già compiuti, con un paio di asset in questi due elementi che potrebbero diventare le travi portanti del prossimo ciclo.

 

I contro:

CONTRO : i due nuovi protagonisti dei Cavaliers si ritrovano su piani diversi – Credits to http://ftw.usatoday.com

 

Ovviamente, la perdita di uno dei migliori giocatori della costa Est, non ancora nel suo prime essendo solo 25enne e ancora sotto contratto fino al 2020, con un ingaggio adeguato al vecchio salary cap, più povero. Questo però lo si sapeva sin da quando è arrivata la richiesta di cessione, quindi già messo in conto.

I lati negativi che si possono aggiungere riguardano la capacità di integrarsi in un sistema offensivo dai principi opposti da parte di Thomas e Crowder, i due veterani della Lega. L’attacco di Cleveland, dall’efficienza altissima, è costruito sostanzialmente su un principio di isolamenti dell’opzione numero 1, che resta Lebron James, e di quella numero 2, destinata a divenire il piccolo grande Isaiah e alle spaziature molto ampie mantenute dagli altri giocatori per aprire loro maggiormente il campo, restando in attesa di catch and shoot; idee opposte a quelle di Stevens a Boston, che offensivamente gioca una motion offense basata su continui tagli, condivisione del pallone e delle responsabilità al tiro. Avere meno secondi la palla in mano potrebbe diminuire l’efficienza dei due, estraniandoli dal gioco per troppo tempo e quindi non ricostruendo la grande chimica presente precedentemente nella combinazione fra Batman Lebron e Robin Kyrie.

Senza considerare come, dal punto di vista difensivo, il mero passaggio da Irving a Thomas non migliora per nulla la presenza del fondamentale, che se possibile diventa ancora peggiore dell’evanescenza assicurata da Kyrie, perdendo con Isaiah anche fisicità.

Inoltre, sebbene si faccia meno affidamento sul loro contributo nel breve periodo, Zizic potrebbe non trovare un ambiente disposto a guidarne l’adattamento, bruciandosi quindi in campo o non toccandolo mai.

Poi, visto l’abbassamento generale di valore tecnico e il conseguente livellamento della Eastern Conference, potrebbe accadere che i Nets oltre ad esprimere un basket di validi principi, come già lo scorso anno, addirittura riescano a capitalizzare visto il proprio rafforzamento e di conseguenza diminuire il valore della pick, anche se lo scenario sembra di difficile realizzazione.

L’intero pacchetto potrebbe quindi non convincere Lebron a restare nel prossimo futuro, lasciando ai Cavaliers la patata bollente che i Celtics hanno voluto evitare di gestire, con la cessione dopo una stagione comunque irreale e difficilmente ripetibile: il 29enne Isaiah Thomas, dopo questo suo ultimo anno di contratto, vale o meno il massimo salariale che si ritroverà a chiedere? Tanto più per una squadra abituata alle Finals, che comunque a roster si ritroverebbe un altro All Star come Kevin Love?

 

Di certo, al di là di pro e contro, almeno per la stagione ormai alle porte sembra simile a quello di quella passata; visto il dominio nei playoffs, almeno nella propria Conference, non si può non immaginarli almeno in Finale ad Est (e probabilmente anche nell’atto IV contro quelli della Baia); ad attenderli al crocevia l’avversaria dello scorso anno, che, rinforzata, sembra papabile di conferma per poterci lasciare il confronto tanto atteso fra il Re che resta nella sua roccaforte e il transfugo Irving, degna conclusione di trama tessuta come in una storia sin dalla richiesta iniziale di trasferimento di Kyrie.

 

Giusto o sbagliato accettare per i vicecampioni in carica?

Lo vedremo durante l’arco della stagione, con il primo appuntamento della saga a non tardare ad arrivare: avete notato quale sia il match di cartello della giornata inaugurale della stagione 2017/2018?

Guarda i commenti

  • Di sicuro James ha ricevuto il f****g play maker che tanto chiedeva. A mio modo di vedere Cleveland ha ricevuto tanto, l'unica incertezza resta l'infortunio che si porta dietro Thomas, avendo anche un altro cristallo in squadra come Rose, dovranno gestire bene le cose per arrivare intatti ai Playoff.

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Pubblicato da
Marco A. Munno

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