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Anthony, McCollum e DeRozan infastiditi dalle Top 100 dei migliori giocatori.

Le classifiche dei migliori cento giocatori della lega (Top 100) vengono rilasciate annualmente da alcuni media americani come Sports Illustrated ESPN. Divenuti una consuetudine, come consuetudine sono le lamentele dei giocatori della Lega che in quanto ad orgoglio e considerazione di sé non sono, e per certi versi non devono, essere secondi a nessuno.

I vari players rankings si prefiggono di indicare i migliori giocatori della NBA per la stagione prossima all’inizio. I criteri di valutazione, a detta della redazione di SI, sono complessi e vengono costruiti in modo da prescindere da alcuni parametri quali lo stipendio dei giocatori o il contesto della squadra in cui militano. Le fonti analitiche utilizzate sono Basketball-Reference, NBA.com, ESPN.com, Nylon Calculus, and Synergy Sports. Dunque la base è sia analitica, dando peso alle statistiche riguardanti il giocatore, sia predittiva, considerando lo sviluppo improvviso di alcuni giocatori giovani o il declino dei veterani. Questa lista, sempre citando la redazione della rivista americana Sports Illustrated, tenta di valutare ogni giocatore in modo asettico, al di fuori di contesti e stati d’animo.

E’ facile per chiunque, invece, predire che queste classifiche generano inevitabilmente le lamentele dei giocatori. Si sa, chi gioca a quei livelli lo fa per vincere, ognuno di quei grandi giocatori si sente invincibile, un po’ perché lo sente davvero, un po’ perché deve. E’ uno stimolo, è una lotta psicologica, è una abitudine mentale che con il tempo di porta quasi ad esserne convinto. E’ uno status che i grandi, i più grandi, devono possedere nel proprio bagaglio mentale. Viene da sé che tutto questo cozza con le classifiche, di qualsiasi genere siano, soprattutto se queste classifiche si sostituiscono al piacere di vedere i migliori atleti al mondo sfidarsi sul campo per determinare il migliore al lordo di stati d’animo, fortuna, fato, destino, condizioni fisiche,tecniche e tattiche, stipendi, infortuni, contesti e così via.

I primi a mostrarsi contrariati sono stati C.J. McCollum, Carmelo Anthony e DeMar DeRozan. 

La guardia dei Portland Trail Blazers si è vista “catalogare” come 39esimo giocatore della top 100 per la stagione 2017-18. Posizione che non gli va a genio, o forse contrariato da questo genere di stampa basata sulle classifiche facili che fanno notizia. Infatti la decima scelta assoluta al Draft NBA 2013 esprime su Twitter il proprio disappunto scrivendo:

Dovremmo cominciare a fare anche noi le classifiche di questi giornalisti dal culo moscio. Con le descrizioni dei loro punti di forza, debolezze e abilità di costruire le proprie “fonti”.

Le risposte dei colleghi non mancano, mentre David West se la ride, Andre Iguodala ammette che sarebbe divertente.

Anche Carmelo Anthony ha risposto a ESPN via Twitter dopo che la stessa testata lo ha introdotto come 64esimo miglior giocatore del prossimo anno ponendolo avanti a Marcus Smart dei Boston Celtics e dietro a Lonzo Ball, che ad onor del vero, da rookie quale è, non ha ancora disputato una partita ufficiale in NBA.

Non si può trarre senso da una cosa insensata. C’è bisogno di una certa oscurità per guardare le stelle. (taggando espn) Non siate così sfacciatamente irrispettosi.

Infine DeMar DeRozan è molto meno prosaico mandando a quel paese Sports Illustrated 

Di sicuro non saranno gli unici a lanciare stoccate ai giornalisti che stilano questo genere di classifiche. Forse bisognerebbe chiedersi fino a che punto ne vale la pena. Persino il formato di pubblicazione, rilasciando 10 posizioni alla volta, trasuda di stratagemma per ottenere rumore e visibilità e ciò conferma che si è di fronte ad uno strumento giornalistico creato per “vendere”.

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Pubblicato da
Claudio De Simone

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