Dove eravamo rimasti?
I Los Angeles Lakers sono reduci dalla quarta stagione consecutiva lontani dai Playoffs, una striscia negativa mai registrata prima nella storia della franchigia. Per la prima volta dopo vent’anni, la squadra all’ombra di Hollywood ha affrontato un’intera stagione regolare priva del proprio giocatore di riferimento: Kobe Bryant. Il bilancio senza il Black Mamba in termini di record è stato sicuramente meglio (26-56) rispetto a quello dell’ultima stagione del numero 24 in gialloviola (17-65), ma non sufficiente per sfuggire dai bassifondi della Western Conference.
Il futuribile Brandon Ingram, seconda scelta assoluta e gioiello del Draft 2016, non è esploso come ci si auspicava, pagando a caro prezzo il salto da Duke ai parquet della NBA. Ciònonostnate, il nuovo presidente Magic Johnson crede fortemente nelle potenzialità di questo ragazzo, tanto da averlo blindato durante la trascorsa free-agency, non al pari di quanto fatto per D’Angelo Russell, point guard che non aveva convinto sin da subito e lasciato partire a cuor leggero verso Brooklyn, con in dote il maxi-contratto di Timofej Mozgov.
Dai Nets tuttavia LA è riuscita in tal modo ad accaparrarsi per un anno gli utili servigi di Brook Lopez che, aggiunti al contratto annuale di Kentavious Caldwell-Pope da Detroit, garantisce ai Lakers ampio spazio di manovra per la ricca free-agency 2018 (James, Westbrook e George sono solo alcuni dei nomi illustri che l’animeranno) pur mantenendo una squadra non necessariamente da buttare per la stagione a venire.
Tuttavia, il presente e il futuro dei Los Angeles Lakers non passa certo attraverso questi movimenti di mercato, bensì dal Draft, al quale con la seconda scelta assoluta i gialloviola hanno come pronosticato “assunto” Lonzo Ball, point guard a trecentosessanta gradi da Chino Hills, contea di San Bernardino… LA.
E’ nella versatilità, nell’estro e nel talento del neo-MVP della Summer League che i Lakers ripongono le speranze di un radioso rebuilt, per tornare ai fasti abitudinali in quel di Los Angeles; sì insomma: “a whole new Ball game” rispetto al trend negativo degli ultimi anni.
Punti forti e punti deboli
Le maggiori difficolta che interessano i Lakers provengono per di più nella capacità collettiva di proteggere la propria metà campo. Nella stagione 2016/17 la sponda gialloviola di Los Angeles si è piazzata ultima per efficienza difensiva e ultima per differenziale fra punti segnati e subiti (-6.9), concedendo agli avversari anche la più alta percentuale dal campo (48.3%). Questi dati evidenziano come difensivamente i Lakers abbiano arrancato e rischino di continuare su questa falsa riga nel caso in cui coach Walton non riesca ad aggiustare anche cose basilari come le rotazioni o la protezione del ferro (appena 28esimi per stoppate a partita: 3.9). Lo stesso allenatore può essere annoverato fra le incognite stagionali, gruppo preoccupanti, data la scarsa esperienza da head coach e l’incapacità mostrata lo scorso anno di reagire al pantano in cui nella seconda parte di stagione la franchigia era incappata. Persino la chimica di squadra non può passare inosservata parlando di punti deboli, in quanto solo 20.9 sono gli assist distribuiti dal team a partita (26esimo posto nella Lega) e palesano come ancora il gruppo sia acerbo e privo di un’identità ben definita. A questo proposito, la personalità e l’atmosfera che circondano la figura di Lonzo potrebbero esser funzionali ad orientare un nuovo viso per i Lakers del futuro.
Sul versante prettamente tecnico, la sostituzione di Mozgov con Lopez gioverà sicuramente al fatturato offensivo, compresa la percentuale da dietro l’arco, ad oggi assestata su di un poco glorioso 34.6%, senza nulla togliere con ciò alla protezione dell’area, anzi… Anche il sacrificio di Russell in quest’ottica sembra essere stato una scelta azzeccata. Il numero 0 non vantava grandi capacità di contenimento, cosa che invece Ball pare possedere di più. Con la partenza di D’Angelo, Lonzo avrà sin da subito l’occasione di esordire in quintetto titolare e dare prova già dal primo match delle proprie qualità di passatore, ma soprattutto realizzative, attaccando il ferro e, meccanica di tiro permettendo, anche da 3 punti.
Caldwell-Pope invece contribuisce ad allargare gli spazi e sostenere le operazioni offensive nei momenti di bisogno. Al momento, cosa ancor più importante per i Lakers però è ottenere continuità al tiro dal giovane Ingram, mantendosi un difensore sopraffino, utilissimo proprio là dove come osservato Los Angeles fatica di più. Quest’anno sarà uno snodo cruciale anche per giocatori come Clarkson e Randle, chiamati a contribuire in maniera significativa o prepararsi a fare le valigie quando l’estate sarà di nuovo alle porte.
SCENARIO MIGLIORE: la stagione 2017/18 si prospetta per i Lakers come un banco di prova per preparare eventuali anni di gloria futuri. Gli scenari si diversificano tenendo conto di questo fatto, che può essere considerato un postulato. Detto ciò, solo nella più rosea delle ipotesi i Playoffs ad Ovest sarebbero afferrabili, a causa del numero spropositato di squadre attrezzate e ben organizzate. Per Los Angeles sarà fondamentale prima di tutto superare il tetto delle 30 vittorie e questo sarà possibile solo se Lonzo Ball si dimostrerà meritevole di avere le chiavi della squadra in mano sin da inizio stagione, così come cruciale in tal senso sarà assistere alla definitiva consacrazione di Ingram. Gli innesti (passeggeri?) di Lopez e Caldwell-Pope saranno chiamati ad integrarsi al gioco dei giovani futuribili e contribuire con la propria esperienza ad orientarli nella crescita. Se così sarà e i Lakers riusciranno a schierare una difesa più efficiente e solida, allora si può puntare a chiudere a ridosso delle piazze che contano, esclusi magari dalla griglia post-season per un massimo di 5 vittorie.
SCENARIO PEGGIORE: nel caso in cui il lavoro difensivo su tutti non riesca ad essere incisivo come si spera e Ingram non si dimostri ancora pronto per tenere il campo 30/35 minuti (i dubbi aleggiano più su di lui che su Ball a causa del fisico ancora palesemente acerbo del prodotto di Duke), allora i Lakers si ritroveranno ad affrontare una situazione di striscia negativa analoga all’anno passato. A questo punto sarà fondamentale che Walton dimostri perizia nel non lasciare che ciò acuisca i problemi e scoraggi i giocatori, ma tentare di risollevarsi facendo leva sulle difficoltà per cementare una mentalità resiliente identificativa (Post-Mamba Mentality?). Se anche questa soluzione dovesse fallire, allora a Los Angeles non resterebbe che aspettare l’estate, cercando di limitare i danni a 50 sconfitte.
PRONOSTICO: più di 35 W, 9° ad Ovest e tanto, tantissimo appeal per la free-agency 2018…
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Sembrano un bel mix questi nuovi Lakers, secondo me però c'è parecchio su cui lavorare...assomigliano ai 76ers, un bel mix di giovani con un veterano a far da chioccia (Lopez da una parte e Redick dall'altra), secondo me possono aspirare ai Playoff.
Io rileggerei il post se fossi l ' autore....