Anthony Bennett è all’ennesima ultima fermata di una carriera NBA che sin qui ha regalato, a lui e a chi si aspettava di aver trovato il nuovo Larry Johnson, solo insoddisfazioni. I Phoenix Suns, nonostante l’etichetta di bust che ormai contraddistinguerà Bennett per sempre – a meno di più che miracolose redenzioni tecniche – hanno deciso di firmare l’ex prima scelta assoluta (Draft 2013) con un contratto non garantito.
NON È FINITA FINCHÉ NON È FINITA
Bennett, paradossalmente, entra pure nel contesto ambientale perfetto per tentare un’improbabile correzione di rotta. I Suns sono una squadra giovanissima e con poche ambizioni nel breve-medio periodo. I competitors per i due spot di ala non mancano, ma sono tutti giocatori acerbi o dal talento ancora da testare ad alto livello (tranne il sempre solido veterano Jared Dudley). Nessuno, tra i vari Josh Jackson, Marquese Chriss, Dragan Bender e TJ Warren ha le stimmate dell’inamovibile (Jackson sì, ma solo previa super-maturazione offensiva).
Spazio potrebbe essercene. Pazienza sicuramente no. Bennett, se vorrà tentare di correggere la rotta di una carriera sin qui tutta storta, dovrà giocare al massimo ogni minuto concesso. Le desolanti medie di 4.4 punti e 3.3 rimbalzi in carriera parlano per lui. Vedremo se i Suns si dimostreranno lungimiranti o se saranno l’ennesimo team a combattere contro il mulino a vento Bennett.
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