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Minnesota T’Wolves Preview: Winter’s coming…

Punti forti e Punti deboli

Per correggere i malfunzionamenti presenti nella scorsa stagione Thibodeau, che è anche il General Manager della franchigia, poteva ricorrere a diverse strategie. Dal credere nei giovani lavorando su possibili aggiustamenti a cercare giocatori complementari per far risaltare i pregi dei talenti a roster nascondendone le magagne; si poteva essere pazienti e lavorare di fino per smussare gli errori commessi nella passata stagione, ma per un franchigia che aspetta la post-season da tredici anni ed un capo allenatore con la voglia di rivincita (gli anni di Chicago sono stati oggettivamente pieni di sfortuna) la pazienza serve a poco. Thibodeau ha deciso di agire senza mezze misure, sfruttando l’estate per cedere i giocatori che non gli sembravano idonei al suo progetto per farne arrivare di nuovi più forti, ma soprattutto più esperti e che possibilmente conoscessero già i suoi metodi. Infatti nella notte del draft, Minnesota ha subito alzato la temperatura muovendosi per Jimmy Butler, in una delle trade più significative dell’estate.

Back together! (Credits to Pioneer Press)

L’arrivo di Butler comporta svariate cose. La prima è che Thibodeau aveva perso fiducia in LaVine e Dunn, entrambi usati come contropartite nella trade con Chicago, e che il progetto degli Young Big Three era definitivamente accantonato. La seconda è che i T’Wolves aggiungono uno dei giocatori più forti della NBA, un all-star fatto e finito, con due anni ancora di contratto e tutta la voglia di renderlo un giocatore fondamentale dei prossimi anni. Butler è un figlioccio per Thibodeau, che lo ha già allenato a Chicago, e porterà tante cose fondamentali alla sua nuova squadra: esperienza, difesa (permettendo a Wiggins di non occuparsi dei giocatori di punta, cosa che accadeva nella passata stagione), leadership e personalità quando ci sarà da prendere un tiro pesante (togliendo pressione allo stesso Wiggins, che adesso è il terzo giocatore in un’ipotetica gerarchia). Quello che Butler non garantirà è una migliore gestione delle spaziature, visto il suo 33.7% da tre in carriera e il bisogno di avere spesso la palla in mano per essere pericoloso offensivamente. Dopo la firma della stella di Chicago infatti sono arrivati anche Jeff Teague, Taj Gibson e Jamal Crawford. Mentre Gibson andrà a rinforzare il reparto dei lunghi, ed è un altro pretoriano di Thibs (oltre ad un eccellente veterano e compagno di squadra, l’ideale da mettere vicino a gente come Towns, Dieng e il nuovo arrivato Justin Patton), gli altri due avranno il compito di far girare rispettivamente il primo e il secondo quintetto. Teague arriva come sostituto di Rubio, ceduto agli Utah Jazz, mentre l’esperienza dalla panchina di Crawford servirà a non far inceppare l’attacco quando i big dovranno riposare. Entrambi però non arrivano al 36% da tre e non sembrano l’ideale da mettere accanto a giovani ― viene da pensare soprattutto a Wiggins ― che non sono affidabili dal perimetro e che hanno di conseguenza bisogno di un campo ben allargato per essere efficienti.

Quello che però può fare Butler è far saltare col tritolo la difesa avversaria. Anche negli ultimi due minuti in una partita in bilico.

L’idea di Thibodeau è stata quella di assemblare la quantità maggiore di talento possibile, giocatori esperti che gli permettessero di vincere da subito. Quello che resta da vedere sarà la chimica che verrà fuori. In una NBA sempre più incanalata verso una rivoluzione culturale ancor prima che tecnico-tattica, i Minnesota T’Wolves rappresenteranno una controtendenza notevole. Minnie sarà una squadra quasi certamente ancora più brutta da vedere, sporca, ruvida: una di quelle squadre contro la quale non vorresti mai giocare insomma. Che ti mette le mani addosso, che ti fa penare anche per segnare un canestro facile e contro la quale davvero non ti diverti a giocare.

Saranno a tratti impareggiabili per tonnellaggio, con la possibilità di schierare delle line-up ― come Butler, Wiggins, Bjelica, Gibson, Towns ― mastodontiche, atte a controllare i tabelloni (fondamentale in cui Minnesota rischia di fare davvero paura) e stritolare gli avversari in difesa, dove sarà di vitale importanza trovare subito la quadratura del cerchio. L’arrivo di Gibson permetterà a Towns di giocare maggiormente dentro l’area, con Dieng in uscita dalla panchina, e aiuterà la protezione del ferro; gli esterni dovranno essere aggressivi sulla palla spingendo dentro gli avversari che si ritroveranno la strada sbarrata dalle braccia dei lunghi. Reggere difensivamente sarà fondamentale per una squadra che la scorsa stagione giocava partite da appena 97 possessi, così come lo sarà trovare punti in transizione. Soprattutto, sarà interessante capire la configurazione offensiva della squadra.

Quando Minnesota riesce a trovare fluidità in attacco diventa irresistibile anche per una delle difese più organizzate della lega. Soprattutto la presenza di Bjelica e Muhammad sull’arco garantisce una pericolosità maggiore, costringendo gli avversari ad aprirsi maggiormente.

Minnesota aveva bisogno forse di aggiungere maggiore versatilità in difesa. Nella scorsa stagione il migliore per Defensive Rating è stato Bjelica (con lui in campo 103.4 punti subiti su cento possessi). Ma la situazione migliorerà in questa stagione; magari non da subito, ma lo farà, con Thibodeau che vorrà fare della difesa il vero punto di forza in più di questa squadra. Ma si può dire lo stesso per l’attacco? Riusciranno i T’Wolves a mantenere l’efficienza vista nella passata stagione? Innanzitutto si dovranno capire i ruoli. Teague è una point-guard abile nel giocare il pick-and-roll ed è quasi scontato che il gioco-a-due tra lui e Towns sarà presente nel loro playbook. Quello che però Teague non garantisce è di essere un tiratore affidabile quando la palla graviterà nelle mani degli altri, e c’è il pericolo che le difese avversarie lo trattino come facevano con Rubio un anno fa.

Minnesota ha in Butler e Wiggins due giocatori in grado di procurarsi un vantaggio sistematico da situazioni di post, con entrambi che possono ottenere dei cambi favorevoli e bullizzare i diretti avversari. Ma anche qui quello che preoccupa è se avranno lo spazio sufficiente per farlo. Una possibilità potrebbe essere quella di far spaziare il campo ai lunghi, con gente come Bjelica, Muhammad e Towns a giocare fuori per permettere agli esterni di trovarsi un’area più aperta per sfruttare la loro superiore forza fisica. Può essere un’alternativa, ma di certo non sarà l’unica, considerando soprattutto le straordinarie doti di Karl-Anthony Town nelle ricezioni spalle a canestro. La sua ulteriore crescita sarà un altro punto di forza dei nuovi Timberwolves. Già adesso è in grado di fare tutto, ha un fisico possente ma agile per sbarazzarsi di ogni tipo di difensore e le sue ricezioni in post sono tanto produttive per lui quanto per i compagni, vista la grandissima visione di gioco e un QI cestistico spropositato per un ragazzo della sua età. Nella scorsa stagione il suo rendimento è stato ancora un tantino troppo ondivago, ma la sensazione è quella che ― escluso Embiid ― sia lui il centro più dominante della lega, adesso e in prospettiva, oltre ad essere la pietra angolare su cui costruire il futuro della franchigia.

Semplicemente mostruoso.

La sua convivenza con Butler (nonché il loro pick-and-roll) sarà una delle cose più interessanti della prossima stagione. Chi potrebbe davvero esplodere grazie all’arrivo di Butler è Andrew Wiggins: finalmente liberato dalle pressioni e con le attenzioni delle difese avversari rivolte altrove, il canadese potrebbe risultare letale, soprattutto se dovesse migliore il suo jump shot. Se al contrario il suo talento dovesse ancora dipendere dalle serate di luna buone, la sua presenza (oltre al suo nuovo contratto) rischiano di essere un fardello di non poco peso per le speranze future dei T’Wolves. Minnesota ha scelto di aggrapparsi al talento del proprio roster e alla capacità del proprio allenatore di metterlo assieme e modellarlo rendendolo la caratteristica di una squadra indigesta per chiunque. Una squadra con dei difetti tangibili e facilmente individuabili, ma con un potenziale di fuoco di altissimo profilo e con una grande voglia di iniziare a scalare le gerarchie della propria Conference.

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Pubblicato da
Niccolò Scarpelli

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