What a masterpiece!
Come già anticipato, nel momento stesso in cui Melo metterà piede al campo di allenamento di OKC, questa sceneggiatura prenderà le sembianze di un revenge-movie collettivo. Prima, però, bisogna fare un riferimento al colossal biblico che ha visto il proprio set nell’Oklahoma.
Sam Presti ha le sembianze messianiche di chi, dopo aver perso negli anni Harden, Durant ed Ibaka, è riuscito prendere una squadra che sembrava aver forzato tutte le proprie scelte e sovraccaricato il proprio cap alla ricerca di una competitività ormai introvabile trasformandola in un nuova fonte inesauribile di hype. Un’estate-capolavoro di un uomo capace di trasformare l’acqua in vino pregiato: due dei migliori giocatori della lega hanno raggiunto l’MVP Russell Westbrook in cambio di Oladipo, Sabonis, Kanter e McDermott. Per farvi capire quale capacità abbia Presti di moltiplicare i pani e i pesci: Paul George, anche se in scadenza, è addirittura giunto come contropartita dello stesso pacchetto che 12 mesi prima era arrivato in cambio di un Ibaka nella medesima situazione contrattuale. Sam Presti è determinato a condurre i Thunder oltre il deserto nel quale sembravano destinati a finire. A dare l’idea di quanto OKC possa sembrare un popolo in cammino alla ricerca della giusta via, possono bastare le dichiarazioni di Kanter, agnello sacrificale sull’altare della trade-Anthony.
Il senso di appartenenza per i Thunder non svanisce. (Credit to Bleacher Report)
Il prossimo passo dovrebbe essere la consegna a Russell Westbrook delle sacre tavole della legge sotto forma di rinnovo multimilionario. Un rinnovo che appare ormai vicinissimo: Presti ha dimostrato all’MVP della lega ciò che è in grado di fare, candidandosi in maniera dispotica al titolo di GM dell’anno. Russell il liberatore deve solo aver fede.
OKC Unchained
Come ormai avrete capito, tutti ad Oklahoma City hanno voglia di vendetta. Malgrado io non sia un amante della logica per cui i giocatori impegnati in una partita dovrebbero assomigliare ad antagonisti con le pistole puntate in uno stallo alla messicana, l’aria che si respira ad OKC consultando i social è questa. Westbrook, malgrado le riappacificazioni, deve vendicare lo smacco subito da Durant un anno fa e reiterato quest’anno. Carmelo deve riappropriarsi della propria credibilità, vendicando anni di angherie diffuse. E Paul George -pur non avendo nessuno contro cui puntare realmente il dito- ha la fame atavica di chi per anni ha vissuto nell’ombra di LBJ in una Eastern Conference sempre meno attraente e ha scelto di migrare nel selvaggio West. Se a loro tre sommate un gruppo a digiuno di vittorie capitanato dal baffo cattivo ed arrabbiato di Steven Adams, è evidente come i Thunder possano trasformarsi in una polveriera di emozioni pronta a detonare.
Non fatevi distrarre dalla sua simpatia: Steven Adams sa essere davvero durissimo.
La strada della vendetta però è come sempre piuttosto tortuosa. Nella scorsa stagione, Westbrook, George e Melo sono stati tre dei primi venti giocatori per Usage% dell’intera lega: appare evidente che ciascuno dei tre dovrà scendere a patti con sé stesso per garantire ad OKC una stagione realmente competitiva. Su tutti, probabilmente, sarà proprio Carmelo a dover effettuare il cambiamento maggiore. Un cambiamento definitivo gli sarà richiesto, innanzitutto, a livello di posizione in campo. In questi Thunder, Melo dovrà essere un’ala forte, certo un 4 moderno, ma pur sempre un quattro vero.
Paul George nel suo prime è inamovibile dallo spot di Small Forward e con Andre Robertson costituisce una coppia difensiva versatile e soprattutto fortissima. La sua capacità di fungere da portatore di palla aggiunto può risultare decisiva per dare maggiori opzioni ad un attacco che, con il benestare di Westbrook, potrebbe aver moltiplicato in maniera esponenziale le proprie armi. Melo in primis potrebbe trarne giovamento: ha 33 anni, il suo prime è alle spalle, non ha più la rapidità di piedi per stare con le ali piccole della lega e il suo primo passo (comunque favoloso esteticamente) potrebbe non essere più sufficiente a battere i tre iper-atletici di questa NBA. Giocare da stretch four nei quintetti con George, riducendo il suo enorme numero di isolamenti e giocando una quantità considerevole di pick n’ pop con George e Westbrook in modo tale da coinvolgere i 4 avversari per poterli battere con il suo proverbiale primo passo o punirli con una tripla sembra il modo migliore per allungare la sua infinita striscia di stagioni sopra i venti punti di media pur mettendosi al servizio di un team che, comunque, potrebbe ricorrere alla sua indole-clutch nei finali di partita.
Non male per un non-vincente.
Immaginate che incubo debba essere difendere un pick n’roll che comprenda due delle tre stelle con la terza in agguato sul lato debole, pronta a chiudere al ferro o a prendere un comodo tiro da tre.
Inoltre, Melo è ancora uno dei migliori della lega nel giocare in post basso e creare separazione tra sé ed il proprio difensore, è un più che discreto rimbalzista ed ha una stazza che, qualora dovesse aver voglia, potrebbe garantirgli di difendere usando il corpo sui 4 avversari. Potenzialmente la sua definitiva transizione allo spot di stretch four può regalarci ancora qualche stagione divertente di uno dei talenti più fulgidi ammirati in questo millennio.
Tutto lo sconfinato repertorio di Carmelo Anthony spalle a canestro.
Non è da sottovalutare, poi, l’opzione che prevede un Anthony usato da leader di un quintetto pieno di giocatori della second unit: con Andre Roberson da guardia e Patrick Patterson da ala grande, Melo potrebbe concedersi ancora qualche minuto a partita da tre, stabilendo una simbiosi composta da tre elementi che sopperiscono a necessità comuni, e vedendo i suoi compiti difensivi alleggeriti dall’attitudine degli altri due. Un’opzione che coach Billy Donovan sicuramente esplorerà e che consentirà ai Thunder di integrare al meglio un giocatore dall’ego piuttosto marcata.
Ah, ovviamente Anthony tira anche i liberi meglio di Roberson.
L’aggiunta di Melo (e di George) sarà fondamentale inoltre per dare più minuti di riposo a Westbrook, cosa impossibile anche solo da pensare l’anno scorso con la squadra che andava a picco non appena il numero 0 si sedeva.
Teoricamente la convivenza delle tre stelle di OKC non è, poi, impossibile. Ma la finestra temporale a disposizione del terzetto è ristrettissima. Russell Westbrook riuscirà, in una sola stagione, a placare i propri istinti che lo portano a prendere in ostaggio l’attacco dei Thunder? Paul George capirà che può essere una stella anche curando aspetti meno evidenti del proprio gioco? E Carmelo accetterà tutti i compromessi ai quali i nuovi compagni di spedizione lo costringeranno? Una stagione può essere un lasso di tempo tanto ampio quanto fugace per trovare risposte. Delle risposte che, anche se trovate, potrebbero non bastare. Il sapore della vendetta, però, è davvero troppo dolce per non provare a trovare la retta via.