Mentre per l’inizio di questa preseason diverse squadre (Nuggets, Lakers e Timberwolves) hanno deciso di unirsi alla protesta contro le dichiarazioni del presidente Trump, i Golden State Warriors, probabilmente una delle squadre più trasparenti e schiette dell’NBA, hanno preferito fermarsi alle parole.
Durante l’inno nazionale, infatti, i campioni in carica hanno cantato normalmente, senza magliette particolari, braccia incrociate o inginocchiamenti, consapevoli di aver già fatto del loro nell’opposizione ai commenti di Donald Trump.
Draymond Green ha, infatti, spiegato a Chris Haynes di ESPN:
Abbiamo detto ciò che avevamo da dire. Tutti sanno da che parte stiamo. Non abbiamo bisogno di fare nient’altro per dimostrarlo. Tutti sanno da che parte stiamo.
Anche coach Steve Kerr ha spiegato:
Penso, comunque, dal mio punto di vista, che la questione vada al di là di questo. Non dobbiamo soddisfare nessuno perchè non importa cosa facciamo, noi comunque riceveremo delle critiche. Quindi davvero non ci interessa quello che gli altri dicono. Se i nostri ragazzi si fossero inginocchiati, le persone avrebbero detto “perchè vi inginocchiate?”. Stasera forse dicono “perchè non vi siete inginocchiati?”. Si tratta di noi. Sono molto fiero delle loro parole e delle loro azioni. A un certo punto noi dobbiamo solo giocare a basket, e finchè continueremo a lavorare e a competere e i giocatori contribuiranno alla società in molti grandi modi, questo sarà abbastanza.
In ogni caso, nessuno potrebbe dire che gli Warriors abbiano avuto un approccio distaccato alla questione Trump, e, proprio per questo motivo, Andre Iguodala ha aggiunto:
Penso che avessimo già fatto abbastanza. Abbiamo parlato di come avevamo fatto abbastanza e di come la pensiamo riguardo a certe cose. Sappiamo che le nostre voci si sono già fatte sentire.
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