Punti forti e punti deboli
Per una squadra che ha cambiato così tanto è difficile fare un’analisi basata sui numeri dell’anno passato. La scorsa stagione la lacuna per eccellenza era la mancanza di seconde opzioni offensive credibili all’iradiddio Russel Westbrook, costretto troppo spesso a fare tutto da solo (40.8% di usage su 34 minuti di media). Il problema quest’anno non dovrebbe sussistere perché offensivamente George e Anthony sono due mammasantissima in grado di produrre punti facilmente da numerose situazioni. Il problema semmai si capovolge. Riusciranno tutte e tre le Superstar a “fare un passo indietro” sul piano dell’ego per il bene della squadra? Le premesse ci sono: Westbrook, in quanto rappresentante dell’intera collettività di Oklahoma City, ha ancora il dente avvelenato e cerca vendetta; George esce finalmente da un contesto tecnico-tattico deprimente e può tornare a fare brillare le sue caratteristiche di all around player avendo un supporting cast all’altezza; Anthony arriva a OKC dopo un’estate tormentata che ha fatto nascere la leggenda di Hoodie-Melo.
Sul campo, però, come si integreranno le tre supernove dei Thunder? Il numero 0 ha dimostrato da tempo di dare il suo meglio con la palla in mano, libero di gestire il flusso del gioco. Il portatore di palla primario sarà quindi il nativo di Los Angeles, che non crederà ai suoi occhi. Dopo un anno passato ad affrontare difese arroccate in area non avendo uno straccio di tiratore credibile appostato quest’anno non sarà più così. Ad aspettare gli scarichi di uno dei penetratori più ingestibili della Lega ci saranno due giocatori eccelsi nell’arte del Catch&shoot. Sia Anthony che George sanno lavorare egregiamente lontano dalla palla e portano in dote numeri importanti. Entrambi hanno tirato con oltre il 43% dal campo nella passata stagione e il 42% dal 3 punti, dati ancora più interessanti se pensiamo alle paludi tecniche in cui erano affondati. Con un bloccante duro ed efficace come Adams pensare ad un ulteriore incremento della qualità di questi numeri non è utopia.
Isaiah finisce contro un muro sorto dal nulla nel suo pitturato. Per altre informazioni chiedere a Beverley. P.s. Se vi state chiedendo se il tiro è entrato sullo scarico di RW la risposta è Sdeng.
Paul George si offre alla squadra come un coltellino svizzero multi-uso. Facile pensare ad un suo utilizzo come secondo portatore designato anche con lo #0 in campo date le buone qualità del suo playmaking, ancora più facile pensarlo come la vera chiave di volta per la fase difensiva di Oklahoma. PG porta in dote un preziosissimo talento difensivo in grado di occuparsi del giocatore più pericoloso delle squadre avversarie. Lui e Roberson formano una delle coppie di esterni più versatili e interessanti della Lega, in grado di mascherare anche i limiti di Carmelo e di Russell (a proposito, sai mai che con qualche energia in meno impegnata in attacco e qualche motivazione in più l’MVP si trasformi anche in un difensore discreto…).
Difficile invece prevedere l’impatto di Anthony su questa squadra. Molto dipenderà dalla testa con cui ha deciso di andarsene dalla materna New York per approdare in una terra tutt’altro che glamour e scintillante. Le capacità di scorer di Anthony sono note a tutti, le sue signature moves pure. Proprio quegli infiniti possessi passati in post dovranno essere limitati dall’ex Knicks per evitare di fare stagnare un attacco che necessità di lavoro e rodaggio in vista della parte più impegnativa dell’anno. Nulla però vieta a OKC di inserirli nel proprio playbook dei finali di partita punto a punto e, ancora più interessante, di una eventuale second-unit con Melo circondato da gregari, anche per saziare la sua sete di protagonismo. In tal senso il #7 potrebbe essere l’uomo giusto a cui chiedere canestri facili in qualsiasi momento della gara.
No, Melo non è arrivato a OKC per uscire dalla panchina.
Il quintetto iniziale dei Thunder proporrà sostanzialmente quattro esterni da giostrare sui rispettivi avversari e Adams a presidiare i tabelloni. Proprio il controllo dei rimbalzi è uno dei punti forti della squadra dell’Oklahoma, leader statistica per rimbalzi presi della scorsa stagione. Un dominio destinato ad amplificarsi con l’aggiunta di altri due rimbalzisti importanti come George e Patterson.
La panchina è stata allungata in maniera più che discreta. La firma dell’ex Raptors, dimenticata dai più dopo l’arrivo di giocatori decisamente più mediatici di lui, rischia di essere un fattore determinante per le chance da titolo dei Thunder. Tralasciando le cifre (qualcuno ha detto Sam Presti GM dell’anno?) Pat Pat in uscita dalla panchina aggiunge un lungo finalmente in grado di spaziare il campo ed essere una minaccia credibile dalla linea da 3 punti (36.8% in carriera). Felton si propone come un back-up di esperienza in grado di dare qualche minuto di ossigeno a RW senza fare fermare completamente la produzione offensiva dei suoi, come succedeva l’anno scorso.
Dopo le aggiunte del mercato estivo l’obbiettivo più o meno dichiarato di OKC è la conquista del titolo, o quantomeno la dimostrazione di potersela giocare alla pari con i Warriors. Le strade che potrebbe percorrere coach Donovan sono sostanzialmente due. Potenzialmente potrebbe sperimentare un quintetto piccolo da utilizzare contro la Death Lineup di Golden State, con Westbrook, Roberson, George, Anthony e Patterson a cambiare sistematicamente contro una squadra abituata a farlo da ormai tre stagioni consecutive. La scelta opposta è quella di provare ad imporre un dominio fisico alla partita, con un quintetto estremamente alto volto al controllo dei tabelloni e quindi del ritmo della gara. Un quintetto con Westbrook, George, Anthony (o Roberson), Patterson e Adams assomiglia almeno lontanamente a quello con cui i Thunder erano andati ad un passo da eliminare Golden State prima dell’addio di Durant. I Warriors partono dunque ancora una volta con i favori del pronostico ma OKC ha le potenzialità per non dichiararsi sconfitta in partenza.