I Cleveland Cavaliers si presentano ai nastri di partenza della nuova stagione con tante facce nuove ma con lo stesso obiettivo degli ultimi anni: arrivare ad alzare il Larry O’Brien Trophy il giugno prossimo, proprio com’è successo nel 2016 che finora rimane l’unico anello conquistato dai Cavs. A sancirlo col canestro decisivo in gara 7 nella tana dei Warriors, quel Kyrie Irving passato in estate ai Boston Celtics e voglioso di brillare di luce propria, non più all’ombra di LeBron James.
Una perdita non da poco per i Cavs che punteranno in cabina di regia sui nuovi arrivati Derrick Rose e Isaiah Thomas, entrambi con un talento spropositato ma spesso alle prese con guai fisici. Il playmaker titolare sarà l’ex Chicago – anche perché IT è ancora ai box per il problema all’anca rimediato negli ultimi Playoffs – mentre a completare il backcourt nel quintetto base sarà Dwyane Wade.
Ad annunciarlo è stato il coach dei Cavs, Tyronn Lue, a margine dello shootaround mattutino della squadra. The Flash soffia così il posto di starter a J.R. Smith, che dovrà “accontentarsi” di essere la shooting guard in uscita dalla panchina. Il prodotto di Marquette non è più la pantera di un tempo ma, nonostante i 35 anni sul groppone, garantisce un rendimento di alto livello e soprattutto porta alla causa la sua esperienza da vincente.
Con l’inserimento di Wade, lo starting five di Cleveland acquisisce maggior solidità nella metà campo difensiva a fronte di una minor pericolosità dal perimetro in attacco. Una scelta dettata anche dall’attitudine del tre volte campione NBA con la maglia degli Heat di iniziare sul parquet le partite – soltanto in 11 occasioni in 14 anni nella Lega è uscito dalla panchina – e allo stesso tempo dalla capacità di J.R. di aggredire le gare cominciando dal pino, come dimostrato nel 2013 quando in maglia Knicks si aggiudicò il premio di Sixth Man of the Year.
Oltre al trio Wade-Rose-LeBron, completano il quintetto un altro volto nuovo come Jae Crowder e Kevin Love che però passa da ala grande a centro, con Tristan Thompson relegato anch’egli a partire dalla panchina. Le soluzioni non mancano, sta a Lue trovare le giuste alchimie