Punti forti e punti deboli
Non si può che cominciare una qualsiasi discussione sui Rockets 2017-2018 affrontando il mastodontico Zach Randolph nella stanza: come coesisteranno James Edward Harden Jr. e Christopher Emmanuel Paul?
D’Antoni sta in realtà vivendo nel suo sogno più bagnato. Per tutti e 48 i minuti, un futuro Hall of Famer sarà il gestore del suo attacco e le possibilità coi due assieme sono infinite, come scrive il sempre ottimo Kevin O’Connor di The Ringer. Come la squadra perfetta di Guardiola sarebbe composta da undici centrocampisti, secondo D’Antoni “Più guardie hai in campo meglio è. Non si possono avere troppe guardie, mai si può allenare ragazzi troppo intelligenti. Non ci sono mai troppe stelle” afferma convinto durante la conferenza stampa di presentazione di Paul.
Il pezzo di O’Connor ricorda subito una cosetta estremamente interessante: l’efficacia di James Harden lontano dalla palla. Il Barba è stato il giocatore con lo Usage Rate maggiore la passata stagione, dietro ovviamente a Westbrook, con un 35,1 assai ball-stopper. Non è raro vedere Harden fermare tutto, andare sull’Everest col proprio difensore e arrostirlo con magie di footwork e jumpers dalla luna. Eppure Harden era un mostro nell’attaccare il close-out difensivo una volta che Durant e Westbrook muovevano la difesa. Lo stesso vantaggio che, spera D’Antoni, genererà Chris Paul. Nella situazione sottostante, la palla è nelle mani di Gordon in ala. CP3 crea un vantaggio non battendo il diretto marcatore, ma bloccando per Harden. Il passaggio sarebbe intercettato da un difensore NBA, ma il concetto è chiaro: usarli entrambi off-the-ball significa creare quasi spontaneamente vantaggio per loro stessi e per i loro compagni, siccome l’attenzione di un difensore a-palla-lontana è ben minore.
É dura da credere che due dei giocatori col maggiore feel for the game e un IQ spropositato non riescano a trovare una chimica giusta. Alcuni avversari non saranno spazzati via solo dalla qualità superiore dei Rockets: si devono appunto trovare nuove misure, l’abito tattico dev’essere ricucito. Il che è più facile, penserà D’Antoni, se il nuovo modello cui far accorciare la manica è Chris fuckin’ Paul. Sarà intrigante vedere in che modo li userà assieme, ed è lecito aspettarsi di tutto da una mente bizzarra e rivoluzionaria. Un quintetto piuttosto estremo visto in pre-season ha compreso Mbah a Moute da 4 e Tucker da 5: Il Baffo non si è mai posto limiti sul quanto abbassare i propri quintetti. Specialmente per questi ultimi due, inoltre, il minutaggio potrebbe dipendere non tanto dalla difesa, ma dalla percentuale oltre l’arco. D’Antoni difficilmente permetterà a due non-tiratori di condividere il campo, siccome il Sistema Baffo si basa su spazio, distanze tra giocatori, let it fly. Trovassero anche solo il modo di non venire ignorati negli angoli sarebbe oro per i Rockets. Se Zhou Qi poi si rivelasse fisicamente passabile, inoltre, avere un Porzingis con gli occhi a mandorla che apre il campo e difende dev’essere libidinoso per l’Allenatore dell’Anno 2016-2017.
Persa dalla panchina la risorsa (?) Lou Williams, verrà chiesto un ulteriore balzo in avanti al Sesto Uomo dell’Anno in carica, Eric Gordon. In oltre mezz’ora a partita, Gordon ha tentato quasi nove triple e lo ha fatto senza sacrificare granché la precisione. Gli spazi aperti dalle due guardie potrebbero facilitare il compito di un 3&D solido come Trevor Ariza, che da quattro stagioni gioca circa 35mpg e abbassa costantemente le percentuali e i totali di realizzazione. Considerati gli infortuni che 82 partite di stagione regolare portano in dote, la rotazione dei Rockets prevede 9 giocatori: tutto il resto è da sperimentare. Trovare il Jonathon Simmons o il JaMychal Green di turno fra la spazzatura potrebbe consacrare Morey sul Mt. Rushmore dei GM della Lega con Myers, Buford e Presti.
Come #PointGod aiuta i giocatori di contorno: segnerebbe a nastro anche un invertebrato se è Chris Paul a passargli la palla.
Durante la scorsa stagione, James Harden ha registrato 99,2 tocchi di palla a partita (2° dietro Westbrook). Chris Paul era 8° in NBA con 86,2 (dati NBA.com). Se i numeri rimangono simili, semplicemente agli altri non rimane nulla. LeBron e Kyrie scorso anno hanno totalizzato 167,7 palpate alla sfera, Lillard e McCallum 151,2, Curry e Durant 139,7 per citare i numeri di alcune coppie che giocano discretamente assieme. La buona notizia è che il secondo giocatore che più teneva la palla in mano a Houston anno scorso (Beverley, per la metà esatta del tempo concesso a Harden) se n’è andato ed è stato rimpiazzato da un attaccante dieci, cento, mille volte meglio.
Un ottimo segnale di ambientamento è fornito dalla gif qua sotto. Harden inizia l’azione, indica a Capela di passare per CP3 e quando la palla passa da due giocatori del genere in linea di massima accadranno cose. La palla si muove da destra a sinistra, Tucker attacca il close-out e Capela si fa trovare pronto ad inchiodarne due.
La sgasata di CP3 al centro del pitturato è stata possibile grazie alla pericolosità dall’arco di Ariza e dall’angolo di Tucker, che ha costretto i loro marcatori a non perderli di vista. Il che ci porta a parlare di…
Gli Houston Rockets 2016-2017 hanno tirato oltre l’arco in catch-and-shoot quasi la metà delle volte: 46,3%, una percentuale che spazza via il record precedente (sempre loro, registrato due stagioni prima). É esattamente ciò che aveva in mente coach D’Antoni quando implementò la Seven Seconds or Less a Phoenix. Un concetto semplice: segnare a valanga, scrive Mark Titus. Grazie ad uno stile hardeniano (ovvero drive-and-kick e si spara anche da undici metri) nell’ultima stagione hanno tentato 2146 triple in situazioni di catch-and-shoot, 164 più dei Cavs secondi per 3pa: esattamente due in più a partita (Phoenix, ultima, si è fermata a 1272). Houston ha convertito percentualmente bene in queste situazioni (7° nella Lega), meno se ampliamo il campione statistico a tutte le 3306 triple stagionali (15°, per SportVU). Inutile sciorinare altre cifre: una squadra che tira tanto dai 7,25 metri convive con le percentuali. Se la palla entra, la vita è bella, altrimenti si fa notte.
Eh grazie, direte voi, se la palla non entra nel cesto è bello che inutile (qualcosa da aggiungere, ItalBasket 2017?). Eppure i Rockets hanno tirato col 38,6% nelle vittorie e il 29,6% nelle sconfitte: una differenza di 9,2 punti percentuale, la sesta più alta della Lega. (Ho calcolato questa differenza per ciascuna squadra nel 2016-2017 e vengono fuori dati interessanti: Golden State è la squadra che tira meglio quando vince – e vince tanto – e tira peggio quando perde – e perde poco. Grizzlies, Pistons, Heat, Rockets hanno un’oscillazione tra gli undici e i nove punti, assai significativa; per Clippers, Kazoos e Sixers non si arriva a quattro punti).
Furto con scasso di CP3 ai danni un Felton ingrassato. E se non ti accoppi in un nanosecondo in transizione contro questi…
Nei vari anni spazi angusti e spaziature sabotate, Chris Paul ha imparato a divincolarsi attorno al bloccante come nessun altro. Spesso utilizza il blocco più volte, usando qualsiasi trucchetto da prestigiatore per fregare l’avversario, tipo “farsi tamponare” o coglierlo fuori equilibrio e lucrare viaggi in lunetta. Sono scatti d’arte, piccole cose che rendono ogni guardia diverse da un’altra. Se Harden ha una cadenza tutta sua, Paul è raffinato e sotto controllo in ogni movimento. Piroette, sgommate, cambi di velocità, passaggi nashiani: CP3 è davvero forte. Per esportare la ballata dell’amore houstoniano servirà tempo e pratica. Capela deve ancora imparare tutto il repertorio di passi, ma siamo sulla buona strada.
Le difese avversarie pendono dalle gesta di giocatori come Harden e Paul. Le superstar hanno sempre un trattamento di riguardo dalle difese avversarie, che sia un raddoppio o una rotazione effettuata un secondo più velocemente. Finalmente Harden ha qualcuno che puoi tirargli via Kawhi Leonard di dosso, magari. Due stelle che si aprono voragini l’un l’altro significa più o meno questo:
Se non vi piace come passano la palla Paul (in questo caso) e Harden, non vi meritate Milos Teodosic in NBA.
Non dobbiamo mai dimenticare nemmeno quello dei due che non ha la palla. Di seguito il passaggio dritto sul denaro è di Harden, mentre il lavoro sporco lo fa Paul, che fa perdere a Dakari Johnson quell’istante utile a Capela per una tonica schiacciata al volo:
Precedentemente si parlava di difensori acchiappa-farfalle mente l’azione si sviluppa in un’altra zona di campo. É dura tornare a battere su questo tasto dolente, ma James Harden, amico mio, ti andrebbe almeno di provarci? Siccome l’anno scorso era il tutto rispetto all’attacco dei Rockets, passi qualche (si fa per dire) leggerezza difensiva. Ora che ha la possibilità di scaricare su CP3 parte del fardello creativo, è ora che pieghi un po’ il culo e si metta a difendere come Tony Allen comanda. Non si diventa Kawhi Leonard in un’estate, è vero, ma gente con mezzi atleticamente molto peggiori di Harden è riuscita ad essere un difensore accettabile per lunghi tratti di partita, anche in certune importanti (Curry o Reddick, ad esempio). Un altro fattore da non dimenticare, inoltre, è l’invecchiamento dei vari difensori sopra la media che hanno permesso ai Rockets, la scorsa stagione, un’efficienza difensiva nella media (dati ESPN.com). Ariza, Tucker, Mbah a Moute, Nené e lo stesso CP3 sono ultra-trentenni in procinto di superare (se non l’hanno già fatto) il prime atletico.
Questa pre-season era il posto giusto per far vedere ai critici che qualcosa è cambiato, che ti è scattato qualcosa in testa… Si sta parlando con te, James! Sei ancora attratto dalla palla come i bambini coi dolcetti e ti perdi il Felton selvatico in angolo. Sei ancora quello della laziness, Harden del mio tempo. Alcune cosucce, te lo concedo, possono essere figlie del sistema: qui Ryan Anderson preferisce spingerti via piuttosto che chiederti con le buone maniera se per favore puoi muovere le chiappe che Carmelo Anthony sul perimetro non andrebbe abbandonato. Nella gif sottostante, invece, sembri un perfetto idiota. E stai marcando B-Easy:
Clint Capela potrebbe essere l’ancora di una difesa un po’ incerumata. Migliorasse difensivamente, potrebbe davvero togliere parecchie castagne sul fuoco dei Rockets, che quasi per antonomasia producono fiamme offensivamente. Ti si sta chiedendo, Clint, di diventare l’Hakeem Olajuwon di metà anni Novanta in un’estate, che dici, è fattibile? Senza alcun tipo di pressione! Dream shakes a parte, il centro svizzero di origini angolane e congolesi ha concesso il 49,5% al ferro agli avversari nella passata stagione, il che lo piazza 13° tra i centri della passata stagione con almeno 20 minuti a partita, dietro Alex Len e Robin Lopez, ma davanti a DeAndre Jordan, ad esempio (è una classifica estremamente interessante, guidata ovviamente da Rudy Gob… NOO, da Joel Embiid, che se rimane sano non sappiamo cosa può succedere).