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Houston Rockets Preview: spiccare il volo

Dove eravamo rimasti?

Per i motivi più svariati gli Houston Rockets 2016-2017 sono stati una squadra innovativa, fresca, positivamente intrigante, ma anche alquanto bizzarra. Un breve elenco:

-Salutato il traghettatore J.B. Bickestaff, per la prima volta dopo un lustro a dirigere il training campo non c’è Kevin McHale. Dopo un anno di inattività e un altro da aiutante di Brett Brown ai Sixers, viene infatti assunto in panchina Mike D’Antoni, uno che da head coach ha fatto molto bene solo una decina di anni fa ai Suns.

-Il 3 Febbraio 2017, nell’intervallo di una partita che i Rockets vinceranno in OT contro i Bulls, viene ritirata la #11 di Yao Ming.

Un breve riassunto della stagione pazzesca di James Harden.

-Se Il Barba era l’alfa e l’omega dell’attacco dei Rockets, Il Baffo ha saputo costruirgli attorno un contesto perfetto nel quale Eric Gordon, Trevor Ariza e Ryan Anderson sparano a salve dall’arco, Capela blocca duro e rolla forte verso canestro, Nené e PatBev lottano duro, Corey Brewer e Lou Williams lucrano punti facendo caciara quando Harden si siede.

Unica cosa da aggiungere: ♥

-Terzi per PACE, secondi per efficienza offensiva, terzi per percentuale reale dal campo: un attacco irreale spesso non ha fatto il pari ad una difesa all’altezza. Un po’ perché la tua stella non ha proprio voglia, un po’ perché D’Antoni è come se una squadra prende tanti gol e chiama Zeman per sistemare le cose (da un bell’articolo possiamo esemplificare così il pensiero del coach: WHAT ABOUT THE DEFENSE? Spoiler: Fuck the defense).

-Il 16 dicembre Houston mette 24 (!) delle 61 (!!) triple tentate. Entrambi record NBA.

-Si chiude con una vittoria sui Minnesota Timberwolves, il 12 aprile, una stagione regolare da 55 vittorie, il terzo record di tutta la NBA. #3 seed ad Ovest, al primo turno di playoff annientano Russell Westbrook, ma non vanno oltre Gara 6 vs San Antonio.

-Il 28 giugno 2018 Houston spedisce Lou Williams, Darrun Hillard, Patrick Beverley, Montrezl Harrell, Sam Dekker, DeAndre Liggins, Kyle Wiltjer, $661k cash e una scelta al primo giro 2018 per prelevare dai Los Angeles Clippers Chris Paul, andando a formare la coppia di guardie migliore della Lega con qualche anno di ritardo. Il genio di Daryl Morey ha permesso ai Rockets di mantenere la mid-level exception, la bi-annual ed una significativa trade exception. Perché abbia inserito così tante pedine inutili solo all’apparenza lo trovate a questo link, che pure contiene una lontra che schiaccia a canestro. I Rockets, già ora, possono firmare CP3 con la mega-max-oltre-il-cielo da $205mln in cinque anni.

L’8 Luglio 2017 James Harden estende ulteriormente il proprio contratto: se eserciterà la player-option sull’ultimo anno, nel 2023-2024 guadagnerà quasi 47 milioni di dollari.

-Il 17 Luglio 2017 Leslie Alexander, lo storico proprietario che acquistò la franchigia nel 1993, decide di vendere. Il 5 settembre è tutto fatto: i Rockets passano al miliardario texano Tilman Fertitta per 2,2 miliardi di dollari, la cifra più alta spesa per qualunque squadra di qualunque sport.

Dopo tutto questo blaterare di cose note, i Rockets hanno un Chris Paul in più, tanti giocatori di contorno in meno, un Ryan Anderson che non sono riusciti a piazzare da nessuna parte. Morey si è mosso per quanto potesse sul mercato e, pur non arrivando a quel tanto agognato terzo violino di lusso, ha messo in piedi un supporting cast degno. Dopo sole 24 partite a Toronto, P.J. Tucker si è accasato a Houston firmano per $32mln in 4 anni. Mbah a Moute ha firmato per un solo anno al minimo per veterani. Altri giocatori di cui risentiremo parlare e che potrebbero guadagnarsi un posto in fondo alle rotazioni sono Chris Johnson (undrafted nel 2012 e G League aficionado), Troy Williams (undrafted 2016) e Cameron Oliver (undrafted all’ultima pescata). Zhou Qi è un progetto, nulla di più al momento, ma il classe ’96 cinese sta già sparacchiando da 3 (36,4% su 55 tentativi con gli Xinjiang Flying Tigers baby!) ed è quasi 22ocm: magari i Rockets ci tirano fuori un solido lungo di rotazione.

Blockbuster trade per arrivare a CP3 a parte, Morey non ha forzato la mano (i pezzi sacrificati stessi sono uno specchio di come uno dei migliori GM della Lega abbia voluto tenere intatto il core delle 55 vittorie della passata stagione). Ryan Anderson è sì un difensore pessimo, ma nel sistema spara-tutto-ciò-che-hai-in-mano di D’Antoni apre il campo alla grande. Nené e Capela saranno i lunghi tradizionali di una squadra che aprirà voragini là sotto. Proprio lo svizzero è l’unico significativo componente del roster ad essere nato negli anni novanta: Houston sta invecchiando e, come dire, il tempo [di vincere] è ora.

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Pubblicato da
Michele Pelacci

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