Punti forti e Punti deboli
Gli Spurs ripartiranno dalle certezze di sempre. Lo stile di gioco è sempre lo stesso e anche se oramai gli avversari dovrebbero essere più preparati, l’organizzazione e la pulizia tecnico-stilistica con cui eseguono partita dopo partita continua ad essere un rebus irrisolvibile. Le scorribande di Parker, l’extravaganza di Manu, il gioco in post di Aldridge ― anche anno scorso uno dei punti di riferimento del playbook di Popovich ― continuano a permettere a San Antonio di fare stagioni da 60 vittorie. Ma con le dirette avversarie che si sono molto rinforzate (Houston con CP3, Oklahoma con George e Anthony) i nero-argento dovranno alzare l’asticella. Tra i giocatori da cui si aspetta di più c’è sicuramente LaMarcus Aldridge. Ritenuto spesso troppo soft e al centro di tanti rumors nel corso dell’estate, gli Spurs hanno bisogno che Aldridge torni ad essere la macchina da punti vista a Portland e si prenda di forza quanto meno il ruolo di co-pilota della squadra. La sua comunque è una situazione da seguire con molta attenzione: alla fine della stagione Aldridge potrebbe decidere di uscire dal suo contratto, sempre che San Antonio non decida di cederlo prima. Sicuramente attorno a lui gira una grossa fetta della stagione dei texani.
Per quanto riguarda il ruolo di primo violino invece non ci sono più dubbi, appartiene a Kawhi Leonard. È oggettivamente difficile trovare parole per descrivere un ragazzo entrato nella NBA più che in punta di piedi (come progetto di 3&D da sviluppare) e che adesso si ritrova ad essere uno dei giocatori più dominanti al mondo, sicuramente il miglior two-way player della lega. La cosa pazzesca di Leonard è la sua capacità di migliorarsi di stagione in stagione, aggiungendo al suo software le skills necessarie per migliorare anche la propria squadra. Quando non era ancora il fulcro del gioco degli Spurs, Leonard ha affinato il suo jumper (grazie al lavoro del solito Chip Engelland, l’allenatore di tiro migliore in circolazione) diventando un tiratore più che affidabile dalla lunga distanza e perfettamente in grado sia di punire in catch&shoot sia di costruirsi un tiro da solo. Poi, una volta capito che sarebbe diventato lui la pietra angolare della franchigia, ha migliorato il suo ball handling, incrementato il suo playmaking. Ha ridefinito il suo gioco per poter assorbire un Usage% decisamente più alto ed è diventato una macchina ai tiri liberi ― conscio di dover andare più in area a prendere falli e trascinare la squadra. In quattro anni è passato da segnare meno di 13 punti a partita ai 25.5 della scorsa stagione. Una macchina.
Una delle ultime novità di KawhIOS 10.2: fermare gli avversari col pensiero per una schiacciata comoda comoda.
Ma la metà campo dove Leonard resta un giocatore venuto da un altro pianeta è quella difensiva. Kawhi è nettamente il miglior esterno difensivo della NBA, su questo non ci piove. Può permettersi di prendere in consegna il miglior giocatore avversario, ovunque esso giochi, e restare lucido nella metà campo offensiva. È talmente forte che in una partita contro i Kings ha letteralmente strappato la palla dalle mani di McLemore in due azioni consecutive, pace all’anima sua. E’ talmente forte che gli avversari, pur di non ritrovarselo tra i piedi, lo isolano in un angolo anche al costo di sacrificare il loro giocatore migliore, finendo per giocare 4 contro 4. Infatti quando Leonard è in campo gli Spurs subiscono 112.6 punti su cento possessi, quando Leonard si siede 102 soltanto. Penso possa bastare per spiegare il terrore che gli allenatori hanno di lui #KawhIsland.
Come togliere le caramelle a un bambino.
I veri problemi difensivi degli Spurs vengono dalla coppia di lunghi titolare, Aldridge e Gasol. Con loro in campo la difesa di Popovich collassa e mentre nella passata stagione c’erano Simmons e Dedmon a riportare il ph difensivo dei texani a livelli più accettabili, quest’anno la coperta sembra più corta. I nuovi arrivati non sono dei noti buoni difensori e la carta d’identità dei fedelissimi segna sempre un anno in più. Popovich dovrà trovare soluzioni alternative, e potrebbe usare la regular season come banco di prova per i tanti giovani a roster. Forbes ha fatto vedere buonissime cose alla Summer League, White e Blossomgame (scelti all’ultimo draft) sono ottimi prospetti; Bertans è un europeo bianco che difende forte ed ha un range di tiro pressoché illimitato, e non importa che ricordi la passione di Popovich per gli international che si impegnano (penso quest’anno lo vedremo molto più spesso in campo, watch out!); anche Kyle Anderson avrà l’ultima occasione prima della scadenza del suo contratto da rookie. Il suo è un progetto che gli Spurs portano avanti lentamente e scientificamente da anni, adesso dovrà dimostrare di aver finalmente finito l’addestramento.
Il giocatore da cui si aspettano grandi cose gli Spurs è però Dejonte Murray. Complice l’infortunio che costringerà ai box Parker fino almeno a dicembre lo spot di point-guard avrà tanti minuti da offrire, e dopo Patty Mills ― che probabilmente partirà titolare ― toccherà a lui. Murray è un giocatore ancora acerbo, che deve rifinire il suo gioco e migliorare in molti aspetti, ma ha un potenziale davvero interessate. Popovich l’ha buttato nella mischia negli scorsi playoff contro Houston in una situazione di emergenza e lui ha risposto presente; ha fatto vedere personalità da vendere e lampi offensivi notevoli (il teardrop gli viene già veramente bene). Difensivamente deve ancora migliorare e soprattutto ancora non ha minimamente un jumper, ma buon per lui è capitato nel posto giusto per questo.
Scorribanda e lacrima morbissima per chiudere la transizione. Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette.
San Antonio sembra comunque vicina all’ennesima mutazione della propria storia. Dopo due anni in cui Popovich ha schierato quasi sempre due lunghi puri nella prossima stagione anche nella città dell’Alamo si vedrà più small ball basketball. Probabilmente Popovich punterà di più su quintetti con Kawhi da Power Forward, scommettendo sul recupero di Rudy Gay, un giocatore che se sano ha sicuramente tanti punti nelle mani. Con Ginobili e Mills ad uscire dalla panchina a cambiare il ritmo alle partite e una batteria di giocatori che dovrà mettersi in mostra difendendo forte, San Antonio resta sicuramente una squadra solida e affidabile. Ma gli anni passano per tutti, e se Leonard si riscoprisse umano le cose potrebbero mettersi male.