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Boston Celtics Preview: tra sogni e realtà

Punti di forza e punti deboli

Se nella scorsa stagione la coralità e il gioco di squadra, uniti all’imprevedibilità di Isaiah Thomas, costituivano il leitmotiv degli schemi dei Celtics (25,2 assist distribuiti a partita, secondi solo a Warriors e Nuggets), quest’anno coach Stevens potrà contare anche sui fornitissimi arsenali offensivi messi a disposizione da Gordon Hayward e Kyrie Irving. Sebbene infatti l’ultima parola spetti come di consueto al parquet, i due sembrano avere le giuste caratteristiche per convivere in modo decisamente proficuo. Nel corso della sua lunga militanza a Salt Lake City, nonostante il livello non eccelso (con le dovute eccezioni) dei compagni che si sono avvicendati al suo fianco, Hayward non si è mai dimostrato un “mangiapalloni”, virtù che probabilmente l’ex Utah si porta dietro dai tempi di Butler, dove già allora un giovanissimo Brad Stevens predicava basket di qualità. Il suo mix di tecnica e atletismo servirà come il pane nel sistema corale predicato da Stevens, che in questo senso potrà fare affidamento anche su un realizzatore del calibro di Irving. Sebbene quest’ultimo sia fuggito dall’Ohio per prendere finalmente le redini di uno spogliatoio, nei suoi anni al fianco di James ha dovuto per forza di cose imparare a giocare il più delle volte off the ball, il che potrebbe tornare utile nei meccanismi offensivi della sua nuova squadra: a seconda delle situazioni, Irving potrebbe dettare il ritmo dell’azione o indifferentemente lasciare il pallone nelle mani dei compagni (a roster c’è anche un certo Al Horford, che ha dei difetti di cui avremo modo di parlare ma che a tutt’oggi è uno dei migliori point center in circolazione) per poi concludere l’azione.

Eppure, sono ancora diversi i difetti appuntabili a Irving e soci. Primo fra tutti, la doverosa ricerca di una chimica di squadra: sono tante le tessere del puzzle che Ainge ha arditamente cercato di cambiare nella speranza di arrivare a giocarsi le NBA Finals, ora sta a coach Stevens amalgamare al meglio gli elementi a sua disposizione, alla ricerca quel feeling che, tanto per fare un esempio che a Boston conoscono bene, gli stessi Cavs di James, Irving e Love hanno faticato a trovare nei primi mesi di convivenza. Inoltre, anche i meccanismi difensivi dei Celtics costituiscono allo stato attuale un grosso punto di domanda. Le partenze di Avery Bradley e Jae Crowder, coloro che dovevano difendere anche per conto di Isaiah Thomas, fanno pensare che Irving, non certo noto per la dedizione nella propria metà campo, non potrà permettersi le pause che spesso e volentieri Thomas si concedeva. In quest’ottica, la presenza in quintetto di Jaylen Brown e Marcus Smart potrebbe rassicurare gli animi, ma è pur vero che con questi ultimi in campo a pagare dazio potrebbe essere la manovra offensiva, dato che allo stato attuale nessuno dei due dispone di un tiro affidabile; per quanto riguarda invece Tatum e Hayward, il primo non sembra avere la giusta mentalità per poter far bene anche quando la palla è in mano agli avversari, mentre l’ex stella dei Jazz dovrà fare il salto di qualità anche in difesa, soprattutto in termini di costanza, se vorrà arrivare lontano. Ad ogni modo, l’account Twitter di Boston non sembra avere troppi dubbi a riguardo… problema risolto?

Un altro storico problema dei Celtics è costituito dai rimbalzi. Abbiamo già avuto modo di lodare l’intelligenza cestistica di Al Horford, ma l’età avanza per tutti e il suo atletismo, per altro non esattamente il suo cavallo di battaglia neppure negli anni migliori, è destinato a calare di primavera in primavera. La sua inconsistente presenza a rimbalzo è alla base dei pessimi risultati fatti registrare da Boston in questo fondamentale: i Celtics sono la ventisettesima squadra nella lega per carambole catturate, soltanto Mavericks, Bucks e Kings hanno saputo fare peggio. Oltretutto, Horford è uno dei pochissimi lunghi a disposizione di una squadra che, seppur in un’epoca in cui lo small ball fa la voce grossa, potrebbe incappare in seri problemi a livello di rotazioni. In ultima analisi, coach Stevens dovrà necessariamente migliorare le percentuali delle conclusioni da tre punti, divenute ormai imprescindibili nella pallacanestro moderna. Nonostante la grande mole di conclusioni tentate (33,4 a partita, valide per il gradino più basso di questo particolare podio), nella scorsa stagione i Celtics hanno tirato con il 35,9%, decisamente troppo poco per una squadra che punta al bersaglio grosso.

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  • Quest'anno I Celtics sono ancora distanti dagli Warriors, ma pur avendo sacrificato moltissimo, con gli arrivi di Hayward e Irving, con la scelta di Tatum e la conferma di Brown e Smart, hanno scommesso sulla loro combinazione di stelle affermate ancora giovani e giovanissime promesse, non solo p vincere un titolo nba, ma per provare a dominare per anni. Tutte le piu' grandi squadre degli ultimi 30 anni sono una combinazione di stelle scelte al draft con contratti ancora ridotti e campioni acquisiti da altre squadre, piu' un ingrediente segreto, dato da un gioco innovativo e rivoluzionario. E' successo ai Celtics di Bird, Mc Hale, Ainge, Parish, ai Lakers di Magic, Worthy, Jabbar, Scott e ora ai Golden State di Curry, Thompson, Green e Durant, che non potranno mantenere a lungo quest'ultimo, ad un contratto quasi alla meta' di quello di Curry. Solo I Bulls di Jordane Pippen hanno dominato a lungo, circondandosi solo di ottimi comprimari ( Kucoc, Rodman, Cartright...). I Celtics hanno scelto Tatum e Brown come loro giovani stelle, hanno un gioco innovativo e ancora espandibile e un'ultimo asso da giocare, la scelta dei Lakers, che dalla loro smilza preseason, lasciano sperare ai biancoverdi di finire tra la seconda e quinta chiamata al prossimo ricco draft!

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Pubblicato da
Federico Ameli

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