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Cleveland Cavaliers Preview: Tentare l’impossibile

Dove eravamo rimasti

Basta guardare il primo video caricato da Bleacher Report per la sua divertentissima web series Games of Zones.

Quando Durant decide di unirsi ad una delle squadre più forti nella storia del gioco tutti capiscono che lo spettacolo offerto dalla NBA 2016/2017 sarebbe stato puramente estetico, senza alcun tipo di suspense legata all’esito finale. Devono averlo capito anche in Ohio, dove fino a prova contraria torreggiava il vessillo dei campioni ma per battere di nuovo gli altri sarebbe servito qualcosa di più che una squalifica di Green, un tiro abbagliante di Kyrie e una difesa magistrale di Love su Curry.

La regular season per i Cavs è una placida attesa di quello che verrà; mai realmente preoccupati di perdere la prima posizione ad Est emergono più difetti che pregi nella stagione dei campioni. Nella metà campo offensiva rimangono una squadra difficilissima da gestire, le triple piovono e le percentuali migliorano toccando un sensazionale 38,4%. Soltanto gli Spurs tirano meglio da 3 ma provano dieci triple in meno a partita.

La palla però non si muove con costanza, la bellezza di quattordici squadre producono più assist su 100 possessi, e il Net Rating li posiziona all’ottavo posto, il che vuol dire che se in attacco solo Warriors e Rockets fanno meglio l’elefante nella stanza non può essere ignorato. I Cavs subiscono 110,3 punti ogni 100 possessi, sei in più dell’anno del titolo. Nella lega soltanto nove squadre fanno peggio.

Poi quando arrivano gli avversari veri succede che ti ritrovi con quattro uomini sul lato debole…

Se hai Lebron James ad Est bivacchi, regular season o playoff cambia poco, infatti Cleveland perde il primo posto nella Conference a beneficio dei Celtics ma in post-season non va mai realmente in difficoltà. Soltanto una tripla totalmente fuori script di Bradley impedisce alla squadra di coach Lue di fare percorso netto. Sweep contro i Pacers, sweep contro i Raptors, 4-1 ai Celtics. Peccato che dall’altra parte della nazione Steve Kerr guida una delle cavalcate più virulente delle ultime stagioni. Golden State scherza contro Portland e Utah pregustando una finale di conference da cardiopalma contro gli Spurs. Nel terzo quarto di Gara 1 però Leonard gira fatalmente la caviglia ed è un altro 4-0 in pantofole.

I Cavs non hanno alcuna possibilità. Un Irving tarantolato in Gara 4 salva le apparenze ma è comunque una resa di proporzioni abnormi. Bisogna tornare al 2007 per trovare una serie di finale così squilibrata, quando Lebron toccò con mano l’importanza di avere un supporting cast di livello. Il termine “supporting cast” tuttavia non piace a tutti. Per conferma citofonare Irving anche se adesso il codice postale è quello di Boston, Massachusetts. Ai Cavs sono andati Thomas, Crowder e Zizic in un roster rimpolpato anche dagli arrivi di Jeff Green, Calderon, Derrick Rose, Cedi Osman, Perkins (sedotto e abbandonato), e dulcis in fundo Dwyane Wade. Le frecce a disposizione di Tyronn Lue sono sicuramente aumentate ma ne ha persa una che definirla mortifera è un eufemismo.

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Pubblicato da
Paolo Stradaioli

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