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Golden State Warriors Preview: seduti in cima all’Olimpo

Dove eravamo rimasti?

In cima all’Olimpo. E non poteva essere altrimenti. I Golden State Warriors hanno concluso la scorsa stagione con un titolo NBA che ha i contorni della teogonia: la gara 5 con cui gli Warriors hanno battuto in casa propria i Cleveland Cavaliers ha generato l’immortale nascita di nuove divinità del gioco. I playoff conclusi con l’assurdo record di 16-1 sono stati la degna conclusione della difficilissima rincorsa al titolo di Kevin Durant, la dimostrazione definitiva da parte di Steph Curry di poter incidere davvero al livello più alto e la catarsi di una squadra che ha dissipato un vantaggio di 3-1 nella precedente serie finale dopo una stagione da 73-9. Gli elementi letterari che hanno caratterizzato il trionfo di Golden State sono stati numerosi, perfetti per la stesura di un èpos moderno. I Golden State Warriors, anche spogliati degli elementi narrativi che li renderebbero degni di un’opera letteraria a sé stante, hanno esercitato nelle ultime tre stagioni un dominio tecnico praticamente senza precedenti, accelerando l’evoluzione della pallacanestro stessa e rendendosi capaci ad intervalli di tempo continui di diventare il maggior motivo di interesse verso questo sport.

L’ultimo minuto e mezzo di questo video ha un non-so-che di immortale.

Nell’estate degli Warriors si sono susseguiti: la pesca miracolosa di Jordan Bell in un draft che non li vedeva possedere neanche una scelta, il sacrosanto rinnovo al massimo salariale di Steph Curry, il talento alchimistico di Kevin Durant che ha rifirmato alla cifra perfetta per garantire i rinnovi desiderati ad Andre Iguodala e Shaun Livingston senza trasformarli in un bagno di sangue; le conferme di West, Pachulia e McGee e le firme di Casspi e soprattutto di Nick Young che vanno a completare un roster che sembra ancora più profondo e versatile di quello della scorsa stagione. L’affaire-Twitter di Kevin Durant e la diatriba tra Stephen Curry e nientemeno che il presidente degli USA Donald Trump sono state la ciliegina finale. Tutto ciò è avvenuto mentre Draymond Green viveva un’estate da antologia e mentre il front office, scongiurato lo smembramento della squadra, ha dovuto rinunciare ai soli Ian Clark, James Michael McAdoo e Matt Barnes.

Nelle intenzioni di Bob Myers e della dirigenza Warriors, l’epopea dei californiani dev’essere tanto duratura da permettere la celebrazione di (almeno) un anello nel nuovissimo e bellissimo Chase Center, la casa degli Warriors a partire dal 2019. In questa prospettiva, anche gli oltre 41 milioni di Luxury Tax stimati per la prossima stagione, assumono contorni più dolci. Nella Baia non hanno la minima intenzione di abbandonare l’Olimpo di questo sport: le basi affinché questo avvenga sono state poste questa estate.

Non un bruttissimo posto in cui abitare. (Credit to MANICA Architecture)

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Pubblicato da
Jacopo Gramegna

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