Primo Piano

Considerazioni premature e oziose utopie

Sono state giocate solo una manciata di partite della lunghissima processione che porta al 31 maggio, data di Gara 1 delle Finals 2018. Sono 118080 i minuti di basket in stagione regolare (82 x 48 x 30) e ne è passato il pochissimo%. É dunque il momento perfetto per sparare le più strane, (il)logiche previsioni sul prosieguo della stagione, ma anche della nostra esistenza da fan NBA. Male che vada tra qualche mese queste righe saranno cenere.

1. LeBron MVP

Il piano malefico del Re è stato, ancora una volta, calcolato in anticipo. Prima che tutti gli altri ne avessero azzardato il pronostico, almeno. Arrivato all’Anno 15, LeBron si è stancato di postare foto in cui beve ottimo vino (Sassicaia & altro) e vuole concedersi qualche piacere di campo anche in stagione regolare. Da quando è tornato a Cleveland, gioca le prime 82 in ciabatte, nei primi tre turni (complice la Eastern Conference) ingrana le marce alte per arrivare a pieni giri alle Finals.

Stavolta l’ha pensata diversa. Siccome ha un fisico irripetibile, L’Androide decide di preparare una stagione for the ages. Vuole fortemente siglare l’ultimo contrattone della sua vita, quello che lo porterà a Los Angeles per cinque anni per qualche godzillione di dollari e senza la garanzia di avere un’ottima tenuta atletica anche dopo il terzo anno Magic col cavolo che lo firma. LeBron deve quindi dimostrare anche quest’anno, e l’addio di Kyrie Irving ha avuto il ruolo della benzina sul fuoco.

Non è in forma, di più. Non è caldo, di più. La prima partita, contro Boston, ha dominato, ma ha si è premurato di chiamare i pompieri dopo l’incendio: sono fuori forma, avrebbe rivelato. L’uragano si è poi abbattuto su Bucks, Bulls e Nets, ma nessuno gli riconosce una partenza insolita. “Il solito LeBron”, sottace Marc Stein. Solo che a Natale siamo a 34-12-11 e anche gli addetti ai lavori si guardano negli occhi esterrefatti. Un uomo solo al comando, che non solo vince l’MVP, spazza anche via 12-0 ogni resistenza sulla costa Est. E poi in finale…

2. Ma se LeBron va a Los Angeles, cosa succede a tutti gli altri?

Eh, un bel casino. Innanzitutto Cleveland lo perde (sorry Cavs fans… di nuovo) a zero ed è costretta – visto che aveva scambiato la scelta di Brooklyn per DeMarcus Cousins – a dare il massimo a Boogie e ad una guardia che potrebbe rompersi da un momento all’altro come Isaiah Thomas. I Cavs vinceranno 50+ partite altri due anni, poi il Dio della Velocità abbandonerà IT4 e gli ultimi anni di contratto saranno un casino.

Capitolo Lakers. Sono arrivati sì LeBron e Paul George (bye OKC!), ma non senza spargimenti di sangue. Il contratto di Luol Deng era di troppo e Magic Johnson per liberarsene, in una mossa D’Angelo Russell 2.0, ha dovuto togliersi quel rene chiamato Lonzo Ball, il rookie dell’anno.

I due sono andati in una delle pochissime squadre con spazio: i Chicago Bulls, che complice un record da 19-63 tra un cazzotto e l’altro, hanno scelto per primi al Draft. Lonzo e Doncic portano a Windy City una ventata di aria fresca (climaticamente non ce n’era nemmeno bisogno) che non respiravano da Rose 2008.

Oklahoma City si ritrova con un pugno di mosche in mano dopo l’addio di PG13, avvenuto in circostanze da chiarire. Come riportato da Shams Charania, l’ex Pacers avrebbe informato front office e compagni della sua decisione di rimanere. Melo, voglioso di rifarsi della Gara 7 persa contro Cleveland alle Finals, rinnova. Solo che due giorni dopo PG13 opta-out al suo anno di contratto e prende un solo di sola andata per South Beach. Sam Presti si consola scambiando Jerami Grant con Nicolas Batum, ma non è la stessa cosa.

3. Dennis Smith Jr. seguirà le orme di Ben McLemore

Ovvero è ai margini della Lega tra tre anni. Il che ora dispiace, ma l’infatuazione è effimero nel basket e nella vita: vi ricordate dell’esistenza, dei sogni, delle speranze di Ben McLemore? No, appunto.

(Istruzioni per rookies: NO DUNKS ON DRAY JUNG FELLA).

4. Reggie Jackson in Cina a gennaio

Parlando di amori finiti male. U/O di partite che servono ad Ish Smith per prendere il posto di titolare ai Pistons? 20?

Reggie non è più quello che credete. È cattivo, cattivo vi dico. Un’ultima cosa: il bandwagon di Ish Smith è pieno di posti (per ora ci sono solo disillusi, qualche ragazzo dal cuore fragile) e il biglietto viene due spicci, che aspettate a salire?

Reggie ridefinisce il concetto di fly-by.

5. E quindi Drummond ai Bucks

Perché a Detroit la colpa di tutto viene data a SVG, che si incazza ed esce sbattendo la porta. Ceduti i pezzi più pregiati per giovani e scelte (Bradley a Minnesota per Bjelica, Patton e Tyus Jones; Tobias Harris a Cleveland per la pick di Brooklyn), i Pistons decidono di smontare il motore della Fiat 500 che guidava Van Gundy e tentare di accaparrarsi al mercatino dell’usato i pezzi per una Maserati. Si punta dunque sui mattoni di Stanley Johnson e l’atletismo di Luke Kennard per tankare alla massima potenza. In questo quadretto idillhinkieco, Drummond è evidentemente di troppo. Siccome Giannis ha bisogno di aiuto perché è molto più avanti del previsto nel processo evolutivo e sta divorando l’Est già ora, Milwaukee spedisce una scelta, Thon Maker e Malcom Brogdon per il prodotto di U-Conn, dove sarà paragonato ad Andrew Bogut.

6. I Pellies scambiano… ANTHONY DAVIS

Potrebbe sembrare fuori dal mondo, MA lasciate che vi spieghi. Su alcune cose dovremmo essere tutti d’accordo, tipo:

-Il movimento #FreeBrow è più d’attualità che mai.

-Boogie Cousins è un coglione.

-Nella NBA moderna, se un giocatore vuole andarsene si fa di tutto per accontentarlo. Un po’ perché tenerlo controvoglia sarebbe poco produttivo per entrambi le parti, un po’ perché – se magari il malcontento non diventa pubblico – il valore di mercato è ancora alto.

-Con un contratto valido per altri questa e altre due (possibilmente tre) stagioni, il valore di Anthony Davis è spropositatamente elevato: i Pelicans potrebbero spostare le gerarchie della Lega con una semplice mossa.

Messi in chiaro i capisaldi, occorre notare che Cousins scade tra nove mesi. Non è chiaro cosa faranno i Pelicans né cos’abbia intenzione di fare lui, ma è immaginate la seguente distonia. Un mondo in cui Boogie rinnova al mega-massimo, seguito da uno scambio di Davis e una New Orleans trasformata nella Sacramento 2.0, ovvero il parco giochi privato di una bamboccione capriccioso. Da film.

7. Chris Paul arriva alle Finali di Conference

Una breve storia felice.

Per avverarsi, CP3 deve battere rimettersi in forma, portare i Rockets ad un seed decente nella vasca degli squali, focalizzare la retta via al primo turno e battere una tra OKC e San Antonio. Buona fortuna Chris!

8. Philadelphia quarta ad Est

Partiti malino, i Sixers, come i calabroni, non credono alla credenza popolare che i rookies non andranno mai da nessuna parte. Embiid trascina la squadra giocando inaspettatamente 72 partite, nelle quali fa vedere cose mai sognate prima da uno che ha preso in mano la palla a spicchi l’altro ieri ed è costrette alle stampelle metà del tempo che ha trascorso a Phila. Ben Simmons è una macchina da tripla-doppia già al primo anno: troppo grosso per i pari ruolo, troppo talento nel passaggio e nel chiudere al ferro. Markelle Fultz, in attesa di scalpellare meccanica di tiro e quant’altro, si ritaglia un interessante ruolo da sesto uomo, estremamente atipico, ma tanti rivedono in lui il primissimo James Harden. JJ Redick continua a fare ciò che sa fare meglio (un sacco di canestri) e Robert Covington è finalmente inserito a furor di popolo nel 1° quintetto All-Defense, riconosciuto ora come uno dei migliori 3&D della lega.

Ma basta anche meno per la quarta piazza ad Est, bastano 48 vittorie.

E visto che si parla di loro…

9. Una risposta veloce ad un articolo lunghetto

ADESSO.

10. D’Angelo Russell MIP

A quella quota Brooklyn arriverà forse tra tre anni, ma D’Angelo Russell diventa la pietra su cui fondare la franchigia, la blue-chipper che si aspettava da tempo. Kenny Atkinson ne risveglia qualità che parevano sopite nel brillantinato di LA e gli affida l’attacco dei giovani Nets. Senza il co-pilota Lin, D’Angelo decide le sorti della squadra, ne è croce e delizia sera dopo sera. Più croce che delizia, ma a 21 anni è ok. Segna 24 di media e la NBA non più che premiarlo col premio di giocatore più migliorato, nonostante giochi in una squadra che vince 27 partite. Così poche perché il lungo migliore si rivela essere lo sbarbatello Jarrett Allen. Trova però un ottimo braccio destro in Sean Kilpatrick, destinatario della gran parte delle sua assistenze. Rondae Hollis-Jefferson diventa il segreto meglio tenuto della lega, mentre Caris LeVert ripaga tutti i suoi sostenitori dell’attesa. Non provare a tradirci, Caris.

11. Ntilikina, Porizingis e Kanter 80ppg combined

Possibilità che accada davvero: Leicester%, però nel nostro mondo immaginario il lettone 30 di media li fa ad occhi chiusi, Kanter ad Est è una macchina da 20-10 e Ntilikina è l’ultimo lascito di Phil Jackson, magari è un pacco-bomba, magari no. Prima di ufficializzare la scommessa e prepararvi all’intervista fra cinque mesi quando sarete diventati ricchissimi con solo 5€, verificate lo status dei rapporti politici tra Francia, Lettonia e Turchia che non si sa mai.

Come dite? I Knicks non hanno ancora vinto nemmeno in pre-stagione e forse manco in Summer League e Ntilikina vanta 8 minuti di pallacanestro americana? Eh.

12. Mentre è ai box, Jeremy Lin trova un parrucchiere ok

Perché si è veramente visto di tutto sulla sua testa (creste, doppi codini e altre brutture) e, anche a causa di un ginocchio che ha pensato male di esplodere, non stiamo più parlando di Linsanity il giocatore di pallacanestro 🙁

13. Belinelli Sixth Man of the Year

Marco Belinelli ha avuto il miglior debutto con una nuova maglia della sua carriera (e di squadre ne ha girate tante). Una trasferta a Dallas in Ottobre lascia il tempo che trova, però qualche sopracciglio si è alzato. Coach Bud è maestro nel far rendere al meglio le sue guardie tiratrici, chiedere ai dollari messi in tasca da Kyle Korver. Gli Hawks non hanno paura di farla volare dall’arco e Belinelli ha un range quasi infinito. Pro-Beli Sixth Man of the Year: anche questa non sembra la breakout season di Kent Bazemore. Versus-Beli Sixth Man of the Year: gli Hawks non sono granché e si potrebbe anche puntare su una trade ad una contender, con conseguente caduta libera di minutaggio e swaggy-YOLO-granate in transizione.

Caldo come una stufaaa!

14. JaVale McGee chiude la stagione col 40% da tre.

Se i membri della #LakersNation garantiscono che ci riuscirà quel pachiderma di BroLo, perché lui no? E poi dai, basta fare 2 su 5.

15. Joel Embiid entra nel club dei 50-45-90

Ovvero un locale super-esclusivo che si affaccia su Springfield, Massachusetts, dove sono di casa tiratori che hanno chiuso una stagione con almeno il 50% dal campo, 45% da 3 e il 90% ai liberi. Solo gli occhi di due signori, se scannerizzati, aprono le porte ad un luogo che – si dice – contenga i segreti per un tiro perfetto. Sono Steve Nash e Stephen Curry e Joel Embiid presto sarà tra loro.

16. I Raptors tankano, proprio quando si fanno interessanti

Masaj, si sa, non avresti mai voluto arrivare a questo punto. In un mese hai spedito il lituano e Powell a Boston per un abaco di scelte, Lowry a Sacto per tirar fuori qualcosa da Labissiere e Fox e – soprattutto – a breve sceglierai Michael Porter Jr. al Draft. Il tutto perché da qualche mese coach Casey si è preso la libertà, come un Montella qualunque che lascia in panchina il giovane pupillo della società, di giocare up-tempo, di alzare il ritmo, di AUMENTARE il numero di possessi?

Ovviamente Lowe uscirà con un pezzo intitolato “The Uji-Ball”, nel quale spiegherà perché secondo il GM originario della Nigeria Boring is Better e Casey sarà il secondo coach stagionale ad essere licenziato dopo poche settimane, facendo diventare il capo-allenatore di una franchigia NBA un lavoro comodo come il CT della Nazionale italiana di calcio.

17. R.C. Buford non rinnova i contratti di Parker e Ginobili!!!

No niente, è scritto tutto nel titolo, occorre aggiungere solo che poche settimane prima Pop aveva dato l’addio a San Antonio e la crescita di Dejounte Murray e Davis Bertans lascia presagire un futuro felice per gli Spurs (strano!), quasi più del presente (sei tu, Kawhi?).

18. LeBron continuerà PG e farà ancora notizia ( ¯\_(ツ)_/¯)

Tradotto: continua a fare ciò che fa da anni a questa parte solo che non ha in campo con lui un giocatore molto basso etichettato come Point Guard. News! Eppure farà notizia perché hey LeBron è un passatore eccelso che può giocare in cabina di regia. U bum: lo faceva già, lo ha sempre fatto e – col passare degli anni – lo farà sempre di più.

“Io questo lo guardo ogni volta che posso, perché ogni sera fa cose che non gli avevo mai visto fare” diceva qualcuno. La surrealtà di questo passaggio è stordente.

19. Tatum e Jaylen chiudono la stagione a 20ppg

Dopo l’infortunio di Hayward, i due ragazzi terribili dei Celtics avranno molte più responsabilità. Gli youngsters di Nonno Ainge hanno sulle spalle una buona parte della stagione di Boston: se sapranno far bene da subito, Stevens può dormire sonni tranquilli. Most rookies are bad, tuttavia, e perdere la loro chioccia non equivale solo a più minutaggio e, in ultima istanza, a cose migliori. Posto che i Celtics sono stati costruiti per dominare tra due/quattro anni, hanno davvero bisogno di una grande stagione dai due. Ai nastri di partenza, i Celtics partivano un solo minuscolo gradino sotto i Cavs, viste le potenzialità che si sarebbero sprigionate una volta che Hayward e Kyrie si fossero inseriti nel sistema dell’ex coach di Butler University. Quel sistema (che non conosceremo mai davvero, magari la prossima stagione…) prevedeva l’ex Jazz come Architetto del Male, Irving come Assassino senza Remore. Ora che manca il fulcro di un attacco a cento ottani il supporting cast deve fare un passo avanti. È credibile un passo avanti di Terry Rozier, che può diventare un solido giocatore di rotazione dopo tanto tentennare. Non si vuole credere, invece, ad un significato passo avanti di Marcus Smart, che non ha prolungato in estate (lui dice che non chiedeva tanto; non ci provare, Marcus). Si augurano ventelli a ragazzi con la faccia pulita e futuri capitani e Verità (Jayson Tatum) e a ragazzi che sono molto intelligenti anche fuori dal campo (Jaylen Brown). Trasformare speranze in certezze non è una mossa saggia, ma pur di vedere i JAY-BROTHERS comandare la Lega un giorno ci illudiamo volentieri.

20. Drummond chiude la stagione a 16,8 rpg

Ovvero un qualcosa che non accade da Rodman 1994-1995.

Drummond, che a quanto pare ha un minimo raddrizzato la mira dalla lunetta, è chiamato a riscattare una passata stagione assai opaca. Quando a casa sua è arrivato Joel Embiid è stato, né più né meno, preso a calci. Difensore mediocre (225esimo la scorsa stagione per Def WS tra tutti i giocatori NBA, per NBA.com, un indice come un altro), divoratore di tabelloni (3° in DREB%) e attaccante da ultimo mezzo metro di campo e non oltre, quanto possano spostare, ora e tra cinque anni, giocatori tradizionali come The Big Penguin non è ancora chiaro. In un futuro prossimo, la Lega apparterrà ai Myles Turner, ai Porzingis, ai Towns, ai Jonathan Isaac: ragazzoni lunghi come Drummond coi piedi più veloci e un range più ampio di quello di Drummond. Ma si stava parlando di quanti rimbalzi potrà pigliare, e alle nuove leve che sparacchiano dall’arco Dre mangerà in testa. Migliori rimbalzisti di lui nella Eastern Conference ce ne sono quanti?

21. Rudy Gay Sixth Man of the Year

É già stato predetto Belinelli, è vero, ma quando giocate la schedina non ne fate sempre due così se una va male si punta sull’altra? E Rudy Gay è nella San Antonio originale, non in (ciò che rimane di) quel suo surrogato sulla costa Est. Senza Kawhi e Parker e portando nello zaino un anno ancora degli stereotipi che li accompagnano da una vita, gli Spurs hanno iniziato la stagione 3-0, tenendo sempre gli avversari sotto i 100 punti. (Gedanken-experiment: togliamo ad una squadra il suo – di gran lunga – migliori giocatore e proviamo ad immaginarne le conseguenze. Tipo togliamo LeBron a Cleveland o Wall a Washington: si spegnerebbe la luce. Questi, invece, hanno un sistema talmente spaventoso che sopperisce alle temporanee mancanze di alcuni ingranaggi-chiave).

In questo marchingegno perfetto sembra essersi inserito a tempo record (non che sia una novità per coach Pop e il suo staff) Mr. Rudy Gay, il cui contratto aveva storto il naso dei capiscers poche settimane fa. Puntare contro gli Spurs, dire cose contro gli Spurs, giudicare anzitempo gli Spurs, dare per morti anzitempo gli Spurs è il nuovo dire che sono vecchi, dire che sono finiti, dire che l’anno prossimo si ritirano. In uscita dalla panchina, Gay è sempre andato in doppia cifra, dimostrato di sapersi adattare in tante situazioni interessanti e un quintetto con Kawhi da 3, lui da 4 e un convinto LaMarcus da 5 è sì piccolino, ma potrebbe regalare gioie inaspettate ai nero-argento. Insomma, caro Rudy, in questo inizio sei piaciuto molto. Continuare così, grazie.

22. Wizards trascinati dagli Juniors

Sarà una dolce mattina quando, diciamo pure verso metà dicembre che il piumone è bello caldo e le pantofole pelose, John Wall si alzerà dal letto con una fresca ma vivida convinzione: i tasselli mancanti per fare l’ultimo step li ha già in casa. Si chiamano Kelly Paul Oubre Jr. e Otto Porter Jr. e quest’anno saranno loro a portare i maghi a forza alle Finali di Conference dopo la rottura del piede sinistro di Beal nel riscaldamento pre-All-Star Game.

23. Jazz chiudono la stagione con un Pace superiore ai 100 possessi per partita

Gli Utah Jazz hanno terminato la scorsa stagione regolare col Pace (letto “peis,” non è la situazione contraria allo stato di guerra, mi raccomando, che poi al bar fate brutte figure) più basso della lega: 93,62. Finire con 104 possessi a partita, quando l’anno scorso comandava la classifica un 103,58 dei Nets, potrebbe essere proibitivo. Alcuni fattori, tuttavia, vengono incontro alla tesi:

-Favors si romperà. Non te lo si augura, Derrick, ma se la storia insegna…

-Ricky Rubio avrà la miglior stagione NBA: la maglia gialla gli sta troppo bene.

-Hood, invece, starà benissimo e correre di più significa più triple in transizione = Rodney è felice.

Coach Snyder giocherà sempre più con quintetti à-la-Sixers2001 con Gobert e quattro esterni furiosi: i preferiti: Rubio, Ingles, Hood, Joe Johnson. Il pattugliamento del ferro di Robert sarà esaltato dal giocare con così tanti piccoli, tanto che sarà Difensore dell’Anno. Segnando 122 ppg (3° miglior attacco NBA) i Jazz andranno ai Playoff come testa di serie n.3 e verranno eliminati solo in un’avveniristica Gara 7 alle semifinali di Conference contro i Rockets, dove le squadre tenteranno un totale di 64 bombe.

24. Capitani all’ASG e le loro scelte: alcuni scenari.

Nel caso abbiate passato l’estate su Plutone, dovete sapere che le regole di ammissione all’All-Star Game sono cambiate. Niente più Est contro Ovest, ora due capitani sceglieranno i rispettivi amici con cui sfidare gli altri per una sera un po’ meno amici. Ci sono dei vincoli, ma immaginiamo non ci fossero perché LeBron va a muso duro da Silver e gli fa cambiare idea.

Scenario Uno

Capitano Est: LeBron James.

Capitano Ovest: Kevin Durant.

Scelte LeBron: tutti i giocatori dei Cavs, pure Cedi Osman, per urlare a tutto il mondo che adora il roster di Cleveland e a breve porterà in città il secondo anello.

Scelte KD: ci si aspetta, visto che al lancio della monetina ha vinto LBJ, che Durant scelga tutto il roster dei Warriors in tutta risposta. Invece scegliere tutti i giocatori di Washington, ma non il coach, aprendo una miriade di speculazioni.

Scenario Due

Capitano Est: Russell Westbrook (Presti l’ha scambiato).

Capitano Ovest: Kevin Durant.

Scelte Russ: scritte su un foglio, si leggono i nomi di nessun Warrior e “Not-KD” come ultima. Chiesto di fornire un nominativo per la dodicesima piazza, dirà Cole Aldrich.

Scelte KD: i migliori giocatori possibili, ovvero i migliori della Lega perché Russ ha scelto i suoi amici tipo Nick Collison la cui pagina Wikipedia lo definisce semi-ritirato e sono rimasti tutti i migliori. Il definitivo turn heel di KD è completato.

Scenario Tre

Capitano Est: Isaiah Thomas (su concessione di LeBron)

Capitano Ovest: Carmelo Anthony (su concessione di Westbrook)

I due si mettono d’accordo di chiamare, spartendosi le Conference, solo giocatori al canto del cigno. Quindi:

Scelte IT: Dwyane Wade, Dwight Howard, Lance Stephenson, Emeka Okafor, Joakim Noah, Kyle Korver, Al Jefferson, Marreese Speights, Derrick Rose, Udonis Haslem, Jason Terry.

Scelte Melo: Dirk Nowitzki, Vince Carter, Jamal Crawford, Chandler Parsons, Richard Jefferson, Hoodie Melo, Jameer Nelson, Manu Ginobili, Andrew Bogut, Tyson Chandler, Zach Randolph.

25. D-Rose PM titolare a Cleveland

Il che significherebbe:

-IT non è tornato per nulla bene dall’infortunio.

-Cleveland non esce dall’Est.

-LeBron se ne va in estate.

-Buco nero.

26. N.J. Scarpelli >>> Adam Silver

Forse è arrivata anche a voi la colomba della buona nuova. La redazione di NbaReligion ha creato una propria Fantasy League su Sport WS, che se in estate non conoscevate e non avete fatto la squadra peggio per voi. Nessun membro della redazione sapeva alcunché di questo sito: il capo-redattore Niccolò J. Scarpelli ha vestito i panni del sweet loving Jesus e ha diffuso il verbo (meglio per noi). A causa di questa sorta di primogenitura, unico a conoscere le regole del giochino, Mr. Capo-redattore è stato eletto commissioner della lega. Draft a serpentone con 240 scelte e lui capita alla #5. I quattro sveglioni prima di lui gli lasciano Russell Westbrook. Questo articolo è principalmente un’invettiva contro di voi, beoti.

27. Giannis MVP 

(Anche se il coming out party è già avvenuto)

Alcune motivazioni:

-LeBron è troppo intelligente per far verificare quanto detto al punto 1

-Harden arriva sempre secondo, perché quest’anno deve fare differenza?

-Melo un po’ di palloni li mangia a RW0, vero?

-Chi vi scrive lo avrebbe preso #1 al Fantasy Draft di cui sopra perché ANTETOCOSO È UN MOSTRO.

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Pubblicato da
Michele Pelacci

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