I Cleveland Cavaliers sono in crisi?

Evitiamo incomprensioni, ricordiamo qualche dato e chiariamoci fin dall’inizio su alcuni punti che erano e rimangono sostanzialmente immobili nonostante il terrificante inizio di stagione dei vice-campioni NBA, e che anzi verosimilmente ci aiuteranno – una volta integrati – a definire un quadro della situazione più razionalmente, rifuggendo dagli affrettati e inopportuni isterismi che sembrano star levandosi in ogni dove con eccessiva rapidità:

  1. A Cleveland milita il giocatore di pallacanestro più forte al mondo nonché uno degli atleti più straordinari e irripetibili di tutti i tempi, indipendentemente dallo sport che si scelga di prendere in considerazione;
  2. L’ultima volta che il giocatore di cui sopra non è arrivato alle Finals Jimmy Butler, Kawhi Leonard e Kyrie Irving erano ancora degli sbarbatelli al college, Silvio Berlusconi era il Presidente del Consiglio italiano, e nelle radio suonava “Waka Waka” di Shakira;
  3. I Cavs hanno terminato lo scorso anno con la 22esima efficienza difensiva(108 pts concessi su 100 possessi);
  4. Ma soprattutto l’hanno terminato con la seconda percentuale di realizzazione da tre punti(38,4%)
  5. Cleveland non ha un allenatore;
  6. L’Homo neanderthalensis ha più o meno gli stessi anni espressi dall’età media del roster di quest’anno dei Cavs;
  7. Ci sono ottuagenari all’ospizio con uno stato di forma migliore di alcuni giocatori di Cleveland;
  8. Irving non c’è più e colui che dovrebbe sostituirlo – ovvero Isaiah Thomas, ricordatelo – è ancora in infermeria;
  9. Che a Cleveland c’è il giocatore più forte del mondo l’ho già detto?
  10. Ultimo ma non per importanza. Mettetevi l’anima in pace: LeBron James e i Cavaliers giocano in una Conference dal livello infimo e arriveranno alle Finals al 99,99%; nello 0,01% restante il surriscaldamento globale ci uccide tutti quanti prima dell’estate.

Ora che abbiamo il quadro completo di fronte agli occhi, due considerazioni estremamente banali si manifestano. La prima, in virtù dei punti 1, 2 e 9 è la più scontata: la stagione è iniziata da due settimane, stiamo tutti molto più calmi. La seconda, invece, forse meno immediata, sopraggiunge osservando i restanti, e si limita a chiedere ai frettolosi allarmisti: precisamente, di cosa vi state meravigliando?

Badate: qui nessuno si spinge a dire che un tema di discussione non si ponga, sia chiaro. Alla fine i vice-campioni in carica – nel momento in cui stiamo battendo queste parole – occupano il dodicesimo seed ad Est in forza di un record di 3-5, che li ha visti sconfitti da Magic, Knicks, Nets, Pelicans e Pacers. No, non proprio le prime della classe. Hanno poi la 29esima efficienza difensiva (111,3 su 100 possessi), il 27esimo Net Rating(-7) e risultano 26esimi per punti concessi agli avversari per game(111,9). Quindi indubbiamente qualcosa di cui bisogna parlare c’è, è innegabile. Ciò detto, però, cascare dal pero in maniera così rovinosa è forse leggermente eccessivo. Ma andiamo con ordine.

La fase difensiva

I Cleveland Cavaliers hanno dei problemi per quanto concerne la fase difensiva? Sì, certo. L’acqua fredda l’abbiamo scoperta.

I Cleveland Cavaliers quest’anno fanno ancora più fatica di quanto non facessero l’anno scorso in difesa? Al momento sì, ed ecco che abbiamo scoperto anche l’acqua calda. Perché dite? Procediamo per gradi.

Questo è il roster attuale dei Cavs. Scorrete con gli occhi un paio di volte, dopodiché per prima cosa soffermatevi sugli anni. Abbiamo due giocatori sotto i 26 anni (Zizic e Osman, incidentalmente i meno utilizzati), tre giocatori sotto i 29 anni (Shumpert, Thompson, Crowder) e ben 9 giocatori che spaziano tra i 29 anni di Love e Rose e i 36 di Korver, Calderon e Wade. Ora alzi la mano chi si aspetta ritorni veloci in transizione difensiva, accoppiamenti istantanei, scivolamenti rapidi e piedi mobili da una squadra che presenta questa situazione anagrafica. La risposta è: nessuno. Non succedeva l’anno scorso e succede ancora meno questa stagione che tutti i giocatori già presenti hanno un anno in più e che ha visto l’aggiunta di un Rose fuori forma, un Wade a fine carriera, un Calderon che la carriera l’ha finita 5 anni fa ma non se n’è ancora accorto, un Green in continua involuzione da 4 anni a questa parte e un Crowder che sembra soffrire parecchio il peso degli infortuni che lo affliggono dal 2015.

Dopodiché, mettiamo anche da parte gli anni e soffermiamoci solo sulle caratteristiche tecniche dei singoli atleti. E di nuovo qui vi chiedo: quanti buoni difensori vedete in questo roster? 

  • Sul terzetto Korver-Frye-Calderon possiamo soprassedere per pietà;
  • Su Rose anche per non rischiare di farci cogliere dalla malinconia;
  • Qualcuno ricorda l’ultima volta che Kevin Love è stato un difensore anche solo mediocre?
  • Wade ha 36 anni e ha smesso di essere un elìte defender da almeno – e ci teniamo stretti – tre;
  • J.R Smith che è il mistero più grande di questo universo visto che lo si può osservare battersela alla pari con attaccanti del calibro di DeRozan e Paul George in una serie playoff, salvo poi beccarsi 34 punti in faccia da Hardaway Jr.
  • Che LeBron la Regular Season la giocasse in ciabatte era chiaro già a tutti da parecchio tempo(e per coloro ai quali non lo fosse qui Kevin O’Connor lo spiegava molto bene qualche mese fa);
  • Crowder, causa infortuni, è anche lui in declino da un paio d’anni e non sembra più in grado di tenere il primo passo delle guardie della Lega; per di più il suo minutaggio dall’anno scorso è sceso di quasi 10 minuti e per un giocatore come lui non è poco, per niente;

Ecco, se forse si vuole trovare un discrimine rispetto alla fase difensiva dello scorso anno, bisogna osservare Tristan Thompson: da sempre unico baluardo difensivo di una squadra quasi unicamente mirata all’attacco, il nativo di Toronto è stato prima relegato al ruolo di sesto uomo in vista di nuove eventuali Finals contro la Death Lineup dei Warriors. Dopodiché, dopo la prima sconfitta casalinga contro Orlando, l’esperimento è stato abbandonato e TT è tornato titolare al posto di Crowder con Love utilizzato nuovamente da ala grande. Da allora sono arrivate quattro sconfitte e una sola vittoria contro i disastrati Bulls, e la difesa di Thompson in tutte e quattro le partite è stata a dir poco rivedibile e sicuramente non degna del suo livello(contro i Knicks ha addirittura chiuso con 0 rimbalzi in 19 minuti). In ogni caso, è importante notare che anche il minutaggio del centro dei Cavs è diminuito drasticamente, passando dai 30 minuti dell’anno scorso ai 22,6 di quest’anno.

Breve storia triste: la transizione difensiva di Tristan Thompson

E due…

Chiarito il fatto che i Cleveland Cavaliers hanno da sempre enormi problemi difensivi, e che quest’anno quegli stessi problemi sembrano risultare più gravosi per questioni anagrafiche, condizioni fisiche rivedibili, scelte tattiche sbagliate e prestazioni individuali sottotono, rimane da capire quali siano questi problemi. Ed ecco che qui i dati possono aiutarci.

1. La difesa sul perimetro: i Cavs sono lenti, non si accoppiano velocemente e in situazioni di catch-and-shoot avversari hanno la meravigliosa abilità di riuscire a stamparsi contro tutti i blocchi portati dai lunghi. Non è un caso che Cleveland abbia infatti il peggior dato per triple subite a partita (14), sia la quinta squadra contro la quale si tira di più da fuori (33,5 triple tentate) e soprattutto quella con la più alta percentuale avversaria di realizzazione(41,8%). Insomma contro i Cavs si tira tanto da tre, si tira comodi e si segna tanto.

Quello che intendiamo quando vi diciamo che LeBron, in Regular Season, gioca in ciabatte

Tempo di reazione: 8 minuti. Capacità di stamparsi contro il blocco: ottima. A defense by Kevin Love

2. Pressione coordinata: i Cavs fanno una fatica indicibile nel recuperare palloni e proprio per questo risultano 29esimi per steals(5,5 per game), 28esimi nel computo delle palle perse avversarie forzate (12,9) e 30esimi nel calcolo degli opponent’s assists (27,5 a partita). Di nuovo, anche in questo caso, la fonte dei risultati non entusiasmanti può essere ricondotta ad una scarsa condizione fisica, ad un sistema (non) organizzato da un allenatore ancora inesperto, e a persistenti e forse irrimediabili lacune individuali.

3. Transizioni difensive: e per questo basta riascoltarsi le dichiarazioni dei giocatori di Cleveland dopo la sconfitta contro i Knicks. Prima Love: “We’re just not talking. We’re not getting back in transition D. We’re not pointing. Just things that are easily correctable but it requests effort”; poi Wade: “defensively, it takes trust. It takes communication”. I Cavs rientrano male, non si parlano e soprattutto sembrano vittime di uno stato di forma assolutamente rivedibile.

Effort and communication. Guardate la differenza fra la falcata di Hardaway Jr e quella di JR che dovrebbe marcarlo. E guardate LeBron ignaro di tutto ciò che sta per succedere alle sue spalle

Everything so easy…

4. Accoppiamenti individuali e altri: per quanto riguarda i primi ci limitiamo alle immagini perché di quanto i giocatori di Cleveland siano per lo più dei pessimi difensori ne abbiamo già parlato abbastanza sopra. Per il resto occorre notare che i Cavs stanno difendendo in maniera orribile anche sui pick-and-roll, in post basso e sulle penetrazioni avversarie, risultando rispettivamente 27esimi, 22esimi e 26esimi (dati Second Spectrum via Sky Sport).

Sul pick and roll

Sulle penetrazioni avversarie (di Spencer Dinwiddie). Si veda quanto detto sopra riguardo a Crowder e alla difesa sulle guardie.

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Pubblicato da
Alessandro Zullo

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