Per quanto, lontano dal parquet, Steve Kerr sia descritto come una delle persone più calme che ci siano, quando entra su un campo da gioco, anche in qualità da allenatore, in alcuni casi l’ex Chicago Bulls, San Antonio Spurs e Portland Trail Blazers si lascia andare a scatti di rabbia dovuti all’intensità della partita.
Questo è quello che è successo nella notte di giovedì quando le telecamere lo hanno inquadrato mentre rivolgeva all’arbitro degli insulti non ripetibili. E, analizzando a mente fredda, il Kerr diplomatico è apparso profondamente contrariato del suo gesto:
Ho visto il filmato dovunque su internet, volevo nascondermi dalla vergogna. Sono una persona che si fa trascinare molto dalle emozioni, ma non posso usare quel tipo di linguaggio. Non direi quelle cose a nessuno in un contesto normale. È semplicemente terribile. E quando l’ho visto ho pensato: “Mio Dio, ma qual è il mio problema?”
Quello che ho detto la scorsa notte non è scusabile, e non posso e non devo usare quel tipo di linguaggio.
Arrivate, dunque, le scuse ufficiali di Kerr la palla passa alla NBA che dovrà decidere se punire con una sanzione l’allenatore degli Warriors, non nuovo, così come il suo mentore Gregg Popovich, a situazioni di questo genere in campo.