Nonostante quella di sabato sera contro i Golden State Warriors non sia stata neanche lontanamente una prestazione di alto livello, Nikola Jokic (8 punti, 7rimbalzi e 3 assist con un misero 2/6 al tiro), dopo la sconfitta casalinga contro Durant e compagni 127-108, ha ricevuto diversi attestati di stima, in particolare dallo stesso ex giocatore dei Thunder interpellato dai media ad esprimere un parere sulla prestazione della giovane stella dei Denver Nuggets:
“E’ ancora giovane e bisogna lasciarlo crescere, ma si vede che è un giocatore speciale: lo si vede quando passa la palla, quando spinge il contropiede e quando tira da tre punti. È normale per un giocatore di questa età avere alti e bassi, ora deve solo lavorare per essere sempre al top e portare la sua squadra a vincere.”
Durant oltre alle gare giocate in NBA, ha nella memoria anche un’altra partita giocata contro uno Jokic ancor più giovane e non così affermato come lo è adesso:
12 Agosto 2016 partita tra USA e Serbia nel girone A di qualificazione alla fase finale dei Giochi Olimpici di Rio, con gli Stati Uniti costretti a giocarsela fino all’ultimo possesso grazie ad un Nikola Jokic alla prima competizione internazionale con la propria nazionale (10 punti di media in quella stagione, la prima a Denver, entrando e uscendo dal quintetto) da 25 punti, 6 rimbalzi e 11/15 dal campo su cui la formazione a stelle e strisce non riuscì mai a trovare una contro misura.
Ora Jokic, alla terza stagione NBA, sta viaggiando a 15.6 punti e 11.6 rimbalzi di media, tirando con il 44% da tre con oltre tre conclusioni a partita; ma i numeri non spiegano tutto del ruolo di Jokic nella franchigia del Colorado. Con la scelta di Coach Mike Malone di far a meno di Jameer Nelson e promuovere Jamal Murray, molto più realizzatore e tiratore che creatore di gioco, nel ruolo di point guard titolare, Nikola Jokic risulta essere il vero playmaker dei Denver Nuggets sia a difesa schiarata, ma anche in transizione, dove nonostante la sua stazza (2,08m per 113Kg) è in grado di condurre il contropiede trovando i compagni con passaggi illuminanti, degni del suo compagno di nazionale Milos Teodosic.
Grazie a questa sua abilita si spiegano i 5 assist a partita e il giocatore a cui è stato paragonato da Steve Kerr nel post partita:
“Amo vederlo giocare. Mi fa impazzire come riesce a trovare tutti i giocatori che tagliano (come sarebbe perfetto nel suo sistema!!) quando gioca così mi ricorda Arvydas”
Sicuramente nello stile di gioco il paragone con un giocatore come Arvydas Sabonis può starci tranquillamente, ora starà al giovane giocatore serbo dimostrare di poter essere quel tipo di giocatore non solo per la somiglianza nel gioco ma anche nell’essere un giocatore vincente in grado di portare nuovamente ai playoff la propria squadra ed essere considerato un All Star a tutti gli effetti.