Le prime tre settimane di NBA sono ormai giunte al termine ed è già tempo di bilanci. Se, mentre scriviamo, la squadra con il miglior record della Western Conference è quella che può contare sul primo essere umano a scollinare quota 50 punti con oltre il 75% dal campo dopo Michael Jordan, sulla East Coast sono tre le franchigie che al momento dominano la scena. Leggere “Orlando Magic” e “Detroit Pistons” al di fuori della zona lottery potrà senza dubbio sembrare strano, così come rendersi conto delle numerose difficoltà accusate fin qui dai Cavs, ma la vera sorpresa nell’ambito della tanto bistrattata Eastern Conference non può che essere rappresentata dai Boston Celtics di coach Brad Stevens, che dopo 5 minuti dalla prima palla a due sembravano costretti a rimandare i sogni di gloria quantomeno alla prossima stagione.
Perdere Gordon Hayward significa inequivocabilmente vedere drasticamente ridotte le possibilità di successo contro i Cleveland Cavaliers, i quali, seppur attualmente non certo in un invidiabile stato di forma, rappresentano l’unico vero ostacolo tra Boston e il ritorno alle Finals. Eppure, dopo dieci partite giocate, il record recita otto vittorie e due sconfitte, con queste ultime relative ai primi due incontri della stagione contro Cavs e Bucks. Per scoprire come Brad Stevens sia riuscito a far fronte alle difficoltà, è necessario puntare la lente di ingrandimento sugli aggiustamenti tattici operati dal coach, ma soprattutto sull’importanza di un paio di giocatori decisamente promettenti all’interno degli ingranaggi dei Celtics post-infortunio di Hayward.
Con Marcus Morris fermo ai box per un problema al ginocchio, per ovviare all’assenza di Hayward coach Stevens ha inizialmente optato per l’inserimento in quintetto di Marcus Smart, costretto a svestire i panni di leader della second unit per affiancare Kyrie Irving nel backcourt dei Celtics, spostando di conseguenza Jaylen Brown nella posizione di ala piccola e il rookie Jayson Tatum in quella di ala grande. Al di là del verdetto negativo del campo, le delicatissime circostanze fisiche e soprattutto psicologiche in cui Stevens è stato costretto a fare la sua mosse hanno inevitabilmente pregiudicato la possibilità di valutare la bontà della scelta fatta dal coach, che anche per questo motivo ha voluto riproporre Smart nello starting five dei Celtics per la partita dell’indomani contro i Milwaukee Bucks. Evidentemente, lo strapotere tecnico e fisico di Giannis Antetokounmpo deve aver convinto coach Stevens ad operare ulteriori cambiamenti. Il quintetto schierato da Boston nel corso delle prime due uscite era infatti davvero troppo “piccolo”, anche rispetto agli standard dell’NBA dei nostri giorni, e anche per questo motivo, nonostante il buon apporto di Smart in fase difensiva, il front-court dei Celtics non poteva in alcun modo reggere il confronto con avversari più alti e preparati sul piano fisico, soprattutto in difesa: Al Horford, pur possedendo un intelligenza cestistica nettamente superiore alla media, ha qualche primavera di troppo per poter pensare di fare la voce grossa sul piano atletico, mentre Tatum, spostato in un ruolo non suo alla seconda partita nel basket dei grandi, non potendo per forza di cosa vantare l’esperienza né il fisico di Hayward per giocarsela con i lunghi nella propria metà campo, ha inevitabilmente dovuto pagare dazio nei matchup decisamente sfavorevoli con i vari Maker e Antetokounmpo.
Difficile fare di più quando ti vedi arrivare 100 kg di muscoli a tutta velocità. Dopo aver visto il pallone finire sul fondo della retina, negli occhi del giovane Tatum è possibile rintracciare i sintomi del più classico dei momenti di sconforto.
Di conseguenza, la scelta più logica che Stevens potesse fare era quella di far partire in quintetto un lungo “di professione”, riportando Brown e Tatum rispettivamente nello spot di guardia e ala piccola. Ci si potrebbe chiedere come mai Stevens non abbia optato per questa soluzione già a partita in corso con i Cavs o quantomeno l’indomani contro i Bucks, ma in realtà la decisione del coach di puntare inizialmente su un quintetto piccolo era probabilmente dovuta ad un problema strutturale del roster dei Celtics. Infatti, già mentre scrivevamo la nostra preview della stagione dei bianco-verdi, non abbiamo potuto fare a meno di notare come, a livello qualitativo ma soprattutto quantitativo, Stevens avesse a disposizione ben poche alternative ad Al Horford. È per questo motivo che il coach ha atteso due partite prima di puntare su qualche centimetro in più nel quintetto titolare, inserendo Aron Baynes, che ad oggi sembra essersi guadagnato i galloni da titolare, e provando anche il tedesco Daniel Theis accanto ad Horford nel rematch, questa volta vinto, contro i Bucks. La presenza in quintetto di Baynes, pur destinato ad essere rimpiazzato dal rientrante Morris, ha contribuito a riequilibrare lo starting five dei Celtics, facendo sì che Brown e Tatum potessero tornare ai loro ruoli naturali. Messi in condizione di poter far bene, i due giovani Jay, pur non potendo garantire il livello di gioco e la costanza di Hayward, stanno facendo di tutto per non far rimpiangere l’ex Jazz e, al di là delle strepitose prestazioni sfornate da un Irving tornato finalmente in possesso delle chiavi di una franchigia Nba, dietro la striscia di vittorie accumulate fin qui dai Celtics sembra esserci anche lo zampino dei due ragazzi terribili. In fondo, col senno di poi non sembra poi così scontato che Boston esca sconfitta su tutta la linea dall’infortunio di Hayward.
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Titolo infelice nonostante nell'articolo si parli (principalmente) di altro. Non capisco come una frase ad effetto e qualche click in più possano giustificare un'uscita così di cattivo gusto.