(6-7) Miami Heat 103 – 112 Detroit Pistons (10-3)
I Detroit Pistons ci stanno prendendo gusto. Nel vuoto di potere della Eastern Conference tantissime squadre partite sotto traccia si stanno mettendo in luce ma nessuna può vantare il record dei ragazzi di Van Gundy. Secondo posto solitario dietro ai Celtics on fire e una voglia di stupire che non sembra volersi fermare.
A trascinare la truppa all’ennesima W sono le prestazioni di Tobias Harris e un redivivo Avery Bradley. L’ala draftata nel 2011 ha messo a referto 25 punti accompagnati da 7 rimbalzi, e si è mostrata in grande spolvero dalla linea del tiro pesante con un 5/8 mortifero. L’ex Celtics, invece, dopo u periodo di adattamento al sistema di Detroit sembra aver ingranato la marcia giusta ed ha sfondato il tetto dei 20 punti (24) per la terza volta nelle ultime quattro uscite. Sotto i tabelloni, invece, si è fatto segnalare il solito Drummond, in grado di acchiappare 17 carambole che gli garantiscono un record significativo: per la prima volta dopo 40 anni un giocatore è in grado di prendere 12 o più rimbalzi nelle prime 13 partite stagione, esattamente come fece Malone nel ’78-’79.
I Miami Heat sono crollati nella quarta frazione dopo essere stati in vantaggio anche di 9 punti durante il secondo quarto. A lungo andare però sono venuti a galla i problemi di costanza di molti dei suoi uomini chiave che hanno iniziato la stagione alternando buone e mediocri prestazioni. A questo giro è toccato ai panchinari di lusso Olynyk e Johnson deludere mentre quattro quinti della formazione di partenza ha scollinato quota 15 punti.
Whiteside e Dragic, le due stelle della squadra, mettono rispettivamente a referto 20+12 rimbalzi e 18-4-7; tuttavia le loro prestazioni non sono sufficienti per tornare ad avere un record positivo. Coach Spoelstra ha tanto lavoro da fare per ritrovare quel magico equilibrio che aveva portato gli Heat ad un passo dai playoff nella scorsa stagione.