Oakland, 25 Dicembre 2017.
Si è appena concluso il main event del Christmas Day. I Cleveland Cavaliers hanno fatto visita ai Golden State Warriors nel rematch delle ultime tre Finals. Il risultato lascia poco spazio all’immaginazione: Curry e compagni hanno annientato i Cavs 142-105.
Negli spogliatoi della Oracle Arena le atmosfere sono più distanti di paradiso e inferno. Da una parte ci sono i padroni di casa, che si stanno contendendo il primo posto della Western Conference con gli Houston Rockets e sembrano viaggiare a vele spiegate verso il terzo titolo in quattro anni. Dall’altra c’è Cleveland, che dopo l’addio di Kyrie Irving è totalmente naufragata, non riesce minimamente a registrare la difesa e più che avere la pancia piena, dopo tre viaggi consecutivi alle Finals, sembra caduta in un pericoloso stato di obesità.
Lo spogliatoio dei Cavaliers in questo momento
L’unico che non riesce a darsi pace è LeBron. Cammina da una parte all’altra della stanza come una tigre ferita, si ferma al box di ognuno dei suoi compagni per dire quello che non è stato fatto bene durante la partita e cosa bisogna cambiare per invertire la rotta, non degna Tyronn Lue del minimo sguardo e tra uno sfogo e l’altro grida “GRIFFIN MY MAN, WHERE ARE YOU?!“. La gestione da parte della società della dipartita dell’ex GM è solamente la punta dell’iceberg di un malumore che parte da lontano, da quell’incolmabile distanza creatasi con gli Warriors e un’attrattività da parte della squadra che sta raggiungendo i minimi storici (stiamo pur sempre parlando di The Mistake On The Lake, no?).
Dopo un inizio di regular season catastrofico, che tutti si aspettavano essere solamente un incidente di percorso ma che non si è rivelato tale, il record dei Cavs dice ora 16-18, insufficiente anche per pensare all’ottavo posto. Il recupero di Isaiah Thomas procede secondo i piani, dunque l’ex stella dei Boston Celtics non sarà a disposizione di Tyronn Lue prima di Febbraio. Il 26 Dicembre Rich Paul, storico agente di LeBron, lo raggiunge in hotel a Sacramento, dove i Cavaliers si sono recati per la partita contro i Kings del giorno dopo. Il clima è tutto tranne che disteso, James parla pochissimo e rivela a Paul di essere particolarmente sconfortato.
“Okay ‘Bron, now I need you to sit down.”
L’unica altra volta in cui Paul aveva chiesto a LeBron di sedersi prima di comunicargli una notizia era stato in occasione della vittoria da parte del #23 del quarto MVP in carriera. L’uomo d’affari comincia a parlare, la stella ascolta sempre più attentamente, prima di essere totalmente rapita dal discorso e infine assalita da un’ansia che poche altre volte lo aveva toccato durante i 15 anni passati in NBA.
“Sono arrivate delle offerte interessanti, hai la possibilità di lasciare Cleveland.”
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Ma ha una Player Option per la prossima stagione, perché scrivi di scambi?
Ciao Andrea, è vero, LeBron ha una player option per la prossima stagione, ma il mio obbiettivo nello scrivere l’articolo, e l’idea dietro l’articolo stesso, era quella di presentare una situazione (assolutamente poco realistica e votata a una realtà ancor più lontana dell’ipotetico)in cui il giocatore, per vari motivi, decidesse di lasciare i Cavs già durante questa stagione.
Ho capito, grazie.