Utah Jazz

Inside the NBA #2: Joe Ingles

Secondo appuntamento con la nuova rubrica targata NbaReligion. Dopo avervi presentato Gary Harris,  questa settimana abbiamo selezionato  per voi le cose migliori dell’ultima puntata del Lowe Post Podcast, gestito da  Zach Lowe, che aveva come ospite Joe Ingles (qui il podcast originale). Una carriera tra Australia, Europa, NBA: il giro del mondo in 60’, riassunti per voi in pillole. Have a look.

  • La moglie, Renae Hallinan Ingles, è una leggenda del netball. [ campionessa con Adelaide Thunderbirds e 67 caps con la Nazionale]. In Australia, se lo fermano per strada mano nella mano con la consorte, è lui, pur conosciuto, a doversi fermare per scattare la foto. Ingles ci ha fatto l’abitudine: “Perché fare una foto con un ragazzo pelle e ossa e quasi calvo se puoi farla con una donna avvenente e atletica di 1.80?”
  • Lowe gli fa notare divertito che è stato il primo giocatore ad aver chiesto di registrare un podcast alle 8:30 del mattino dopo una partita giocata—e persa — a New York. Nightlife, baby!
  • La coppia ha due gemelli di 15 mesi, un maschio e una femmina. Anche per questa ragione, il “social office”, come lo chiama lui, è piuttosto complicato. Ogni mattina si sveglia alle 6:30-7:00, ma se dorme sei ore a notte, sta bene. L’adrenalina post- partita gli rende difficile il sonno ed è un avido consumatore di caffè
  • Momento nostalgia #1 “Alla lega manca Boris Diaw”. Il francese, qui nelle vesti di attento sommelier, ha comprato una Nespresso e, anche ora che se n’è andato, la macchinetta accompagna la squadra in casa e in trasferta. “Non so quale sia il suo accordo con Nespresso, ma avrebbe dovuto siglarla con la propria firma”
  • Momento nostalgia #2 In  settimana Boris ha segnato un canestro da metà campo allo scadere.
  • Ingles sorride quando legge di risse tra i giocatori: “Nessuno si odia fuori dal campo, sono cose che capitano. Il basket è uno sport coinvolgente”.Aggiunge di apprezzare un po’ di sano rumore di sottofondo da parte del pubblico e di avere la cattiva abitudine di lanciare occhiate alla panchina avversaria.
  • Curiosità social: ha tolto il follow a Rudy Gobert: “È l’unico modo  per smettere di prenderlo in giro, specialmente per il suo stile”
  • Quando andava a scuola in Australia era solito indossare quotidianamente gli shorts, tanto che le maestre, stupite dalla mise, chiesero ai genitori se alla base vi fosse qualche ragione economica, sentendosi rispondere: “No, no. È lui a volere così”
  • È stato tagliato dai Clippers in “a pretty dramatic fashion”, proprio mentre la moglie era sull’aereo per raggiungerlo in America e assistere al debutto in NBA.
  • Dopo aver posto la firma sul contratto da $52 milioni di dollari con Utah ha affermato: “[Non mi importa] se vinciamo dieci o ottanta partite, resto qui. È ridicolo, nessuno  ha bisogno [di quei soldi]”. Si è comprato la casa: “Vero, avrei potuto vivere in affitto, ma punto a restare qui a lungo”.
  • Un giorno, a pranzo a Los Angeles, ricorda di aver pensato di mollare tutto: “Ho il mio passaporto inglese” mi dicevo “tornerò indietro, guadagnerò i miei soldi e vivrò in belle città. Andrà bene. Pensavo di aver finito la carriera. Ero a centimetri dal non tornare in NBA”.
  • Sempre a pranzo ricevette tramite il suo agente la notizia dell’offerta di un non garantito da parte di Utah “Era l’ultima opportunità, dovevo coglierla al volo”.
  • Istituisce un parallelo tra l’infortunio di Hayward  e quelli che hanno caratterizzato il suo primo anno a Utah: “ Ci siamo resi conto di dover trovare più minuti per Rudy [Gobert]”. Anche nelle difficoltà e nel dramma  può esserci un lato positivo.
  • Non apprezza le uscite di Enes Kanter, suo ex compagno: “Dice le cose al momento sbagliato e nel modo sbagliato”.
  • Quin Snyder  è solito mandare messaggi alle ore piu improbabili della notte a staff e giocatori.
  • Della sua esperienza in Europa ricorda con piacere la stagione  al Maccabi Tel Aviv, squadra con cui ha vinto l’Eurolega nel 2014. Al netto di difficoltà di ambientamento, afferma con certezza di aver conosciuto i migliori compagni. Nel passare in rapida rassegna il roster di quell’anno cita tra gli altri “Big Sofo”, Sofoklis Schortsianitis, mandando in brodo di giuggiole Zach Lowe.
  • Un giorno venne richiamato nell’ufficio di David Blatt, suo allenatore all’epoca,  per la scarsa applicazione in difesa nel campionato israeliano, in una partita vinta abbondantemente dal Maccabi. Da lì in poi non vide sostanzialmente più il campo.
  • Ricorda di essere rimasto impressionato da Anthony Morrow e Anthony Randolph in occasione delle due Summer League che ha disputato in maglia Warriors, [ “si sfidavano a battere il record di punti”] e di aver valutato come “normale”un futuro bi-MVP della lega, tale Steph Curry.
  • Ha accolto l’addio di Hayward con un certo stupore mentre era al  barbecue organizzato da alcuni membri dei Jazz lo scorso 4 luglio. “Ha un po’ rovinato la festa a tutti, lui era Utah”. Dopo  20’, tuttavia, la notizia era già stata metabolizzata e c’era chi pensava a mosse future: “Ruberà minuti qualcuno, ergo, qualcuno si muoverà, facciamo un tentativo”.
  • Due anni or sono era talmente avulso dal business NBA dal non poter nemmeno immaginare un addio di Hayward. “ Ha una casa  un cane, dove c***o vuole andare?” Ora scherza e si augura che  il pastore tedesco abbia meno spazio per muoversi, bloccato dentro casa.
  • È l’eroe d’infanzia  di Dante Exum, australiano come lui. [qui indossa la maglia del suo idolo ai tempi dei  South Dragons]. I due sono anche vicini di armadietto e compagni di stanza in nazionale e quando è vicino a lui il ragazzo  è ancora piuttosto nervoso.
  • Exum è un gamer incallito e attacca la sua Xbox a qualsiasi presa. Se lo si invita a mangiare sushi non gliene frega niente “gli interessa solo uccidere draghi”.
  • Se facesse l’All Star Game, Ingles  non si sentirebbe a suo agio.
  • Si definisce “finto atleta”, più intelligente che atletico.
  • Sente molto la sfida con Jimmy Butler. “Praticamente ogni volta che giochiamo contro uno di noi prende un tecnico”.
  • Si fida della sua tecnica di tiro, pur non esteticamente impeccabile, e cita la ripetitività come elemento fondante di ogni allenamento.
  • I gemellini, nati a Melbourne, sono seguiti dalla ex babysitter della famiglia di Steve Novak, dallo spiccato accento newyorkese. Lo stesso Exum gioca spesso con i due bambini. “In fondo non sono tanto più giovani di lui” chiosa Ingles.
  • Non sopporta dare le mance al ristorante perché in Australia non si usa farlo. È infastidito in modo particolare dal tono di voce eccessivo degli americani nei luoghi pubblici e dalla pedanteria dei camerieri che riempiono in continuazione le caraffe e la cesta del pane. Giudica “orribili” gli Starbucks Coffee di Utah.

 

 

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Pubblicato da
Nicolò Basso

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