Ormai lo abbiamo capito: i Boston Celtics sono una squadra speciale. Non solo perché sono in testa alla Eastern Conference con un record di 16-2, o perché hanno appena portato a casa la sedicesima W consecutiva; neanche perché hanno perso Gordon Hayward dopo quattro minuti della prima partita e dovranno farne a meno per tutta la stagione. Sono speciali per come giocano.
La vittoria ottenuta sul campo dei Mavericks dopo un supplementare è l’ennesima riprova stagionale di quanto sia difficile battere Boston, una squadra capace di stare in partita contro chiunque e per 48 minuti grazie a una abnegazione al lavoro straordinaria e ad una difesa che inizia a toccare livelli mitologici. In queste prime diciotto partite i Celtics hanno tenuto gli avversari a 95.2 punti segnati su 100 possessi ― non serve dire che sono la miglior difesa della NBA per distacco. E anche nella W contro Dallas il merito è da ascriversi in gran parte a quello fatto nella metà campo difensiva, a partire dagli ultimi sei minuti del quarto periodo. Difesa e ovviamente Kyrie Irving, autore di una partita leggendaria da 47 punti con 22 tiri con un primo quarto da 100% dal campo (3/3 da tre e 125 di eFG%, grasse risate), 17 punti da 4Q e supplementare e una clutchness da migliore della classe.
Uno dei quattro bellissimi canestri del supplementare di Irving. #unstoppable
L’efficienza offensiva di Irving ― ed efficienza è la parola giusta visto che ha chiuso la partita con uno sbalorditivo 87.6% di True Shooting Percentage ― è quello che resta negli highlights della partita, nelle copertine dedicate a chi vince sedici partite di fila in NBA nonostante l’assenza del tuo (primo/secondo) miglior giocatore (Hayward). Ma quello che davvero impressiona nei Celtics è il lavoro fanno in difesa.
In estate si è discusso molto delle scelte fatte dal General Manager Danny Ainge, dalla trade down con Philadelphia al lasciare andare due giocatori fondamentali in questi ultimi anni come Crowder e Bradley; all’aver ceduto Isaiah Thomas dopo una delle stagioni più iconiche del Pride da anni a questa parte. Adesso sono solo chiacchiere dimenticate: l’aver voluto scommettere forte su questo gruppo di giocatori si è rivelato assai produttivo. Jaylen Brown cresce di partita in partita ed è già oggi un giocatore migliore di quanto potesse essere Crowder, con un ceiling di crescita ancora decisamente alto; Tatum sembra un veterano con dieci anni alle spalle, e quella visto finora sembra solo la punta di iceberg profondissimo dati i mezzi tecnici e fisici pressoché sconfinati. Smart è un win player se ce n’è uno e Irving sta dimostrando ottima leadership, e più si ambienta nel sistema offensivo costruitogli da Stevens più diventa pericoloso. Ah già, c’è anche Brad Stevens: non è ben chiaro quali arti oscure padroneggi il giovane allenatore dei Celtics ma se Boston è una Contender fatta e finita il merito è in gran parte suo (forse tutto). Non c’è ancora stata una partita nella quale non abbia inciso con le rotazioni ed ha saputo costruire una macchina perfetta in poco tempo, fregandosene delle due sconfitte nelle prime due partite e della perdita del pupillo Hayward.
Boston è una squadra fisicamente impressionante, che può schierare costantemente line-up che surclassano gli avversari per dimensioni. Brown e Tatum sono due esterni di oltre due metri con un’apertura alare di oltre 7 piedi (2.11 metri), così come Marcus Morris, altro utilissimo pezzo di rotazione. Horford è un lungo in grado di tenere gli scivolamenti con giocatori più piccoli di lui e sta proteggendo bene il ferro in difesa (per non parlare della miriade di cose che fa in attacco, tra blocchi enciclopedici e passaggi illuminanti); Smart è già adesso uno dei difensori più forti della lega: in post non va sotto con nessuno ed è in grado di portare pressione costante contro diversi tipi di attaccanti. L’enorme superiorità fisica dei Celtics si manifesta anche a rimbalzo, l’altra grande novità della loro stagione: Boston è la squadra che cattura il maggior numero di rimbalzi difensivi (82% di quelli disponibili) ed è seconda soltanto a Portland per REB%, grazie anche all’aggiunta di Baynes in estate, un energumeno mangia-rimbalzi che sa giocare anche a pallacanestro.
Nella partita contro Dallas per esempio Boston non ha concesso un solo rimbalzo difensivo disponibile a partire dal 6 minuto del quarto periodo fino alla fine, con Tatum che ha catturato qualsiasi pallone vagante passasse sopra la sua testa. Le braccia infinite dei due giovani Celtics come detto sono state un fattore: Brown ha stoppato Barnes in uno degli ultimi possessi dei tempi regolamentari nonostante partisse con un paio di metri di svantaggio e ha toccato ogni genere di pallone.
La giocata che ha cambiato la partita, prima mangiando il pallone a Barea poi tenendolo in campo con le prolunghe per infine subire fallo. Brown che nel supplementare metterà anche un tiro fondamentale per portare a casa la vittoria.
La difesa di Boston si apre e chiude con movimenti in sincrono perfetti. L’adottare un quintetto di fatto positionless garantisce di cambiare sempre su ogni blocco senza perdere di aggressività. L’anello debole in teoria dovrebbe essere Irving e infatti gli avversari cercano di puntarlo in attacco ma i Celtics sono talmente lunghi e atletici da permettersi di chiamare dei cambi al loro play anche quando viene isolato, togliendolo da situazioni difficili senza rischiare di subire canestri facili (l’apertura alare di Brown, Tatum e Smart permette loro di difendere, o quantomeno tenere a bada, quasi due giocatori contemporaneamente). C’è da dire comunque che Irving sembra calato nel progetto Celtics, e anche in difesa la sua applicazione è massima.
Qui riesce a tenere discretamente bene la penetrazione di Barnes disturbandolo il più possibile per poi scatenare Tatum in campo aperto.
Nei 122 minuti che hanno condiviso assieme in campo il trio Brown-Smart-Tatum concede appena 90 punti su cento possessi (con un Net Rating di +18.5) e sono loro la chiave, assieme a Horford e Irving, anche della vittoria contro i Mavericks. Boston ha stritolato l’attacco avversario nella morsa della loro difesa, complice anche lo 0-12 da oltre l’arco tra quarto periodo e supplementare che ha costretto Dallas a cadere dentro la trappola preparata da Stevens.
Altra penetrazione di Barnes contenuta bene, stavolta da Morris, che porta il giocatore dei Mavs dove volevano i Celtics, al ferro con Horford ad aspettarlo. Impressionante come dopo l’errore tutti i Celtics si lancino in transizione, segnando altri due punti ancora con Tatum.
Boston ha finito col vincere l’ennesima partita equilibrata della sua stagione, dimostrando ancora una volta di crederci più dei suoi avversari e soprattutto di essere più organizzata e preparata di loro. Cose che permettono ai Celtics di restare con la testa in partita anche quando la situazione sembra precipitare, come per esempio dopo il 4-0 di parziale che ha riportato i padroni di casa avanti di cinque lunghezze con meno di due minuti da giocare. Boston non si è scomposta e prima con una tripla di carattere di Smart e poi con la terza azione in fotocopia ― Mavs spinti a centro area, recupero di Irving che lancia la transizione dei suoi chiusa con l’ennesimo salto spropositato di Tatum che segna al ferro ― sono riusciti a forza il supplementare, dove Irving ha preso definitivamente in mano la partita segnano 10 punti con un 4/4 dal campo, segnando come e quando voleva e portando a spasso ripetutamente la difesa dei Mavs (qui con l’and-one che chiude di fatto la gara).
È anche vero che i Celtics sono stati fortunati, vincendo spesso le 50-50 balls nel finale e soprattutto segnando uno dei canestri più incredibile della stagione.
Non credo serva aggiungere altro.
Ma la fortuna va dalla parte di chi sa cercarsela, e i Celtics fanno di tutto, ogni sera, per meritarsi questa fortuna. È ancora troppo presto per dire dove possono arrivare, così come per pensare a quanto potrebbero essere in grado di impensierire Cavs, Warriors o chi ci sarà a giocarsi il titolo a fine anno. C’è di certo però che Boston sta mettendo le basi per un futuro ricco di successi e la crescita continua di giocatori e allenatore (Coach Of the Year con le mani in tasca per adesso) promette cose straordinarie. I Celtics sono una delle Contender di questa stagione e questo forse ce lo aspettavamo, ma che fossero così forti così presto ― e lo ripeto per la quarta volta, avendo perso Hayward nella prima partita per la stagione ― forse non se lo aspettavano neanche loro.
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Davvero un inizio strepitoso, con una serie di successi costruiti sulla difesa e sull'arsenale immensamente variegato in attacco, con una crescita (da parte mia aspettata) stupefacente di Jaylen Brown e un apporto "da subito" eccezionale di Jayson Tatum.
In molti ad inizio stagione non davano nemmeno titolari i due giovani fenomeni biancoverdi.
Senza dimenticare l'apporto strepitoso di Horford, chiamato spesso a risolvere le partite, il contributo vincente di Smart, nonostante la sua sia una delle peggiori percentuali al tiro della lega e una panchina di gran spessore, nonostante sia composta in gran parte da rookie, europei alla prima esperienza e da Ayron Baynes..
Eppure, tralasciando il genio di Brad Stevens, THE MAN è senza dubbio Kyre Irving, completamente trasformato a livello personale, campione esperto nonostante i 25 anni, che è anche in grado di difendere come nessuno se l'aspettava, che fa il leader soprattutto quando serve davvero, lasciando crescere la squadra con e senza di lui.
Con la partita contro Dallas, alla quale Boston è arrivata un po' stanca, (stanchezza fatta trasparire anche contro Atlanta), Irving ha fatto anche vedere che, all'occorrenza, è già in grado di fare prestazioni fuori dall'ordinario, con punti a cascata e percentuali da tiratore con l'arco, entrando definitivamente nel cuore dei tifosi biancoverdi!
Ora servirà superare anche i periodi di difficoltà, continuare a vincere anche facendo riposare ogni tanto Horford e Irving e in primavera, avremo un'idea chiara di quanto Boston può valere già quest'anno.