Nel nome del padre
Arrivare in NBA con quel cognome non deve essere semplice. Un fardello che combinato al particolare clima respirato ad OKC nella scorsa stagione hanno limitato moltissimo il suo impatto in NBA. I compiti del figlio d’arte, alla corte di coach Donovan, si limitavano semplicemente al non intralciare troppo i piedi a Brodie tentando di liberargli l’area e aspettando lo scarico. Domantas è un lungo moderno, in grado di spaziare il campo ma utilizzarlo solo in quel modo è uno spreco di risorse.
In Indiana ci hanno creduto fin dal principio nella versatilità del lungo lituano e, anzi, stanno cavalcando maggiormente le sue potenzialità da lungo old-style sotto i tabelloni piuttosto che da lungo moderno per spaziare il campo. Basti pensare che l’anno scorso ha tentato in RS ben 159 triple mandandole a bersaglio con il 33% mentre quest’anno, in 16 presenze ne ha tentate la miseria di 7. In compenso sono fiorite tutte le altre statistiche: 12.7 punti, con 59% dal campo, e 9.2 rimbalzi di media, di cui 2.7 offensivi. Sono dati in parte “drogati” dall’assenza di Turner che gli ha consentito grande spazio in quintetto e che si ridimensioneranno con il suo ritorno in panchina ma che evidenziano la capacità di incidere anche a livello NBA del figlio di Arvydas.
Mette palla per terra, allarga in ala, blocca, rolla e conclude con un layup comodo. In una parola: versatilità.
Questa è una giocata da “lungo classico”: consegnato per Oladipo, blocco solidissimo che fa schiantare un difensore esperto come Green premiato dal pocket pass del #4. Sparring partner: Gasol inchiodato in mezzo metro di campo.
Ad Indiana Sabonis sta mettendo in mostra anche una delle discrete potenzialità da facilitatore offensivo. Non è un caso che mette a referto 2.5 assistenze di media (il quarto tra i Pacers, primissimo tra i lunghi e alla pari con un esterno accentratore come Born Ready), il più delle volte giocando con tempi pregevoli un handoff con l’esterno di turno. Il destinatario preferito del lituano è Oladipo, giocatore in grado sia di arrivare al ferro sia di concludere con un jumper dalla media.
Da notare come legge la difesa interna di Embiid e rimane largo per un eventuale scarico, creando anche le giuste spaziature per l’attacco Pacers. In circostanze simili attacca il ferro con decisione e ne mette due.
Il Net Rating migliore tra coloro che fanno stabilmente parte della rotazione di coach McMillan (110.7 punti realizzati contro i 104.6 concessi su 100 possessi) la dice lunga sull’impatto del prodotto di Gonzaga, che già al college aveva dimostrato la mentalità giusta per alzare il proprio livello in momenti topici delle partite o della stagione. Non è da escludere l’eventualità di un nuovo inserimento in quintetto, questa volta al fianco dell’unicorno Myles Turner e non al suo posto; ipotesi quest’ultima che andrebbe a comporre uno dei front-court più giovani e dai margini inesplorati della lega, in grado di combinare buone attitudini difensive con un gioco offensivo orientato alla modernità.
Prospettive in Indiana
Usciti da un’estate sulla carta disastrosa i Pacers si trovano, al momento in cui scrivo, all’ottavo posto della Eastern Conference, pienamente agganciati al treno playoff rapprentato da New York e Philadelphia, appena sopra di loro. La presenza nel roster di un core giovane e dal potenziale ancora inesplorato come quello composto da Oladipo-Sabonis-Turner-Leaf, mixato a giocatori d’esperienza ma dall’impatto quasi assicurato in NBA (Collison-Bogdanovic-Young-Joseph), sta rendendo la franchigia di Indianapolis incapace di raggiungere quell’obbiettivo stagionale prefissatogli da molti: tankare.
L’ultimo anno con la vecchia impostazione della Lottery rende la stagione corrente un’occasione irripetibile per cercare di assicurarsi una presa alta in un Draft colmo di talento nelle prime posizioni. I Pacers rischiano di ritrovarsi, ancora una volta, a galleggiare nel limbo della mediocrità che in NBA non paga, soprattutto per uno small market quale è l’Indiana. La scarsa attrattiva per free agent di primo piano implica per forza di cose che per ritornare di nuovo competiti ad alti livelli le strade siano due: trade e draft. Escludendo Turner, i Pacers non dispongono di asset da sacrificare per fare un salto di qualità e approfittare del vuoto di potere nella Eastern Conference.
In tal senso potremmo anche rileggere la trade-George. L’esplosione immediata di Oladipo e Sabonis, probabilmente, non era stata nemmeno presa in considerazione dalla dirigenza, che si trova ora nella difficile posizione di prendere una decisione a tavolino per il proprio futuro: continuare ad assecondare la crescita inaspettata della propria squadra oppure castrarne le prospettive immediate per un futuro più roseo? Una risposta che otterremo solo nei prossimi mesi.
Statistiche aggiornate al 21 novembre