Nel primo mese di regular season Porzingis è passato dai 16 punti di media dei primi due anni a quasi 28, mantenendo i 7 rimbalzi, passando dal 44 al 48% dal campo, dal 35 al 41% da tre punti e da 18.4 a 26.3 di PER. Ah, e i Knicks, nel momento in cui scrivo, sono 9-7 e in piena corsa per i playoff, cosa che non accadeva da tre anni.
Il primo assaggio di quello che vuole mostrare in questa stagione Porzingis lo da il 30 Ottobre, quando New York vola a Cleveland per giocare contro dei Cavs feriti (3-3 il record al momento della partita) e a caccia di una vittoria che scacciasse i fantasmi. La partita finisce 114-95 per i Knicks, Porzingis mette 32 punti con 12 rimbalzi in 36 minuti, domina la partita assieme a Tim Hardaway Jr. e da una prova importante per il salto di qualità sempre più imminente. La notte successiva, il 31 Ottobre, i blu-arancio tornano al Garden per affrontare i Denver Nuggets, squadra tra le più quotate ad inizio stagione e capace di eruzioni offensive incontrollabili per chiunque; i Knicks vincono ancora, 116-110, e Porzingis fa registrare 38 punti e 7 rimbalzi in 34 minuti. E’ il suo nuovo career high.
“Si ma pur sempre i Knicks sono, ne hanno vinte un paio ma ora crollano e si portano dietro anche il lettone.”
Passano 5 giorni – intervallati dalla sconfitta contro i Rockets – e il 4 Novembre New York schianta Phoenix ancora al Garden: il nostro ne mette altri 37 con i soliti 7 rimbalzi, oltre a monopolizzare l’internet per 3 giorni e costringere Bleacher Report ad inventarsi questo capolavoro:
Dopo essersi preso cura dei Suns, nella Grande Mela arrivano i Pacers, protagonisti di un ottimo inizio di stagione, e Porzingis decide che è il momento di aggiornare il proprio career high (dopotutto il precedente era arrivato ben 7 giorni prima, che diamine): vittoria 108-101, record 6-4 che a NYC equivale più o meno a un three-peat, e 40 punti con 8 rimbalzi in 38 minuti.
Ancora oggi, dopo quasi 2 settimane, i Knicks non sono minimamente crollati, sembrano avere tutte le carte in regola per giocarsi i playoff – non senza complicità da parte di una Eastern Conference sempre più morbida – e il nativo di Liepaja sembra in grado di allungare prepotentemente le mani sul premio di Most Improved Player di questa stagione (oltre ad essersi guadagnato una chiamata all’ASG anche se dovesse fare 8 canestri totali da oggi a Febbraio).
Quello che impressiona di più di quest’esplosione di Porzingis però non sono tanto i numeri (e già con quelli ce ne sarebbe per andare avanti a parlare due mesi), bensì l’attitude da vero e proprio one man show che sta mettendo in campo, la consapevolezza di essere l’uomo franchigia e di avere seriamente le carte in regola per diventare uno dei giganti di questa lega.
L’ex Siviglia è migliorato notevolmente nella metà campo offensiva, quella che predilige fin dai primi passi sul parquet vista la peculiarità delle sue caratteristiche, limitando i long-two (i tiri dalla media, sempre più spauracchio della NBA del 2017) e cercando di focalizzarsi sul tiro da tre o la conclusione al ferro, viste sia la capacità di tirare in testa veramente a chiunque (221 cm di altezza, pensate da quanto in alto riesca a scagliare la palla) che quella di battere nel palleggio ogni pari ruolo – si presuppone che a marcarlo sia il giocatore più alto della squadra avversaria, o comunque uno dei più alti, e nessuno con quei centimetri può riuscire a stare dietro a Porzingis tra inizio dell’area e ferro. Miglioramenti importanti sono arrivati anche nella metà campo difensiva, dove il lettone regge meglio gli uno contro uno nonostante sia almeno 10 cm più alto della maggior parte degli avversari, ed è inoltre diventato uno dei migliori rim protector della lega, viste le 2.3 stoppate a partita che lo vedono primo nella categoria.
Porzingis è il comandate dei New York Knicks, i tifosi vanno al Garden solo per la sua presenza, anche se magari gli avversari si chiamano Curry e Durant, l’attrazione principale è lui.
Nel finale del secondo Knicks-Cavs della stagione LeBron lo cerca nel 1vs1 decisivo, lo riconosce come suo uguale e fa capire che la partita se la stanno giocando loro due – prima di ricordargli che di Re ce n’è uno solo, e la strada è ancora lunga
Proprio dopo questa partita contro Cleveland, poi persa 104-101, erano uscite alcune immagini su internet che dipingevano LeBron James come nuovo re di New York City; la risposta da parte della città non si è fatta attendere, via tifosi e compagni di squadra che hanno voluto sottolineare come la Grande Mela abbia già scelto il suo nuovo re.
Diventerà il giocatore più forte della lega un giorno? Forse no. Diventerà il miglior europeo ad aver mai calcato un parquet? Possibile, ma la montagna da scalare per arrivare a quella vetta è altissima.
Nel frattempo, si è impadronito della città più importate del mondo e continua ad essere l’unico unicorno mai visto sul pianeta terra.
(Porzingis su Instagram per Halloween)