Su Kris Dunn, quinta scelta assoluta al Draft del 2016, c’erano altissime aspettative. I Minnesota Timberwolves, infatti, credevano di aver trovato il loro playmaker del futuro, che, con Towns e Wiggins, avrebbe riportato in alto il nome della franchigia che non partecipa ai playoff dal 2004.
Coach Tom Thibodeau, però, non gli ha concesso grande minutaggio nella sua stagione da rookie e questa idea è presto svanita.
In un’intervista per Sam Smith di Bulls.com, Dunn ha raccontato:
Immagina che la tua famiglia venga a vederti giocare e tu sei sempre seduto in panchina. Non ci era mai successo prima. È stata dura. Ero quasi imbarazzato. Per tutta la vita, la mia famiglia mi ha visto come il numero 1, come la stella. Mi sentivo come se stessi deludendo tutti loro. Era piuttosto umiliante. C’erano momenti in cui non riuscivo a guardarli in faccia dopo le partite perchè mi sembrava di non essere la persona che erano abituati a vedere in me.
Dunn è arrivato in NBA dopo quattro incredibili anni a Providence, dove aveva mostrato le sue capacità e la sua grande versatilità in campo. Al suo arrivo a Minnesota, però, il suo impatto è stato minimo, partendo sempre dalla panchina e avendo un minutaggio decisamente limitato dietro al titolare Ricky Rubio.
Lo scorso anno è stata un’esperienza di apprendimento per me, perchè non ero mai uscito dalla panchina prima.– ha aggiunto- Non stavo giocando troppo. Sono in una situazione decisamente migliore ora; provo solo a non pensare allo scorso anno.
Ora che è agli Chicago Bulls (grazie allo scambio che ha portato Jimmy Butler a Minnesota), Dunn ha trovato decisamente più spazio. Nonostante l’andamento dei Bulls (3-19), il 23enne ha iniziato la stagione con prestazioni molto solide; nelle ultime 6 partite è stato titolare e ha ottenuto 12.5 punti, 4.8 rimbalzi e 4.5 assist di media in 27.9 minuti.
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Resta comunque il quinto marcatore della peggior squadra della lega, non è che stia facendo faville, semplicemente gioca.
Dei rookie come Donovan Mitchell a Utah e Dennis Smith J. a Dallas stanno facendo molto meglio, per non parlare di altri rookie o sophomore che giocano in squadre più forti, dove devono sacrificare in parte il loro processo di crescita individuale a vantaggio del loro ruolo nella squadra.
L'anno scorso a Minnesota Rubio era troppo più forte di lui per farlo giocare titolare sulla fiducia, avendo già la squadra 3 giovani talenti con molto più potenziale da sviluppare, come Wiggins, Towns e Zach Lavine, che tra l'altro, quando tornerà dall'infortunio, potrebbe anche soffiargli il posto come point guard a Chicago, nell'attesa di Luca Doncic...