Sarà una di quelle notti che nessuno vorrebbe mai perdersi, una notte stellata, nella Città delle Stelle, nella Città degli Angeli. Sarà ovviamente uno Staples Center delle grandi occasioni, tutto esaurito e pieno di celebrità accorse ad LA per presenziare ad uno degli avvenimenti più importanti di questa stagione NBA e forse della sua storia: il ritiro delle maglie numero 8 e 24 di Kobe Bryant.
20 stagioni NBA, 18 volte all star e 11 volte miglior quintetto, tutte in maglia Lakers, 5 titoli NBA con due MVP delle finali, 1 titolo di MVP e miglior realizzatore dei Lakers (all time, in una stagione, in una singola partita, in un tempo, in un quarto e in un overtime); primo giocatore a vedere ritirati nella stessa squadra due numeri, il volto dei Los Angeles Lakers in tutto il mondo e modello per i nuovi giocatori dei Lakers (vedi Ingram) e per tutta La Lega.
Come detto saranno in moltissimi (gli stessi giocatori dei Golden State Warriors hanno avuto il permesso da Steve Kerr di rimanere in campo a vedere la cerimonia durante l’intervallo) a presenziare alla cerimonia, di cui ancora non si conoscono i dettagli: da ex giocatori e compagni di squadra a mezza Hollywood, passando per rappresentanti di molti altri sport, come Alessandro Del Piero e David Beckham. Tra tutti questi non ci sarà però Phil Jackson, l’allenatore storico di Kobe Bryant, con cui il Black Mamba ha avuto un rapporto di odio-amore, fatto di frecciatine, rispetto, sguardi, fiducia e incomprensioni, ma che in due riprese lo ha portato a vincere i suoi 5 anelli, convincendolo a giocare all’interno del suo ordinato triangolo e che le sue devastanti doti offensive e il suo incontenibile atletismo non sarebbero serviti a vincere i titoli se non utilizzati sotto controllo, come aveva fatto anche precedentemente con Michael Jordan, portando così Kobe a diventare un giocatore semplicemente immancabile, tra i più forti di sempre.
L’ex allenatore di Lakers e Bulls infatti non se l’è sentita di viaggiare dal Montana, dove è tornato dopo aver terminato la sua esperienza infelice ai New York Knicks, a causa dei suoi problemi di salute fisica, ma, come riferito da Ramona Shelburne di ESPN, avrebbe contattato in questi giorni il giocatore per fargli arrivare i suoi complimenti e tutta la sua stima.
Non resta che aspettare allora l’intervallo della partita tra Los Angeles Lakers e Golden State Warriors per ritrovare la città di LA ancora una volta protagonista assoluta di una notte NBA, come forse non capitava da diverso tempo, probabilmente proprio da quella sera del 13 aprile 2016 in cui Kobe decise di metterne 60 nella sua ultima partita in carriera contro gli Utah Jazz.