Spoiler in apertura: l’episodio è parecchio movimentato. In questo dicembre i giovanotti si sono sfidati all’ultimo sangue per risalire la nostra #RookieLadder. Tra crescite inarrestabili e tagli immeritati stilare la classifica è stato piuttosto complicato, complici anche i bagordi delle feste che hanno fatto uscire proposte indecenti da parte di Michele Pelacci (6-10, 16-21, 27-30), prontamente cassate dal sottoscritto (a.k.a. Alberto Mapelli 1-5, 11-15, 22-26) per preservarlo dalla furia omicida di #HerrCaporedattore Niccolò Scarpelli (fresca firma della GdS, seguitelo che è bravo). Spoiler 2 che in realtà tanto spoiler non è: Simmons guarda ancora tutti dall’alto. Nemmeno questo Mitchell basta per spodestarlo dal trono.
P.S. La copertina è sempre della magica Sarita.
1 – Ben Simmons ( = )
Sì, è ancora qui. Insomma, che cosa gli vuoi/puoi dire? Nulla. Semplicemente mostruoso. Gioca in tutti e 5 gli spot tradizionali, difende tutti e 5 i ruoli, molto meglio di quello che ci si aspettava da lui dopo il college dove, ora pare evidente, era semplicemente concentrato a evitare guai fisici ed era preda della noia. Nel mese di dicembre ha messo a referto due triple doppie (7/12 vs Lakers con 15 assistenze, 18/12 vs Bulls con 4 stoppate e una cosina a Mirotic che potete vedere qui sotto), due quasi triple doppie (vs OKC e vs Phoenix) e ha diminuito i viaggi in lunetta, che per il momento sono una cosa tragica da guardare per uno di questo livello (50.9% nel mese di dicembre su 3.5 tentativi a partita). Attendiamo ancora la prima tripla della carriera ma per non vedere le città bruciare ad ogni suo passaggio già dall’anno da rookie forse è meglio che il jumper se lo costruisca per l’anno prossimo.
Nota negativa: i 76ers sono al momento fuori dalla griglia playoff nonostante il suo talento e quello di Embiid, al momento ancora in possesso delle chiavi della città. Quello che gli sta sotto nella nostra #RookieLadder al momento è ancora lontano ma per non avere problemi ad aggiudicarsi il ROY forse farebbe bene a portarsi a casa qualche W in più. Nota rancorosa del sottoscritto: a Natale aspettavo la tua apparizione come la stella cometa e invece mi è toccato un Kanter da 30+20, robe da matti.
2 – Donovan Mitchell ( ↑ 6 )
Sei volte sotto i 25 punti (di cui una sola con meno di almeno 10 punti a referto) e sette volte sopra i 25 punti, compreso il career-high da 41 contro Davis e Cousins e 6/12 da 3 punti. Il dicembre da Dio di Donovan Mitchell lo ha spinto su fino al primo posto della classifica dei giocatori che hanno ancora una parvenza di umanità. Già alfa ed omega degli Utah Jazz (con tanti cari saluti ai Denver Nuggets che hanno fatto trade down per Lyles, per voi all’inferno ci sarà un girone apposito) sta spingendo l’Usage a vette inimmaginabili per un Rookie (29.2 in dicembre) con conseguenze più che evidenti sul suo apporto difensivo (110 punti concessi su 100 possessi e -5.3 di NetRating). Ma i numeri non sono tutto e a uno che è capace di fare cose del genere gli si perdona tutto.
“Si trasforma in un razzo missile, con circuiti di mille valvole, tra le stelle sprinta e vaaa”
Piccola nota statistica – Giocatori in attività in grado di far registrare 40+ punti nella loro stagione da rookie: LeBron James, Carmelo Anthony, Kevin Durant, Eric Gordon, Steph Curry e Blake Griffin. Non una brutta compagnia.
3 – Jayson Tatum ( ↓ 1 )
Viene da ridere pensare che questo Tatum oscilli tra la seconda e la terza posizione della nostra classifica. Probabilmente uno dei rookie più maturi che l’NBA abbia mai visto: un mix di tiro, Q.I. cestistico e atletismo che già al momento lo posiziona a ridosso dell’élite della Lega. A dicembre i suoi numeri su 100 possessi sono “discreti” (110 prodotti, 101 concessi), è secondo assoluto per percentuale al tiro pesante (47.5%) e si mantiene sopra il 50% al tiro (51%, con il 64% di True Shooting). Ogni suo movimento sembra programmato ed eseguito con una perfezione tale da porre il dubbio se sia una macchina o un essere umano. Elegante oltre ogni misura e sotto controllo anche nei momenti di difficoltà, tanto da far uscire paragoni azzardati in redazione (una cosetta tipo “sembra il primo Kevin Durant”). Quello che vedrete qui sotto in azione è Jayson Tatum, prendete e saziatevene tutti
4 – Kyle Kuzma ( ↓ 1 )
Abbiamo provato ad inserirlo più in alto ma non s’ha da fare, anche per preservare il nostro posto in redazione. La parte centrale del mese di dicembre di Kuzma è stata pazzesca, con il career-high da 38 punti per regalare ai suoi Lakers la vittoria contro i Rockets. Se da tutte le parti si grida alla calma KK0 se ne frega di tutto e di tutti e fa aumentare vertiginosamente le colonnine dell’hype che lo circonda. I suoi numeri continuano ad aumentare: a dicembre sfiora i 20 punti di media (19.5), supera i 7 rimbalzi a partita (7.6) e aggiunge una dimensione difensiva al suo gioco salendo a 0.6 rubate e 0.7 stoppate a partita. Perfetto esempio di stretch-four che può spaziare il campo, si destreggia ottimamente sia nel quintetto base che in uscita dalla panchina, dimostrando di avere la giusta mentalità per contribuire, eventualmente, anche in un futuro roster colmo di stelle e che gli ridurranno inevitabilmente lo spazio a disposizione. Kyle Kuzma continua ad essere una delle più belle sorprese di questo draft pieno zeppo di talento.
5 – Lonzo Ball ( ↑ 2 )
Welcome back in the top 5 Lonzo! Il figlio di LaVar nelle ultime partite giocate, per dirla alla Pelacci, “stava swaggando” ma un problemino fisico ne ha arrestato la crescita. In 7 delle ultime 8 gare disputate è andato in doppia cifra, non una cosa scontata per uno che stava rischiando di firmare la peggior stagione al tiro di sempre, senza smettere di dare l’impressione di poter diventare un floor general di primissimo livello. Il salto in avanti a livello di percentuali è stato davvero notevole (42% dal campo e 37% da 3 dopo l’orripilante 30% complessivo ed il 24% al tiro pesante del mese scorso). In compenso il suo impatto a livello difensivo sta calando (106 punti concessi su 100 possessi) ma visto che ai Lakers poco importa vincere quest’anno può anche fare comodo che si concentri a migliorare il suo impatto offensivo in vista delle prossime stagioni. Avere il padre concentrato a piazzare i due fratellini in Lituania (invece che a sputare sentenze non richieste in qualsiasi momento) potrebbe aver aiutato Lonzo a togliersi di dosso un po’ di pressione mediatica che sicuramente non lo aiuta nella crescita.
6 – Lauri Markkanen ( = )
Il nativo di Vantaa, Finlandia, è uno dei motivi per cui Chicago si è scordata come tankare. Ottimo mese per The Finnisher, coronato da una prova da 32 punti (massimo in carriera, 11 su 17 dal campo, 5 su 9 da 3) in una vittoria contro i Pacers. Notevole anche un 24 + 12 carambole contro Charlotte, nonché 25 punti sul campo dei Cavaliers. I Bulls sono così caldi e senza pressioni che possono permettersi una sua prova da 3 punti con 1 su 7 dal campo una sera e farlo giocare quasi mezz’ora quella successiva. Ha chiuso dicembre con l’88% ai liberi (22 su 25): aumento qualitativo ma diminuzione quantitativa dei tentativi rispetto a novembre. Sta tirando meno ma meglio anche dall’arco: stabilizzarsi, per un rookie di 213cm e oltre 100kg, è fondamentale. Pur dovendo convivere con un fastidio alla schiena, Markkanen sta giocando nei finali di partita e la coppia stretchatissima con Nikola Mirotic è la materializzazione di un sogno di coach Hoiberg. I due europei hanno giocato insieme un totale di 50 minuti nei quali settima chiamata all’ultimo Draft ha tirato con l’86,6% reale.
7 – Dennis Smith Jr. ( ↓ 3 )
Non si merita un tale calo in classifica, ma qualcuno dovrà pur scendere. A dicembre ha segnato meno rispetto al mese precedente, ma ha tirato meglio dall’arco risultando ben più efficiente. Un infortunio l’ha costretto a saltare sei partita verso la metà del mese, nelle quali Dallas è andata 1-5. Una volta tornato dal fastidio al fianco, i Mavericks hanno chiuso dicembre 5-2, col prodotto di NC State che ha collezionato la prima tripla doppia nella Lega: 21 punti, 10 rimbalzi e 10 assist (con 7 palle perse) contro i Pelicans. DSJ ha un’infinita quantità di angoli da smussare, ma coach Carlisle lo sta utilizzando quasi 28 minuti a gara: JJ Barea è il mentore alla migliore stagione in carriera. Nelle ultime 6, Dallas se l’è sempre giocata punto-a-punto. 4-2 il record, con punteggi finali con discrepanze inferiori agli 8 punti. Un contesto vincente, positivo, aiuta un rookie più di qualsiasi schema all’arma bianca. Non a caso Carlisle continua ad elogiarlo: “Potrebbe diventare uno dei più grandi che abbiano mai vestito la casacca dei Mavs”, oppure: “Stanotte mi ha convinto: diventerà un grande giocatore”.
Il primo dei canestri con cui vince la sfida diretta con RW0 (alias l’MVP in carica) in un momento molto clutch e regala la W ai Mavs
8 – John Collins ( ↓ 3 )
Non appena si è ritagliato il posto da titolare ad inizio dicembre, complice anche l’infortunio a Dewayne Dedmon, Collins ha saltato 6 partite per un infortunio alla spalla. Il lungo degli Hawks è rientrato bene, sollevando il proprio mese finale nel 2017: 15 e 7 rimbalzi contro i Pistons, 18 e 9 vs Indiana, 16 e 9 @ OKC, 11 e 8 + 4 stoppate @ Toronto. Nelle ultime due, invece, ha tirato 3 su 14 dal campo per 11 punti totali, che sarebbero stati meno se non avesse tirato 5 su 5 dalla lunetta (70% in stagione prima del recente exploit). I dolori del giovane rookie, insomma.
Un dato significativo: John Collins ha più del doppio di partite con almeno 4 rimbalzi offensivi e almeno 8 rimbalzi totali rispetto ad ogni altro rookie (ben 9, il secondo, Ben Simmons, si ferma a quota 4). Il prodotto di Wake Forest è 11esimo all-NBA in questa particolare classifica, davanti alle Torri Gemelle di New Orleans o Kevin Love, per citare alcuni maestri dei tabelloni. Collins non è pronto a dominare, ma Atlanta farebbe bene a convincersi che – un giorno – potrebbe impossessarsi dei ferri di mezza Lega.
9 – OG Anunoby ( ↑ 1 )
Tra le note positive nella super-positiva stagione dei Toronto Raptors. Come la squadra canadese tutta, le quotazioni e le attenzioni verso Anunoby aumentano di settimana in settimana. Tira con quasi il 70% nei pressi del ferro e malissimo da qualsiasi altra zona dove non conta 3: oltre l’arco si attesta su un 40% notevole in 3,1 tentativi a partita. Quando è in campo, Toronto segna 8,2 punti in più per 100 possessi, e ne subisce 4,1 in meno. Un rookie che parte in quintetto per una contender e la migliora significativamente è merce rarissima. Alla #23 i Raptors hanno scelto un gioiellino. Migliorasse ai liberi e come passatore…
10 – De’Aaron Fox ( ↓ 1 )
De’Aaron Fox non ha passato un felice Natale. É appena rientrato dopo aver saltato un totale di 7 partite per un infortunio al quadricipite, e nemmeno le precedenti partite dicembrine avevano fatto stravedere. Esempio: ha perso più palloni (7) che segnato punti (6) nella brutta sconfitta casalinga contro Toronto, oppure un -16 sul Plus/Minus della sconfitta a Milwaukee. Se deve ancora imparare ad andare in lunetta, è raro vederlo chiudere una partita con nessun assist o pochi tentativi dal campo. Un dato per il futuro: nelle partite in cui il prodotto di Kentucky ha tirato meglio del 40% dal campo, Sacramento è 7-8. Kings che, nelle rimanenti, sono 5-17.
Attento fan di Vegeta, ti vogliamo così tanto bene che come padri permissivi con te chiudiamo un occhio e mezzo, ma se continui così la Top-10 te la scordi il prossimo mese.