(31 – 24) Oklahoma City Thunder 125 – 105 Golden State Warriors (41 – 13)
I Thunder perdono Carmelo Anthony dopo appena sei minuti di gioco per un problema alla caviglia – ma pare non sia nulla di grave. Nonostante ciò la squadra riesce a superare agevolmente i Golden State Warriors, grazie a Russell Westbrook (ad un passo dalla tripla doppia visti i 34 punti, 9 rimbalzi e 9 assist) e Paul George (38 punti) in formato MVP, per la prima volta in casa di Golden State dall’aprile del 2013.
Oklahoma City prende subito il largo nel primo tempo sfruttando la non eccellente serata al tiro pesante dei campioni in carica (8/28 da dietro l’arco per il 28,6% di realizzazioni, contro il 38,7% da tre dei Thunder), terminando la prima frazione di gioco sul 42 -30 ed arrivando all’intervallo sul 70 – 57, anche grazie alle troppe seconde occasioni concesse dalla difesa degli Warriors.
L’inerzia della partita non cambia nemmeno nel secondo tempo, nonostante gli animi si scaldino a 1:30 da giocare nel terzo quarto, quando viene fischiato un fallo a Kevin Durant; proprio KD e Curry (33 e 21 punti rispettivamente) provano a ricucire le distanze, ma i Thunder non si fanno sorprendere e mantengono fino alla sirena finale un vantaggio di almeno 15 punti. Dunque Thunder che vincono nonostante il minor numero di rimbalzi catturati (40 contro 46) e di assist (17 contro 27). Poco importa se si compensa con la maggior precisione al tiro e maggiori palle rubate: 14 per i Thunder, costringendo gli Warriors a ben 25 palle perse.
(18 – 37) Phoenix Suns 93 – 112 Los Angeles Lakers (22 – 31)
Convincente prova corale dei Lakers, che battono agevolmente i Suns privi di Devin Booker grazie a Brandon Ingram, autore di 26 punti, ed a Julius Randle (21 punti e 8 rimbalzi). In doppia cifra anche Brook Lopez con 12 punti, Hart con 15, e Kuzma con 16 punti: una squadra giovane ma in crescita, come non manca di sottolineare coach Walton.
La partita si mette subito sui binari giusti per la franchigia di Los Angeles, che conclude il primo quarto in vantaggio sul 33 – 28. I Suns riescono però a mettere la testa avanti per buona parte del secondo periodo, per poi lasciare il posto ai Lakers nel terzo, vinto da questi ultimi per 31 – 22. Nell’ultimo quarto poi la squadra di coach Luke Walton riesce a compiere l’allungo definitivo con un parziale di 15 -3, complice anche un autentico blackout dei Suns, che fanno registrare l’ultimo canestro della partita con il cronometro che segna ancora 5:30 da giocare: i Lakers ne approfittano per dare spettacolo.
Dunque inutili i 24 punti di Warren ed i 16 di Josh Jackson; la franchigia di Phoenix è stata condizionata dalla peggiore percentuale al tiro, frutto di un 38,3% dal campo e 27,6% da dietro l’arco (per i Lakers si registra invece il 47% e il 42,3% da tre punti), oltre che dai minori rimbalzi catturati (48 contro i 56 dei Lakers).