A livello salariale la NBA, come in generale tutte le leghe americane, garantisce ai propri giocatori un ingaggio che difficilmente scende sotto le 7 cifre. In questa stagione il salary cap, ossia la somma massima che una squadra può spendere per gli ingaggi degli atleti (ad esclusione della luxury tax e delle varie exceptions, che potete approfondire in questo articolo, aggiornato con le cifre della stagione 2014-15 ma ancora molto attuale) ammonta a $99 milioni a fronte di un massimo di 15 giocatori a roster il che, con un semplice calcolo, porta ad una media di $6.6 milioni a giocatore.
Secondo alcuni GM ed alcuni insider della lega, però, questa situazione è arrivata ad un limite, soprattutto considerando l’aumento del cap di quasi $30 milioni che c’è stato nel corso degli ultimi anni e le conseguenti spese pazze, e nel corso della prossima free agency alcuni giocatori potrebbero faticare a trovare contratti uguali a chi, invece, li ha firmati nelle scorse stagioni.
Per chiarire meglio la situazione facciamo alcuni esempi: i Portland Trail Blazers nel luglio 2016 hanno rinnovato il contratto di Meyers Leonard, il loro centro di riserva, per 4 anni a $41 milioni. A luglio 2018 sarà invece il turno di Jusuf Nurkic che, al termine di questa stagione, sarà restricted free agent, e che molto probabilmente dovrà accontentarsi di un contratto meno ricco di quello della sua riserva pur essendo titolare.
Allo stesso modo Evan Turner, che aveva firmato con Portland al termine della stagione 2015-2016, guadagna $17.5 milioni a stagione, mentre Marcus Smart, che nello stesso anno aveva giocato lo stesso minutaggio tenendo medie simili, molto probabilmente faticherà quest’estate a trovare un contratto che vada oltre gli $8.8 milioni della mid-level exception.
Per concludere con un esempio più recente basti pensare a Lou Williams che in questa stagione sta tenendo 23.3 punti di media e che proprio ieri ha rinnovato con i Clippers per 3 anni a “soli” $24 milioni complessivi.
Ma come si spiega questa situazione? Il costante aumento del salary cap degli ultimi anni ha spinto i proprietari a spendere grosse cifre per firmare giocatori importanti (e non) ed oggi, dal momento che il prossimo anno il salary cap salirà di soli $2 milioni arrivando a 101, in molti si sono accorti che la luxury tax (una importante somma aggiuntiva di denaro da pagare alla NBA per le squadre che spendono oltre $119 milioni in stipendi) non è più un’ipotesi così remota e stanno cercando di liberarsi di contratti dispendiosi, in un mercato che, però, vede molti offerenti ma decisamente pochi acquirenti, ed anche molto cari.
Analizzando la situazione odierna, infatti, solo 7 squadre (contro le 10 dello scorso anno) la prossima estate avranno uno spazio di manovra superiore ai $10 milioni dal punto di vista salariale, e diversi GM saranno costretti a rivolgersi a loro, e, conseguentemente, ad accettare le loro condizioni, per liberarsi dei contratti più pesanti ed evitare, dicendola alla “Monopoli”, la Tassa di Lusso.
Alla luce di questi dati il rischio per gli atleti, ed in particolare per coloro in procinto di diventare free-agent, è quello di dover accettare offerte nettamente inferiori rispetto a quelle proposte ai loro colleghi anche solo due estati fa, proprio perché i proprietari cercheranno di risparmiare tutto ciò che hanno speso in passato e anche perché, materialmente, mancherà lo spazio nel totale degli stipendi.
E per quanto durerà questa situazione? Secondo Mark Bartelstein, esperto agente della NBA, bisognerà convivere con queste difficoltà per un paio d’anni, ossia fino al termine della maggior parte dei contratti firmati nella pazza estate 2016:
“Ci sarà un periodo di difficoltà? Sì, ma ci sveglieremo nell’estate del 2019 o del 2020 con i contratti del 2016 che scadranno e ci saranno di nuovo molti soldi disponibili. Ho visto situazioni peggiori. Il cap è stato intrappolato tra $50 e $60 milioni per otto anni. Oggi il salary cap è di $100 milioni e i giocatori a roster sono sempre 15. Le cose sono sempre in movimento in NBA, i giocatori capiscono i rischi e i vantaggi. La free agency NBA è sempre un mercato molto competitivo”.
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