Aumentano nella lega gli estimatori del rookie Donovan Mitchell. Damian Lillard, dopo la sconfitta patita nella notte contro gli Utah Jazz per 115 a 96 e i 27 punti che Mitchell ha segnato, in diverse occasioni proprio “in faccia” allo stesso Lillard, non ha potuto che spendere parole di elogio per il prodotto di Louisville:
“Diventerà un grande giocatore, sa segnare in qualsiasi maniera, per me dovrebbe essere lui il Rookie of the Year.”
Con le quotazioni di Kyle Kuzma leggermente in calo (12 punti di media tra gennaio e febbraio), come anche le cifre di Jayson Tatum, sembra che il discorso per il premio di miglior rookie della stagione sarà una corsa a due tra lui e Ben Simmons, in vantaggio per quanto riguarda le statistiche, ma molto potrebbe anche dipendere dal risultato finale che raggiungeranno le due squadra alla fine della regular season.
Donovan Mitchell non pare tirarsi indietro nella sfida a distanza e nel mese di gennaio ha registrato 22 punti di media e il secondo 40ello realizzato il 2 febbraio dopo quello dell’1 dicembre contro i New Orleans Pelicans (unico giocatore in attività insieme a Blake Griffin a realizzarne due nella stagione da rookie).
Ora, oltre alle prestazioni individuali che non sono mai mancate, stanno cominciando ad arrivare anche i risultati di squadra, con gli Utah Jazz che, alla vigilia della sfida contro i San Antonio Spurs, stanno cavalcando una striscia di 9 vittorie consecutive in cui il rookie sta realizzando qualche punto in meno, 20 in media, ma con percentuali decisamente migliori, soprattutto dall’arco, 45%.
In questo momento dopo un periodo molto difficile per la squadra, Donovan Mitchell sta trovando grande supporto anche dai suoi compagni, in particolare dai due international Ricky Rubio (19 punti di media con il 56% da tre) e Joe Ingles (15 con lo stesso 56% da tre), nel tentativo di rimonta per raggiungere i playoff che ora distano solamente una gara e mezzo. Playoff che sono un obiettivo sicuramente più prezioso del premio di miglior rookie, ma le due cose non si escludono, anzi, con anche i Sixers (nuova squadra di Marco Belinelli) che oscillano tra ottavo e nono posto, il portare la propria squadra a giocare i Playoffs dopo tanto tempo potrebbe essere il fattore che indirizzerebbe il premio da una parte anziché dall’altra.
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