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Gregg Popovich sul Black History Month: “Viviamo in un paese razzista”

Gregg Popovich è uno di quei personaggi che non ha pensieri interessanti soltanto sul basket. Nel corso degli anni si è fatto conoscere ed amare anche per la sua caratura morale oltre che per il prestigio sportivo. 

Lo ricorda anche Tim Duncan, quando racconta che Pop ad inizio allenamento interrogava i suoi giocatori sulle notizie di attualità e politica. Questo perché vuole insegnare ai suoi giocatori che “esiste un mondo là fuori oltre il basket”. Forma l’uomo per rafforzare il giocatore.

L’allenatore storico dei San Antonio Spurs è stato intervistato sull’importanza della celebrazione del Black History Month, ricorrenza istituita per ravvivare il discorso sulla discriminazione di razza e l’importanza delle persone di colore nella società. La risposta di Popovich ai microfoni di ESPN è stata come sempre arguta e pungente, una piccola lezione di vita.

“Penso che sia abbastanza ovvio. Il campionato è composto da un sacco di ragazzi di colore. Onorare il Black History Month e capirlo è piuttosto semplicistico. Come si potrebbe ignorare? Ma ancora più importante, viviamo in un paese razzista che non l’ha ancora capito. Ed è sempre importante attirare l’attenzione su di esso, anche se fa arrabbiare alcune persone. Il punto è che devi tenerlo davanti al naso di tutti in modo che comprendano, che nessuno se ne è preoccupato, e che abbiamo ancora molto lavoro da fare.”

“Più di ogni altra cosa, penso che se le persone si prendono del tempo per pensarci è un nostro peccato nazionale. Mi incuriosisce sempre quando le persone se ne escono con ‘Sono stanco di parlarne’ oppure ‘Dobbiamo parlare ancora di razza?’. E la risposta è che hai dannatamente ragione, dobbiamo ancora parlarne! Perché è sempre lì, ed è sistemico nel senso che quando parli di opportunità, non si tratta di: ‘Beh se ti allacci le scarpe e lavori duro, allora puoi raggiungere il sogno americano.'”

“Se sei nato bianco hai automaticamente un vantaggio mostruoso a livello educativo, economico e culturale in questa società. E tutte le barriere sistemiche che esistono, che sia inteso in senso giuridico, in senso di leggi del vicinato, di urbanistica, di educazione. Abbiamo enormi problemi a questo riguardo che sono molto complicati e ci vuole leadership, tempo e un interesse reale per risolverli. È difficile perché le persone non vogliono davvero affrontarlo. Ed è nel nostro discorso nazionale.”

 

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Pubblicato da
Claudio De Simone

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