Dopo le caldissime ultime ore di mercato NBA (che vi abbiamo raccontato in tempo reale qui) iniziano ad uscire retroscena su trade che potevano andare a buon fine e che di cui, per un motivo o per l’altro, non se ne è più fatto nulla.
Fra i nomi più caldi del panorama della trade deadline c’era senza dubbio quello di DeAndre Jordan. Con i Clippers in completa fase di smantellamento (leggasi anche Blake Griffin) il centro era uno degli indiziati principali a lasciare la California. Fra le squadre più interessate c’erano i Raptors, i Trail Blazers e, per l’appunto, i Cavaliers.
Koby Altman, GM dei Cavs, aveva ricevuto il benestare dal patron della franchigia, Dan Gilbert, ad effettuare la seguente trade: Jae Crowder, Channing Frye, Iman Shumpert e la prima scelta di Cleveland a Los Angeles, con DeAndre Jordan che si sarebbe accasato alla corte di James. La franchigia californiana aveva accettato, a patto di trovare una terza squadra da coinvolgere nello scambio: squadra che si sarebbe dovuta accollare i 21 milioni di dollari restanti a contratto di Shumpert, oltre ad aiutare i Clippers ad ottenere un nuovo centro titolare.
Effettuati vari tentativi telefonici alla ricerca di questa terza squadra da parte di Altman e di Winger, GM dei Clippers, quest’ultimo ha chiesto ai Cavaliers di comunicare a Shumpert un eventuale buyout. Altman ha risposto dicendo che prima di farlo avrebbe voluto portare la trattativa ad uno stato più avanzato.
Le difficoltà nella trattativa sono aumentate al rifiuto dei Clippers di inserire in qualsiasi discorso di trade anche i nomi di JR Smith e di Tristan Thompson.
Alla fine, i Cavaliers sono riusciti a disfarsi di Shumpert spedendolo a Sacramento, nell’ambito dello scambio a 3 che ha portato a Cleveland Rodney Hood e George Hill dallo Utah.
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